Campionati europei per trapiantati e dializzati: ritorno trionfale per gli atleti sardi

di Marcella Onnis

Da qualche giorno si è conclusa la 7^ edizione dei Campionati europei per trapiantati e dializzati (ETDG), così la delegazione composta dagli atleti sardi (Stefano Caredda, Pino Faa, Nino Satta, Camilla Serafini e Walter Uccheddu) e dai loro accompagnatori (Pino Argiolas, Pino Canu e Stefano Dedola) ha lasciato la bella Zagabria per tornare nell’Isola.  Il gruppo è rientrato in patria con un bagaglio ben più pesante rispetto alla partenza, non solo per i bei ricordi (già messi in preventivo) ma anche per il prezioso carico di medaglie conquistate (queste sì, almeno in parte, inaspettate).

Le prime soddisfazioni sono arrivate nelle gare ciclistiche in cui il bottino è stato spartito tra i sardi Uccheddu e Caredda, il connazionale Iosè Bastia e il britannico Richard Smith:
– nella cronometro 6,4 km  oro per Smith, argento per Bastia (battuto per un solo secondo), bronzo per Caredda e un importante 4° posto per Uccheddu;
– nella gara in linea su strada (con percorso di 6,4 km, da ripetere per tre volte), vittoria in volata per Uccheddu, 2° posto per Bastia e 3° per Smith. Da segnalare che la gara è stata così equilibrata che per stabilire l’ordine di arrivo è stato necessario ricorrere al fotofinish. Caredda in questa prova si è dovuto accontentare di un 4° posto ma, visto il recente infortunio subito, anche questo risultato può considerarsi tutt’altro che deludente.

Grandi gioie anche nel nuoto con Camilla Serafini e Pino Faa, che hanno fatto incetta di medaglie: lei si è portata a casa l’oro per i 50 mt rana e l’argento per i 50 mt stile libero; lui un oro nei 50 mt dorso e un argento nei 50 mt stile libero.

Risultati, questi del nuoto, davvero inaspettati: la giovane Serafini si cimentava, infatti, per la prima volta in un’importante competizione; Faa, invece, è riuscito a far bene in questa disciplina dopo aver dato tanto nelle gare ciclistiche in cui – come ha evidenziato Pino Argiolas, presidente della “Prometo Aitf Onlus” – ha ottenuto “un onorevole 8° posto di categoria nella cronometro, con soli due minuti di distacco dai primi, e un 9° posto sempre di categoria nella gara in linea, ugualmente con due minuti di ritardo dai più bravi”.

E le sorprese non sono mancate pure per il tennis: Nino Satta ha conquistato un bel bronzo nel singolare e addirittura un oro nel doppio, battendo in coppia con Marco Corgnale gli spagnoli Fernadez Losa e Garsia Laborda. Un risultato davvero sorprendente, se si considera che i due italiani si sono conosciuti solo in questa occasione.

Pino Argiolas ha definito gli Etdg di Zagabria “un’esperienza sportiva importante,  ma allo stesso tempo una esperienza umana ancora più significativa”. E questa duplice valenza dell’evento ha trovato il suo simbolo – non solo a detta del presidente dell’associazione che raggruppa i trapiantati di fegato sardi – nel gesto del campione Smith che, dopo la sconfitta nella gara in linea e alla presenza del pubblico, ha regalato la propria maglia non al vincitore ma a quello che lui considera il suo  Avversario: Stefano Caredda, che l’anno scorso a Goteborg, in occasione dei World Transplant Games  (W.T.G – Giochi mondiali per i trapiantati) gli aveva dato parecchio filo da torcere sia nella prova in linea che nella cronometro. Un gesto bellissimo, che l’atleta ha accompagnato con parole molto significative: “Sono onorato di aver gareggiato con te in Svezia e qui a Zagabria. Spero di poterti incontrare nuovamente ancora a Durban.” [A Durban, in Sud Africa, nel 2013 si svolgerà la prossima edizione dei World Transplant Games, ndr]

Ovviamente grande è stata l’emozione per Caredda, che  così ha commentato l’episodio: “La medaglia più bella è stata ricevere la sua maglia. Non ha voluto nulla in cambio, neppure la mia maglia”. Il valoroso ciclista – che è anche presidente della “Prometeo Sport” – ha però voluto commentare anche lui l’esperienza vissuta dall’intero gruppo di trapiantati e dializzati sardi: “Un grandissimo risultato sportivo, ma la cosa più importante è stata incontrare così tante persone”.

Perché se c’è una cosa che un trapiantato sa bene è che non esiste al mondo oro più prezioso dei “doni” che può farti un altro essere umano.

 

 

Foto Prometeo Aitf Onlus

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