Cialtronerie di casa nostra

 

 

Mi è capitato, di recente, di aver offerto, ad una mia carissima amica, un aiuto per la raccolta delle olive. Mi sono sorbita un rifiuto. E condito da una inquietante rivelazione. Non si può più. Gli ispettori sono in giro. Lasciano le macchine lontano. Infilano stivali. Percorrono pantani. Passano fossati. Ispezionano uliveti. E perché? A caccia di lavoro sommerso. Caspita!  Ammirevoli. Lo zelo, non c’è che dire, li divora. Giustamente. È il loro compito. Ma lo zelo si sa, quando è fanatismo o mala fede, ha anche la presunzione di legittimare le scelte, ogni scelta, a costo di azzerare buon senso, solidarietà famigliare e rispetto della libertà altrui. Come in questo caso. Quella che avrebbe potuto rivelarsi, per me, l’opportunità di una giornata da trascorrere insieme all’aria aperta;  il luogo-rito per riassaporare, condito dalla fatica condivisa, lo spessore delle relazioni e la sapidità del pane quotidiano proprio delle origini contadine;  il piacere di ritrovarsi al di fuori dai ritmi consolidati mangiando un panino a pranzo con un bicchiere di buon vino; la possibilità di mettersi in gioco affrontando una fatica non da poco, con tutte le incognite e le sorprese dei propri  limiti  fisici e i dolori di schiena inevitabili ….  Tutto , proprio tutto è stato spazzato dall’arroganza miope di un potere volutamente debole degenerato in arbitrio.  E la considerazione diventa inevitabile. Qualcosa non torna.  Ma, allora, se la collettività è in grado di sguinzagliare in giro (e pagare) impavidi, solerti ed  inarrestabili fior di segugi, come mai ci ritroviamo in piena efflorescenza di lavoro sommerso,  di prospera malavita organizzata, di sottobosco  di tangenti che volano per ogni sia pur minima e legittima attività privata e pubblica, di sperpero di risorse comuni per costruire rotonde che costano come se fossero lastricate d’oro, di eserciti di lavoratori  dei servizi commerciali o di studi professionali costretti, pena il licenziamento, a firmare stipendi decurtati  o che non ricevono affatto? ….

Perché è questo quello che, tragicamente ed ininterrottamente, viviamo.

Come un cancro sociale destinato a vincere. Una letale narcosi civile. L’oscurità del malanimo e del sospetto abilitati a scardinare gli ultimo brandelli di umanesimo civile in questo occidente smarrito e decadente. Nella totale assenza di sdegno.

È di questi giorni la notizia di una ipovedente cacciata, a causa del suo cane, dal Liceo Majorana ed accolta dall’Istituto Grassi. Non entro in merito alle ragioni della preside, che  non conosco, ma una questione mi inquieta ancora di più: dov’erano tutti gli altri docenti che, magari, erano affezionati (si? no?) all’allieva già provata;  e tutti i compagni e le compagne di classe dov’erano? Perché non l’hanno sostenuta? Che cosa li ha reso assenti? Il fastidio di scomodarsi? L’ignavia? La rassegnazione? L’indifferenza?

Questo ci deve spaventare. Ed allertare.  Questo sovrano meccanismo di tacito consenso, questa paralisi di cinica omertà costituiscono il corridoio di elezione attraverso il quale arrivano subdolamente alla coscienza, al tessuto civile e culturale delle nostre comunità umane, alle generazioni venienti, la legittimazione del sopruso, della stupidità, della illegalità e lo scardinamento dei diritti e delle libertà delle persone.

È un meccanismo, oggi, trasversale alla vita civile, alla politica, al mondo del lavoro, dell’aggregazione in genere … e si rivela nella realtà quotidiana, lo vediamo, altamente insidioso. E devastante.   

Non ci illudiamo. La pretesa e sbandierata solidarietà, che spesso patina ed aggrava  il sistema, è solo opportunismo di convivenza a spese (reali) della minoranza di onesti che ancora investono in laboriosità, in spirito di sacrificio, spesso silenzioso, e nel rispetto delle regole e leggi del nostro paese.

Siamo, si dice, in un paese democratico.  Davvero?

La sig.ra Barbara Castellani ha raccolto ben trecento firme di cittadini che chiedono più attenzione  per la sicurezza dei borghi nei quali vivono: Borgo Montello, Borgo Santa Maria, Borgo Bainsizza, Borgo Piave.

Dal mese di settembre aspetta ancora, pazientemente,  di essere ricevuta dal Sindaco. 

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 Emanuela Verderosa

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