Reportage: APPUNTI DI VIAGGIO TRA DETROIT E ROCHESTER, DI MEZZO IL NIAGARA

di Goffredo Palmerini

 

Detroit è la principale città del Michigan. Affacciata sul fiume omonimo che la separa dal Canada, con Windsor che la fronteggia sulla sponda canadese, Detroit fu fondata nel 1701 da un ufficiale francese, Antoine Laumet de la Mothe, che la eresse come insediamento fortificato – Fort Detroit – in posizione strategica, nella regione dei grandi laghi. Il nome – dal francese détroit, stretto – si riferisce al “fiume dello stretto” che collega i laghi St. Clair e Erie. L’insediamento prosperò subito come centro commerciale per i cacciatori di pellicce, mentre il porto offriva riparo alle navi francesi che solcavano i grandi laghi. Proprio per la sua favorevole posizione, fu ripetutamente contesa tra colonizzatori francesi e inglesi, fin quando nel 1760 non cedette alla resa alle truppe inglesi, diventandone roccaforte durante la Guerra d’indipendenza americana. Nel 1796, in seguito al Trattato di Jay, Detroit passò agli Stati Uniti e qualche anno dopo fu capitale del Michigan, fino al 1847.

 

La città crebbe molto – le raffinate architetture la fecero definire la “Parigi dell’ovest”- grazie all’economia basata sul sistema industriale e sui cantieri navali, oltreché favorita dalla grande versatilità dei trasporti lacuali e terrestri. Ma alla fine dell’Ottocento fu proprio nel settore dei trasporti che Henry Ford progettò e nel 1904 costruì la prima automobile, avviando quella fiorente industria che ancor oggi porta il suo nome. Con l’avvento poi in quel medesimo settore di Walter Chrysler e dei fratelli Dodge con le loro industrie, Detroit divenne la capitale mondiale dell’automobile, definita non a caso “the Motor City“. L’industria dell’automobile ne spronò la straordinaria crescita nella prima metà del secolo scorso, attirando nell’area urbana molti immigrati dall’Europa e soprattutto lavoratori di colore dagli Stati del sud, non senza tensioni sindacali nelle fabbriche e problemi razziali tra la popolazione “nera” e “bianca” della città, arrivata a negli anni Cinquanta a quasi due milioni di abitanti.

Diversi i casi di turbolenze razziali, nella prima metà del Novecento. Ma fu nel luglio del 1967 quando una rivolta degli afroamericani, generata da un raid notturno della polizia in un locale della 12^ Strada, sconquassò la città con violenze e distruzioni, saccheggi ed incendi. Oltre quaranta furono i morti, migliaia i feriti, negli scontri tra rivoltosi e le forze di polizia e militari dell’esercito. Quella sommossa accelerò il fenomeno dell’abbandono della città dei “bianchi”, che si allontanarono nei centri dell’hinterland dove costruirono le loro residenze, oltre le 8 miglia da Detroit, mentre la popolazione nera si avviava a superare l’80 per cento. Da allora la città conobbe un progressivo declino, con le periferie in gran parte abbandonate e in degrado, e con la disoccupazione seguita alla crisi dell’industria dell’auto. Perse molti abitanti Detroit, scendendo sotto i 700mila. Quella crisi, durata poi per decenni, si è scaricata anche sul Comune, andato nel 2013 in fallimento. Ora, con la ripresa industriale specie nel settore dell’automotive – basti citare la nuova stagione della Chrysler in FCA sotto l’impulso di Sergio Marchionne – e con un’amministrazione civica più oculata e progettuale che ha riportato i conti in ordine, Detroit si è finalmente avviata alla rinascita. Lo racconta il forte recupero architettonico del downtown, il rigoglio delle attività commerciali e culturali che la stanno rendendo di nuovo appetibile alle residenze, oltre che alle attività direzionali e terziarie.

 

 

La città, con le sue architetture, mette in mostra una buona varietà di stili, l’Art déco dei grattacieli si sposa con il postmoderno nella Comerica Tower e nel Renaissance Center, nella foto, diventato il simbolo di Detroit. Grazie all’opera di valenti architetti e urbanisti, in passato ed ora, che ne stanno ridisegnando il volto. E così tornano a risplendere il Guardian Building, il Penobscot Building, il Fisher Building, ed altri edifici, alcuni dei quali portano l’impronta artistica dello scultore d’architetture italiano Corrado Parducci (1900 – 1981), che ha decorato i più importanti palazzi e grattacieli di Detroit (i building Loan, Buhl, Guardin, Greater Penobscot, First State Bank, David Stott, Detroit Public Library, Music Hall, ed altri ancora). Non mancano poi d’interesse gli edifici della Wayne State University, dove brulicano nelle loro attività oltre 27 mila studenti e diverse migliaia di docenti. Intensa la vita culturale, che gira intorno al Fox Theatre, alla Detroit Opera House, al Masonic Temple Theatre e al Detroit Institute of Arts. Ma è soprattutto la musica che caratterizza Detroit, portandola all’attenzione del mondo. Conta i locali “live” più importanti degli States. Sin dagli anni Quaranta del secolo scorso il blues, il jazz, vent’anni dopo il rock, più recentemente la musica techno, funk e rap, hanno potuto contare su grandi interpreti. Fino a Madonna – Louise Veronica Ciccone – icona della musica nata a Detroit ma di origine italiana (Pacentro, in Abruzzo), che proprio in quel contesto artistico si è allevata. Inoltre i più impostanti artisti hanno inciso a Detroit per la casa discografica Motown Records. La città ogni anno organizza diversi festival, come il Ford Detroit International Jazz Festival, l’Electronic Music Festival, il Motor City Music Conference (MC2), l’Urban Organic Music Conference, il Concert of Colors e l’Hip-hop Summer Jamz Music Festival.

 

Detroit è divisa in quartieri e distretti storici. La Midtown e la zona di New Center richiamano milioni di visitatori ogni anno con i loro musei e con le iniziative culturali. La sera il Downtown, nella foto, e il Bricktown pullulano di gente nei ristoranti tipici, ma soprattutto di giovani nei locali di svago, mentre il Casinò attira clienti anche dal vicino Canada. Altro quartiere famoso è l’Eastern Market, che ogni sabato è affollato da 50 mila persone tra banchi di frutta e verdure, vendute dai diretti produttori, e i tanti banchi delle altre mercanzie. Un caleidoscopio di varia umanità. Là, in Market Street, c’è Vivio’s Food & Spirits, locale cult di Detroit: arredato con stile un po’ rétro, con vecchi arnesi e pubblicità, serve un’ottima cucina e bevande di qualità a quattro passi dalla Gratiot Avenue, una delle principali arterie che alimentano a raggiera l’accesso al centro della città.

 

 

Ci siamo andati il 2 ottobre scorso da Vivio’s, insieme a Sandra Tornberg ed Enzo Paglia, appena usciti dall’incontro molto cordiale con la Console d’Italia, Maria Manca. Ci sono andato soprattutto per salutare Vincent Vivio (Vince), un personaggio davvero straordinario che avevo conosciuto nel 2010, in occasione di un’altra missione a Detroit. Con mia sorpresa lo avevo rivisto nel 2013 a Paganica, dov’egli era venuto – per la prima volta – a ricercare le sue radici e a conoscere i parenti, ritagliandosi due giorni da un viaggio d’affari in Italia, per acquistare un forno e a caccia di prodotti di qualità per la sua cucina. E’ sempre un evento incontrare Vince. Ci siamo raccontate le novità, mentre consumavamo un buon pasto caldo e un buon vino italiano. Amico di Sandra ed Enzo, Vince è un generoso e impegnato esponente della comunità italiana ed è stato un dirigente della Federazione Abruzzese del Michigan. La storia della su famiglia è una tessera della storia della nostra emigrazione negli Stati Uniti. Come pure della stessa storia di Detroit nell’ultimo secolo. Suo nonno, Luigi Vivio, era nato nel 1897 a Paganica, bel centro vicino a L’Aquila posto ai piedi del Gran Sasso d’Italia. Luigi aveva servito la Patria, nella Grande Guerra, nel 27° Reggimento di Fanteria. Nel 1920 era emigrato negli States, dapprima fermandosi a New York, poi stabilendosi in Pennsylvania, lavorando nei cantieri di costruzione di linee ferroviarie. Divenne cittadino americano nel 1932, proprio nell’anno in cui a Pittsburgh nacque suo figlio John, il padre di Vince. John Vivio servì gli Stati Uniti nella Marina, durante la guerra di Corea. Rientrato negli States alla fine della guerra, preferì lasciare Pittsburgh per Detroit, per lavorare nell’industria automobilistica.

Nel 1967 John Vivio con sua moglie Shirley, grazie ad un prestito di papà Luigi, rilevano lo storico edificio della Meyfarth’s Hall. Costruita nel 1892, la Meyfarth’s Hall originariamente serviva l’allora circostante comunità tedesca, con un bar al primo piano, una sala sociale al secondo piano e la residenza della famiglia Meyfarth al terzo piano. Nell’edificio, rinominato Vivio’s Food & Spirits, avviano gradualmente l’attività, lavorando molto duramente. Era quello un momento complicato, quando molte altre aziende commerciali stavano fuggendo lontano dalla città a causa dei problemi razziali e delle rivolte in corso. John e sua moglie Shirley hanno lavorato sette giorni su sette in condizioni molto difficili per creare Vivio’s e portarlo al successo di oggi, rinascendo persino da un devastante incendio che nel 1975 aveva distrutto il locale. Ci volle un anno per ricostruirlo e ripartire con l’attività. John Vivio è morto nel 2001 e l’attività è stata rilevata da suo figlio. Vince la porta avanti insieme al socio Mijo Alanis, marito di sua sorella Pamela. Di recente si è aggiunto un terzo partner, David Colling, un amico di Vince da quasi 40 anni, per avviare l’espansione dell’azienda con l’apertura di nuove sedi e la vendita on line dei prodotti enogastronomici. Vivio’s è diventato un punto di riferimento di Detroit, fa ormai parte della storia dell’area del mercato orientale e del sud-est del Michigan.

Recentemente Vivio’s ha celebrato il 50° anniversario di attività. Specialità del locale sono le cozze, gli hamburger, le Bloody Mary – le migliori di tutta Detroit – e ovviamente la porchetta. Ogni sabato nello storico mercato orientale di Detroit si vedrà la brillante squadra di Vivio’s impegnata a servire la lunga fila di centinaia di clienti, fin dalle 8 del mattino! Vivio’s gestisce inoltre una società di specialità alimentari all’ingrosso, vendendo i propri prodotti attraverso distributori in negozi al dettaglio, bar, ristoranti, mercati, nonché attraverso vendite on line, con spedizione dal proprio deposito. L’azienda ha aperto altri due locali nell’area di Detroit ed un terzo nell’alto Michigan. Vincent Vivio è nato nel 1967 a Detroit. Laureato in Lettere moderne all’Università di Oakland, in Michigan, Vince ha grande curiosità culturale. Quando è libero dal lavoro suona a meraviglia la sua chitarra e guida la sua spendente Moto Guzzi. Ha cercato di consolidare le sue radici ricollegandosi con la famiglia d’origine a Paganica, avendo a cuore il rafforzamento delle relazioni con i parenti in Abruzzo. Spera di tornare presto in Italia e magari aprire un ristorante con suo cugino Erasmo Lentini, il miglior pizzaiolo di Paganica e dintorni! E potervi servire anche le sue famose Bloody Mary, una magnifica bevanda alla vodka. Idee molto chiare, quelle di Vince, che ho apprezzato durante la nostra conversazione. Quando lo lascio a fine pranzo non ho mancato di prenotare una cena da lui per il 5 ottobre, per una serata speciale.

Vi arriviamo puntuali alle 7 di sera del venerdì 5 ottobre, con mia moglie Anna e i nostri ospiti e cugini Vittorino Taranta e sua moglie Elena Vincenti, che vivono in una bella casa a Clinton Township. Lui un passato da ufficiale pilota nell’Air Force e poi nell’amministrazione federale della Giustizia ed Elena, emigrata da Paganica dopo il matrimonio, docente di italiano e spagnolo in un liceo di Grosse Point, ora in pensione. Elena è cugina di Anna, sono figlie di due sorelle. E’ una serata speciale per Anna, il suo compleanno. Vince ci fa trovare un tavolo già apparecchiato per 6 persone. Ci presenta Victoria Mastracci Jakel e Craig Mastracci. Sono suoi cugini, la loro nonna era una Vivio. Entrambi nati a Detroit ed entrambi medici, Victoria vive a Norway, piccolo villaggio di circa 2800 abitanti nell’estremo nord del Michigan a confine con il Wisconsin, situato sulla striscia di terra che separa i laghi Michigan e Superiore, suo fratello Craig è anestesista presso il Children’s Hospital di Detroit. La storia della loro famiglia negli Stati Uniti ha inizio con Saverio Mastracci, nato a Paganica nel 1890 ed emigrato in Pennsylvania nel 1916. Solo un ritorno in Italia per il nonno Saverio, nel 1920, per sposare la compaesana Maria Vivio e portarsela in America. Passiamo insieme una splendida serata a raccontarci storie di vita. Come quel singolare incontro in Afghanistan tra due Mastracci, Craig nell’Esercito americano e l’altro Mastracci nell’Aeronautica Militare italiana. Forse lontani parenti, chissà. Quanto è piccolo il mondo! Intanto Vince ci fa servire le leccornie della sua cucina e gli ottimi vini. Infine un eccellente Prosecco e l’immancabile torta con la candelina da spegnere. Una bella serata, nel segno degli affetti e delle radici, sempre vive. L’indomani continuano i miei impegni nelle celebrazioni del Columbus Day, sulle quali abbiamo già riferito qualche settimana fa. Ci aspetta, invece, una trasferta il 9 ottobre a Rochester, nello Stato di New York, per incontrare Mario Daniele. Un aquilano di valore. (Continua)

 

Foto di Goffredo Palmerini

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