Soliti ignoti o soliti idioti?

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

Mentre l’Italia non riesce a risalire la china gli italiani continuano a distrarsi nei modi più disparati, come ad esempio il partecipare ai quiz televisivi, sciorinando il loro pseudo sapere incalzati da conduttori ben addestrati, intraprendenti e fin troppo divertiti, con una certa influenza sul pubblico ospite in studio. E tra una performance e l’altra “insinuano” domande più o meno dotte (e saccenti) per ottenere le risposte degli “scolaretti” concorrenti. Ma tutto questo per quali fini? In primis per ragioni tecnico-commerciali promosse dalle Emittenti (pubbliche e private) per incamerare denaro dagli inserzionisti che sponsorizzano il programma in questione, e di conseguenza per allettare i concorrenti a partecipare con la prospetitva di consistenti premi in denaro (sino a poco tempo fa in gettoni d’oro). Da queste intramontabili regole del mercato tutti diventano (a vario titolo) protagonisti diretti e indiretti, il cui filo conduttore consiste nel sottoporre i concorrenti ad un vero e proprio  interrogatorio i quali, c’é da scommetterci, non si sarebbero sognati di tornare “scolaretti” (sempre applauditi) per rispondere a domande anche banali… spesso sbagliando le risposte. Questo rincorrere il denaro misto ad una buona dose di presenzialismo di fronte a una telecamera, che include la costante platea di pubblico in studio pronta ad applaudire mediamente due volte al minuto per copione, per spontaneità o per “invito” del conduttore, a mio avviso delinea la figura dell’italiano medio, il classico soldatino invitato sul palcoscenico televisivo (o radiofonico) che, se si distingue in modo particolare, viene osannato  con l’interminabile (ed ipocrita) battimani, proprio come un divo… sia pur improvvisato ma decisamente tale! Tra le recenti trasmissioni della Rai (1), ad esempio, tutte le sere va in onda il programma “I soliti ignoti”. L’origine di questo programma, come è noto, risale al 2007 ed è durato sino al 2012 con la conduzione di Fabrizio Frizzi (con il sottotitolo di “Identità nascoste”); in seguito, in sostituzione del programma “Affari tuoi”, l’attuale  è condotto da Amadeus, tornato in onda dal 2017 con il titolo completo di “I soliti ignoti – Il ritorno”. È più o meno la fotocopia di analoghi precedenti quiz televisivi, stimolando il concorrente ad azzardare capacità mnemoniche facendogli scrutare ogni possibile lineamento del viso (e delle mani) degli otto invitati che caratterizzano la personalità ed alttre caratteristiche dell’ignoto. In queste perforamance non manca una buona dose di teatralità da parte di tutti, ed ecco che si evidenzia così la loro  personalità (quindi il loro ego) e, tra un sorriso ironico e una risata compiaciuta, l’audience sale sensibilmente; se poi il concorrente vince una certa somma per aver saputo (ma in realtà indovinato) l’identita del cosiddetto ignoto, il clamore e l’enfasi inondano lo studio perché la vincita di quella somma in denaro ha avuto il potere quasi taumaturgico di annullare ogni preoccupazione del momento… e magari anche futura. È pur vero che i soldi condizionano la nostra esistenza, ma è altrettanto vero che i veri valori, se ricercati, sono quelli spirituali ed etico-morali che possono essere individuati ed intensificati con la saggezza della razionalità, oltre ad accostarsi magari ad una buona lettura formativa che ben si oppone ad ogni  forma di materialismo. A questo riguardo, ricordo che un autore (L.M.) fa questo invito: «Seppellitevi fra buoni libri e leggeteli spesso; sviluppate la sete d’inchiostro da stampa e saziatela leggendo, perché dai libri sgorga la fonte della giovinezza, che pochi hanno scoperto». Una giovinezza, a mio dire, che ben poco si delinea in chi rincorre il denaro… anche attraverso l’esibizionismo televisivo.

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