Raccontonweb: “Tutta colpa della ceretta” di Francesca Lippi

 

Questa settimana vi proponiamo uno spassoso racconto del nostro direttore, Francesca Lippi,

ma vi ricordiamo che anche voi potete inviarci un vostro brano:

è sufficiente seguire le poche indicazioni del regolamento di Raccontonweb.


Tutta colpa della ceretta (ovvero come incasinarsi la vita)

Ci vuol poco a cambiare una vita. Basta una telefonata. E mi ritrovo a Venezia, ad insegnare ai ragazzi di un liceo, per un anno. Primo incarico del provveditorato.
Trovo un appartamentino da condividere con una collega,  minuscolo ma con la camera che si affaccia su uno scorcio di Canal Grande e davvero non posso desiderare di più. O meglio, magari mi viene pure voglia che sia lì con me Antonio, l’amico di sempre, ma non si può pretendere troppo. Passano i mesi e arriva la vigilia di Natale e Antonio si materializza davanti a me, a casa mia. È venuto a trovarmi per farmi gli auguri.
“È pronto il cenone della vigilia?” mi chiede disarmante. “Accipicchia quant’è bello!” penso io che sfodero un mezzo sorriso. Lui guarda il mio viso mogio. “A me il Natale rende nervosa” mi sento rispondere. “Non preoccuparti” mi fa lui, mi abbraccia e poi si mette ai fornelli. Dopo mezz’ora siamo a tavola. Spaghetti aglio e olio, due uova in camicia e la crostata che mi manda sua madre.
Il brindisi arriva che nemmeno me ne accorgo, perché un po’ di vino bianco l’ho già bevuto. “A noi due” e alza il suo calice con un’espressione strana  negli occhi. Distolgo lo sguardo. Non riesco proprio a sostenere il suo, si è stabilito un clima così confidenziale e ora Antonio mi appare diverso. Lo sguardo che mi ha lanciato è quello di uomo attratto da me.
Non sono pronta. Non sono mai stata con uomo. O almeno non completamente. Sì, è vero, ho ventinove anni ed è il momento giusto per avere un rapporto con un uomo e Antonio è proprio un tipo a posto. E poi è “sdraiabile”. Davvero! Ha un fisico atletico, un volto interessante, con quel suo naso classico e gli occhi verdi che variano di colore con le mutazioni del cielo. La mia sarebbe una “prima volta” che farebbe sognare tutte le donne. Tutte. Tranne me. Perché Antonio è il mio migliore amico! E poi ha appena ventidue anni… I pensieri si srotolano ad una velocità supersonica, ma la mano di Antonio è più lesta di loro. La sento scorrere sulla mia coscia, lentamente, lungo i collant su, fino all’inguine. “Vado in bagno” dichiaro con un tono che non accetta repliche. Mi infilo nel bagno, chiudendo la porta a chiave con doppia mandata.
“Ti sei barricata in bagno Giovanna?”mi chiede lui. Esco. Non voglio fare la figura della scema. Antonio è già in slip. Accidenti quant’è “bono”! – penso – E ora che faccio? “Qual è il problema?” – chiede una vocina dentro di me – “È maggiorenne, l’unica cosa da fare è lasciarsi andare. E buttati – continua quella – non fare la prof. anche con te stessa!” Do retta alla vocina. Mi metto a sedere sul letto, appoggiata sulla sponda. Antonio mi guarda. “Giovanna non sai da quanto tempo desidero questo momento!” mormora. C’è quanto basta per cadergli tra le braccia. Oddio! No. Le frasi romantiche. Quelle che ti spiazzano al primo colpo. No, quelle no. È troppo. Non sono da me. Non le sopporto. “Ti prego. Sta’ zitto” imploro. Non se lo fa ripetere. Le sue mani, come spire tentacolari,  si insinuano sotto la mia gonna e di nuovo le mie cosce, su verso l’inguine. Scivoliamo sul letto. La sua bocca si incolla alla mia, mentre le sue dita continuano ad esplorare tra i collant. “Giovanna. Giovanna” ansima e intanto sfila la gonna. “Non ho fatto la ceretta!” urlo con quanto fiato ho in gola. E balzo a sedere sul letto. “Co…cosa hai detto?” balbetta lui, allibito. “Quello che hai capito. Non ho fatto la ceretta. Non mi sono depilata” rispondo già in piedi. “Giovanna, non essere assurda, torna qui! Cosa vuoi che m’importi se non hai fatto la ceretta. Mi piaci, Giovanna, mi piaci moltissimo.” È paonazzo. “Ti piaccio. E basta? E domani? Cosa sarà di noi domani?” Chiedo e nel porgli queste domande mi sento, in ordine cronologico: una cretina, una bambina e Rossella O’Hara in “Via col vento”. “Domani? – urla – Domani è un altro giorno… Noi stiamo bene insieme adesso! E poi domani è Natale, non ti basta?” “No – rispondo con una voce stizzita e troppo acuta – Non mi basta. Per me è la prima volta che faccio l’amore e non voglio farlo così. Non con il mio migliore amico che s’improvvisa sciupafemmine proprio con me.” Antonio mi guarda. Senza vedermi. Le pupille, infatti, fissano un punto nel vuoto. È stravolto cerca disperatamente d’infilarsi il maglione, dimenticando la camicia che è per terra. “Mi spiace. Scusami. Credevo che tu…” farfuglia. Se non fosse tenero, sembrerebbe quasi comico. “Non preoccuparti –  taglio corto – e adesso scusami, ma ho bisogno di stare da sola.” “Certo. Certo” risponde lui. E sparisce dalla mia vista e dalla mia vita.

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