L’angolo di Full: “Il re e la regina”
Una volta, il Re aveva chiuso gli occhi con lei dentro, intrappolata, non si sa come. Ma quando risollevò le palpebre, la ragazza non si mosse, né lui s’adoperò per farla uscire: “rimanga pure, purché non rompa i regali maroni”, sanciva in un editto.
Così, s’era abituato a lei. Non si trattava di una convivenza perché era lei soltanto a dormirgli accanto. Tutte le notti, abbracciata addirittura, per quanto sia cosa poco pratica.
Il Re, invece, continuava a ritirarsi, solo, nelle regali stanze dove vegliava regali fantasmi d’antica nomina e rimuginava regali cazzate. Le stesse cazzate che mantengono in vita tutti quanti noi.
Intanto la ragazza scavava gallerie, piano, ma senza fermarsi. Scavava dietro gli occhi chiusi di lui.
All’inizio c’era stato un po’ di reciproco corteggiamento, si sa come vanno queste cose. Il Re (soltanto un soprannome, il suo, ma re lo era comunque) piaceva alle donne e le donne sapevano anche il perché.
Non più giovane, tutte le sue cortigiane avrebbero potuto essergli figlie, non fosse che il vero ragazzo era lui, quello che le ammazzava di risate per poi farle sciogliere come miele, farle sognare e godere.
Il Re insegnava loro a far l’amore perché ben sapeva che l’erotismo, pur finendo per “o”, è femminile… molto femminile. E col re era tutto così naturale… indecente e candido!
Come tutte le cose belle, le regali storie avevano un inizio, un culmine e una fine.
Spesso, erano le cortigiane ad abbandonare il re, non trovando in lui riscontri pari al loro prodigarsi, al loro concedersi, al loro annullarsi nell’amore da lui innescato.
Non capivano che, senza una firma di ricevuta, anche l’amore più grande non vale granché. E i re, si sa, di ricevute ne firmano ben poche… o nessuna.
Intanto, forse perché era lei stessa una miniera, la ragazza intrappolata nei suoi occhi continuava a scavare. Scavava dentro i sensi, addensando il torbido e assorbendo il limpido… per arrivare all’anima. E progrediva: da allieva, a prima della classe; da prima della classe a maestra; da maestra a Regina!
Così, dopo tante cortigiane, il Re ebbe la sua Regina. Abituato a regnare, cominciò a godere anche il sentimento sublime della completezza, della reciprocità.
Certamente, rimaneva lui l’osannato Re, peraltro, suo era il sigillo! Ma era anche suddito della sua Regina. E lei ben sapeva come inchinarsi al suo monarca o come inchinarlo a lei… in ogni senso. Gli insegnava l’assoluta totalità dell’amore e il suo alfabeto: io-te, tu-me, tutto-tutta, di più-sempre…
In loro si saldò il segreto legame del piacere che cura l’anima per mezzo dei sensi e lascia nella serena consapevolezza che nessun’altra compagnia aerea saprebbe tracciare rotte altrettanto alte.
Così, senza cambiare se stessi, l’uno cambiò l’altra. E, senza corona e senza regno, insieme regnarono. Perché, cambiare si può. Specie quando ci si sente amati…
…dal proprio Re e dalla propria Regina, s’intende. Con Regio editto.
Fulvio Musso