L’angolo di Full: “La mia riserva Navajo”

La mia riserva Navajo
– Un po’ di niente –

Per forza non ti viene da scrivere nulla! Non esci mai di casa! Come può arrivarti un input, un qualche spunto? Guarda Faletti: per il suo romanzo, quello col pilota Navajo, è andato in America fra gli indiani della riserva Navajo. È così che si fa!

Questa cosa di Faletti m’ha dato da pensare: se un viaggio come quello ti fa scrivere una storia di cinquecento pagine, per un racconto “fulmineo” mi basterà arrivare al supermercato sotto casa. Detto, fatto: butto giù una breve lista della spesa e il giubbotto me lo infilo mentre attraverso il giardino.
Per accorciarmi la strada entro dal parcheggio. Un tizio con la giacca di daino (ma le fanno ancora?) è appena arrivato con un Suv nuovo di trinca e sta sorvegliando quello che gli parcheggia accanto, metti che glielo graffi! Poi rimane a coccolarsi il SuoSuv nuovonuovo. Infine, invece d’incamminarsi verso l’ingresso, s’avvia verso il prato (?). Rallento il passo per curiosare, ma poco dopo il daino si ferma e si volta a guardare il SuoSuv nuovonuovo: aveva solo cambiato prospettiva per le coccole. La voce che m’ha spinto a uscire di casa aveva ragione! Appena fuori ho fatto lo scoop: ho trovato un uomo felice! Almeno per i prossimi due o tre giorni, che non è poco, specie di questi tempi!

La prima spesa della lista sono le pere da fare al forno, ma qui vedo almeno tre varietà: verdi, rosse e ruggine. Incoccio una signora con così pochi capelli che posso guardarla sia come donna che come sarebbe da uomo: scusi signora, per fare le pere cotte, quali devo prendere?  Pere del Kayser, mi fa. Dapprima temo sia la rispostaccia di una donna importunata, ma poi vedo che il cartello indica proprio “Kayser”, così ringrazio. Mentre metto le pere nel sacchetto noto che la signora si volta un paio di volte a guardarmi e penso che anche lei, come me, non uscisse di casa da un pezzo.

Concludo la spesa senza altre avventure e mi avvio alla cassa numero due che mi sembra la meno intasata. Nella fila accanto c’è un signore coi capelli grigi, un viso calmo e chiaro come un mattino d’autunno e gli occhi che sanno penetrare dentro gli uomini. Ha il fascino dimesso delle persone e cose un tempo utili e ormai abbandonate. Ci guardiamo e, se fossimo nella stessa fila, forse ci parleremmo. Così, invece, ci limitiamo a specchiarci per un po’, uno nell’altro.
Il mondo è piccolo e capita persino d’incontrarsi.

Fulvio Musso

 

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