Titoli di coda sulla prima stagione del VAR: un’evoluzione positiva

Domenica si concluderà la prima stagione calcistica del VAR. Un’introduzione senza precedenti, una possibilità in più per gli arbitri, una manna dal cielo per i complottisti e per gli anti-complottisti. La prima squadra ad aggiudicarsi un campionato nell’era del Video-Assistant-Referee è stata la Juventus. Come al solito,  anche con il supporto tecnologico non sono mancate lepolemiche , non solo per le scelte arbitrali ma anche per il metodo di utilizzo dello strumento, che portato qualche ritardo nelle decisioni.
Ricordiamo che questa è stata una stagione di sperimentazione del VAR. Dall’anno prossimo, come è giusto che sia, alcuni elementi andranno raffinati e l’aiuto sarà ancora maggiore. Uno degli aspetti su cui bisogna lavorare, anche a detta di Luca Marelli, ex arbitro e molto esperto nell’argomento, è quello del concetto di chiaro errore. Quest’anno, infatti, il VAR è potuto intervenire soltanto quando c’era la netta impressione che l’arbitro avesse sbagliato. “L’espressione ‘chiaro errore’, nella realtà, può significare tutto e niente. A mio parere, la scelta dovrebbe ricorrere su una dizione più corretta di ‘possibile errore’. Poiché è l’arbitro VAR che ha davanti il monitor, sarebbe forse più corretto lasciare a lui un potere maggiore di richiamare il suo collega in campo e fargli capire che c’è la possibilità di uno sbaglio e, pertanto, di andare a riguardare l’azione”, queste le parole di Luca Marelli rilasciate ai microfoni di Bwin.
Il primo anno di VAR ha rappresentato un’annata importante. Non solo dal punto di vista mediatico, ma anche grazie ai numeri. In attesa di quelli che verranno sviscerati a fine stagione, possiamo analizzare quelli che sono stati resi pubblici al giro di boa del campionato. 1078 verifiche effettuate, con una percentuale di errore dell’1%. Basti pensare che negli anni passati quest’ultima si era assestata attorno al 6%, vale a dire che  in metà anno di utilizzo del VAR abbiamo visto abbassare la percentuale di errore di circa il 5%. Le correzioni effettuate sono state sessante, di cui undici errate (ricordiamo che siamo, comunque, in una fase sperimentale). La media errori per partita è altresì scesa, a circa 0.28 a partita. E se qualcuno avrebbe potuto obiettare la possibile diminuzione del tempo effettivo di gioco, si è trovato completamente spiazzato: in Serie A si giocano 40 secondi, in media, di più.
E allora perché qualcuno lo ha criticato, durante l’anno? Per Luca Marelli, la risposta è molto semplice. “Il VAR è contestato da una minoritaria percentuale di tifosi e addetti ai lavori per partito preso. I risultati oggettivi sono eccezionali: una decina di errori su oltre mille episodi sottoposti a check. L’impatto sul campionato è senza dubbio di enorme positività”.
Una prima stagione, dunque, che ha visto solamente elementi positivi. E se, purtroppo, uno degli obiettivi prefissati – quello di eliminare le polemiche – non è stato raggiunto, si può soprassedere pensando al fatto che tutto il mondo del calcio ne ha beneficiato. Aspettando che l’aiuto arrivi anche in Europa.

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