Ricordo del prof. Michele Olivetti, medico e umanista dalla forte impronta comunicativa

Cattedratico e fulgido esempio dell’etica medica, che ha saputo porsi sempre nel giusto modo sia nei confronti della categoria che nei riguardi del paziente

di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)

È sempre triste avere notizia della scomparsa di una cara Persona, con la quale, seppur non in stretta amicizia, si è avuto un rapporto professionale come nel mio caso. Mi riferisco al prof. Michele Olivetti (torinese, classe 1932), recentemente scomparso, che ho conosciuto a Torino poco dopo gli inizi del mio percorso di giornalista scientifico. Specialista in Endocrinologia e libero docente, esperto in Medicina Costituzionale, è stato per molti anni medico di famiglia, dirigente della Federazione Italiana di Medicina Generale (Fimmg) con incarichi regionali e nazionali; dal 1970 ha diretto “Avvenire Medico”, rivista del sindacato dei medici di famiglia; membro della Commissione Unica per il farmaco (Cuf), e vice presidente della Federazione Nazionale Ordine di Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo); per due mandati presidente dell’Ordine dei medici e chirurghi della provincia di Torino, e come giornalista pubblicista  anche direttore responsabile di “Torino Medica”, mensile dell’Ordine per il quale ho collaborato per oltre tredici anni.

Durante questo periodo ricordo il prof. Olivetti come professionista di grande onestà intellettuale, dal notevole dinamismo nell’espletamento della professione medica, ma anche nella comunicazione scientifica dall’inconfondibile stile divulgativo di immediata e facile comprensione, come pure altrettanto diretto e schietto nella comunicazione verbale sia nel dialogo personale che in sedi congressuali. È stato inoltre uno degli autori del rinnovo del Codice di Deontologia Medica, e grande sostenitore del rispetto del paziente che doveva essere sempre identificato con il suo nome e cognome e non con un numero, od ancor peggio, con il nome della sua malattia. Tutte attenzioni che gli hanno valso la stima di colleghi, collaboratori, pazienti e Istituzioni; testimonianze che oggi riemergono ad esempio perpetuo per tanti futuri medici, affinché possano abbracciare la professione medica nella più totale consapevolezza di aver fatto una scelta determinata… senza ripensamento alcuno, per il bene della collettività. Significativo un passo del suo commiato scritto nell’agosto scorso: «… la conoscenza della verità è il bene assoluto a cui tendere. Confortati da questa conoscenza è possibile realizzare la giustizia. Solo affermando la giustizia confortati dalla conoscenza della verità, si può essere uomini veramente liberi. Dalla Verità alla Giustizia alla Libertà». Affermazioni che non hanno bisogno di ulteriori commenti, proprio perché sottolineano palesemente la fermezza e l’integrità di un Medico, di un Comunicatore e soprattutto di un Uomo che ha saputo essere tale per sé stesso, per la sua famiglia, i suoi colleghi, i suoi pazienti e per tutti noi.

 

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