L’EGOISMO COME PRETESA PER LA “TUTELA” DELLA PROPRIA CONDIZIONE DI VITA

In ambito sanitario ed in altri, nepotismo e clientelismo sono le fonti

dalle quali ottenere priorità, spesso a discapito di chi avrebbe più diritto

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

Molte persone, operatori pubblici compresi, sono incoerenti e superficiali, se non addirittura irresponsabili e quindi non etiche, per non parlare di quel grande difetto che si chiama ignoranza attiva, ossia il non voler sapere. Mentre vanno accampando continuamente diritti a destra e a manca, per contro i doveri sono spesso disattesi come il non attenersi alle leggi e normative varie (nazionali e locali). Sappiamo tutti dell’integrità e della coerenza di Socrate il quale pur condannato a morte ingiustamente, ebbe un anno di tempo e la possibilità di fuggire con la compiacenza di amici, ma non volle “approfittare” perché osservante delle Leggi della città in cui viveva: Atene. Di primo acchito tale scelta potrebbe essere intesa come un atto di stoicismo, che tutti sappiamo corrispondere alla fortezza d’animo esemplare o addirittura eroica di fronte al dolore e alla morte; ma questo non era il caso di Socrate e di altri protagonisti della storia. Io credo che il suo esempio (e di pochi altri), ci insegna quanto sia importante comportarsi in modo etico e conforme alle leggi del paese in cui si vive, perché solo così un popolo può progredire civilmente. Ma purtroppo la realtà italiana non sta in questi termini in quanto da sempre il nostro sistema favorisce, direttamente e indirettamente, la corruzione, l’evasione e molto spesso episodi di raccomandazione per ottenere determinate facilitazioni e favoritismi di ogni ordine e natura e quindi quei privilegi che, anche in sanità, penalizzano gli aventi diritto per ordine di priorità. Ed è più che scontato che in politica questa prassi è assai ricorrente e da sempre! Ma in ambito sanitario, dove tutti hanno necessità di accedere ogni giorno, prevaricare su altri in attesa di prestazioni è lecito? E se sì, fino a che punto è accettabile? Facendo seguito al famoso detto “Mors tua vita mea”, per tutelare la propria salute e la propria vita è umano ricorrere ad espedienti vari superando chi ha più diritto, ma ritengo non sia lecito se a parità di problema ed esigenze di tempo, e per questo è bene fare qualche riflessione in più. Mi permetto di evidenziare che partendo dal concetto che la salute e la vita sono sacre per tutti, è altresì implicito valutare con obiettività quanto valore merita la nostra “favorita” condizione del momento rispetto a quella di un nostro simile per le stesse esigenze ma senza poter contare su alcun favoritismo. Fare questa valutazione non è quasi mai semplice poiché nell’indole umana prevale quell’ “egoismo” che forse solo il buon Dio può giustificare, ed è per questa ancestrale ragione che quasi sempre la nostra decisione prevale su quella di un altro pur sapendo a priori di penalizzare il nostro pari. E ciò, secondo la mia esperienza, è quanto succede soprattutto nell’ambito della sanità pubblica dove le molteplici occasioni di compiacenza sono praticamente scontate. Ora, se è pur vero che tali episodi non hanno procurato e solitamente non procurano serie conseguenze al non “privilegiato”, è altrettanto vero che il tribunale della propria coscienza resta l’unico giudice al quale ci si può appellare ma senza sconti di pena…. A questo punto viene da chiederci: chi nella vita non ha fruito di qualche compiacenza favorita dal nepotismo o clientelismo in ambito pubblico e soprattutto in sanità? Credo che valga sempre la proverbiale locuzione latina, tratta dal Vangelo secondo Giovanni: 8,3: «Qui sine peccato est vestrum, primus lapidem mittat» (letteralmente: chi tra voi è senza peccato scagli la pietra per primo). Un palese invito all’onestà intellettuale nei confronti del prossimo e di se stessi, me compreso; e se anche alcuni di noi hanno approfittato di compiacenze prevalendo sui diritti di altri, sia pur a parità di esigenze, ciò non significa che il nostro egoismo debba perpetuarsi; mentre è umano e doveroso attivarsi nei confronti di coloro che hanno maggior diritto, proprio perché privi delle opportune… influenti conoscenze. Come pure è lecito favorire quei cittadini che versano in particolari condizioni di salute, ed hanno difficoltà ad ottenere risposte in tempo utile dal parte della Sanità pubblica, e con la prospettiva di rivolgersi alla sanità privata od, ancor peggio, rinunciare ad una determinata visita specialistica e/o esame diagnostico strumentale. Senza contare, inoltre, che a volte certi favori vanno in qualche modo restituiti (sic!). Ma purtroppo, ben si sa, se si vuol sapere, che nella nostra cultura (oggi più che mai) si tende a non voltarsi mai indietro e a dimenticare che un’azione di bene non estingue un’ingiustizia fatta, e che la stessa oscura ciò che è lecito ed onesto.

L’immagine è tratta dal sito Blasting News

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