L’angolo di Full: “La trappola”

topo in trappola

topo in trappolaLa trappola

Si sarebbero incontrati in piazza De Angeli, nell’area del monumento, e si sarebbero riconosciuti con il consueto e consunto espediente della rivista da tenere in bella mostra. In questo caso, Panorama. Un giornale che finge una parvenza di colta modernità, ma che non spiega gli inghippi istituzionali che inducono uomini e donne, mediamente intelligenti, a comunicare con inserzioni cretine anziché farlo direttamente mentre se ne stanno appiccicati nei metrò, negli uffici, o nei market.

   Lui arriva in lieve anticipo, con la rivista nascosta sotto la giacca, e ciondola fuori dall’area del monumento perché, prima di manifestarsi, vuole farsi un’idea di lei e, nel caso, buttare in un cestino la colta modernità di Panorama ed eclissarsi.

Lei giunge puntuale, con la rivista ben ripiegata nella borsetta e sosta davanti a una vetrina fuori dall’area critica perché, prima di manifestarsi, vuole farsi un’idea di lui e, nel caso, allontanarsi insieme alla colta modernità di Panorama.

Dopo qualche minuto lui deplora la mancanza di puntualità della donna e le toglie un punto mentre lei abbina la negligenza di lui a quella genetica del suo ex e gli toglie due punti… anzi, quattro.

Passano altri tre minuti e lui ipotizza che lei stia attuando la sua stessa tattica. Vuol fare la furba, pensa, ma io la frego -come inizio non è male- e comincia a scrutare tutte le signore che circolano nei dintorni cercandone una che tradisca attesa e circospezione.

Se vuol fare il dritto, pensa la donna, ha trovato quella giusta, e passa in rassegna tutti i maschietti in campo visivo cercando un pistolone che si guarda attorno senza averne l’aria.

Temendo che le sue movenze possano tradirlo, lui cambia atteggiamento e siede su di una panchina a sfogliare un qualsiasi giornale e, incidentalmente, spalanca proprio Panorama.

Ma la signora ha già avuto la stessa intuizione “le donne hanno sempre qualche secondo di abbuono” e s’è accomodata al tavolo esterno d’un bar dove finge di leggere il primo giornale che le viene in mano che è, guarda caso, Panorama.

Non v’è dubbio che due elementi come questi si meritino a vicenda, e nonostante si riflettano l’un l’altro come in uno specchio, impiegano ancora qualche minuto ad identificarsi.
Entrambi pensano che l’altro si sia comportato più lealmente perché mostra apertamente il segnale di riconoscimento pattuito e s’assegnano vicendevolmente due punti di merito.

Lui le fa la radiografia schermandosi dietro le lenti da sole: quella smortina rappresenta l’esatto opposto del suo ideale fisico che, peraltro, non ha mai incontrato al di fuori di sporadici incontri mercenari perché certi tipi di donna volano più alto della sua portata.

Lei lo valuta da sopra il margine del giornale: quel sacco d’ossa è giusto il contrario del suo ideale di maschio col quale, peraltro, ha avuto solo incontri di fantasia perché i veri fighi la scansano senza muovere pupilla, come si scansa uno sgabello.

Traditi dalla comune goffaggine e non potendo più fingere, i due sono condannati ad incontrarsi e potrebbero addirittura dare inizio ad una rassegnata relazione che nemmeno li avrebbe sfiorati se si fossero ritrovati appiccicati nel metrò, negli uffici o nel market.

Entrambi hanno fallito la possibilità di un furtivo esame preventivo con facoltà di fuga ed ora si ritrovano in una trappola micidiale.

In pura teoria, potrebbero ancora salvarsi farfugliando qualcosa come “mi scusi… preferirei lasciar perdere… lei è un autentico cesso…”.
Ma questa conclusione viene facile quando, fra i due, c’è una palese disparità fisica o intellettuale. Ma quando si è entrambi disarmati di doti, affiora la rassegnazione e una reciproca solidarietà che impedisce di essere scortesi o severi con chi ha i nostri stessi problemi. E ci si ritrova a spiare nell’altro qualcosa che ci faciliti la resa; come un sorriso simpatico, un’espressione gentile, una frase carina o arguta che ce lo faccia piacere almeno un po’.
È questo il meccanismo perverso che fa scattare la trappola.
A meno che ….

Traditi dalla comune goffaggine e non potendo più fingere, i due s’incontrano, si danno la mano e schiodano un sorrisino imbarazzato perché l’esame ravvicinato spegne anche il lumino di speranza che la media distanza lasciava acceso.
Ma ecco che un lampo illumina la donna. È l’estremo, disperato colpo di coda che può evitare la trappola:
«Buongiorno. Vengo da parte di Veronica che è impossibilitata a venire e pare abbia smarrito il suo recapito telefonico. La prega di scusarla e di richiamarla quanto prima.»

fulvio musso    La reazione di lui è un disappunto che rapidamente si appiana sino a schiudersi nel sorriso incerto di chi non ha capito un cavolo, ma concorda: «Ringrazi Veronica per la correttezza» dice, riconoscente, mentre assegna due punti alla presunta assente e ne toglie quattro alla supposta ambasciatrice perché, santa madonna, non si può essere così cesso già alle dieci del mattino.
Cinque minuti dopo hanno già ripreso possesso dei loro nevrotici sogni e corrono, col pensiero, al prossimo incontro programmato.
Questo, tutto sommato, è andato bene. Anzi, benino.

Fulvio Musso

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