INFORTUNI SUL LAVORO UNA ECATOMBE SENZA FINE

Scarsa, anzi scarsissima la prevenzione che si sta pagando a caro prezzo e pare non ci siano segni di miglioria in fatto di provvedimenti

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

Quanta ipocrisia quando succedono disgrazie, ad esempio sul lavoro. Ogni volta che capita un infortunio ed ancor peggio se con decessi, si grida allo scandalo, all’incuria, alla irresponsabilità, alla scarsa o mancata prevenzione, etc. E l’ipocrisia va oltre con le affermazioni del tipo: “Impossibile morire in questo modo, è assurdo morire per un pezzo di pane o una misera paga, non è concepibile che non si attivino controlli più rigidi, è ora di dire basta”. E ogni volta, sindacati e associazioni varie promuovono manifestazioni e scioperi con questi slogan, che a poco servono. Ma intanto gli infortuni e le morti su lavoro si sommano ogni giorno, e a quanto pare le leggi sulla prevenzione rimangono lettera morta… evidentemente per gli scarsi controlli e maggiori  tolleranze… L’ultimo infortunio è accaduto ieri in una ditta tessile a Oste di Montermurlo (Prato), dove lavorava una giovane mamma di 22 anni (Luana D’Orazio, questo il suo nome reso noto dalle cronache locali, nella foto di copertina) è deceduta perché finita in un ingranaggio dell’orditorio, va a sommarsi a decine di tanti altri sul territorio facendo aprire inchieste medico-legali, amministrative e giudiziarie dall’iter lungo e penoso, e tutto questo ad “onta” dell’art. 4 della Costituzione che recita: «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società». Una garanzia sacrosanta, d’accordo, ma quali diritti per la tutela della salute e della vita del lavoratore? E soprattutto, come viene garantita? Per quanto siano disponibili mezzi ed esperti preposti è evidente che non si fa abbastanza, ancor peggio se questi sono insufficienti. E allora che fare? Domande alle quali non possono rispondere i comuni cittadini, o i familiari delle vittime; quindi restano sul campo le Autorità competenti e non c’é Costituzione che tenga se il sistema della prevenzione non funziona a dovere…  I più fatalisti direbbero che questi casi come altri rientrano nel destino, ma il concetto di prevenzione non è questione di destino bensì di irresponsabilità ed incuria da parte di chi di dovere, ma si sa: del senno di poi sono piene le fosse. Per la verità una cinica constatazione che non dà conforto agli infortunati e tanto meno ai familiari delle vittime. Si rammenti, ad esempio, la pluri annosa vicenda dell’amianto, l’utilizzo del quale in Italia e in diversi altri Paesi del mondo ha causato centinaia di migliaia di vittime e, nonostante si sapesse sin dagli inizi del secolo scorso della nocività del manufatto asbestoso, ci vollero anni per mettere al bando la produzione e l’utilizzo: e, manco a dirlo, l’Italia è stata una delle ultime nazioni ad attuare tale provvedimento (Legge n. 257/1992). Nonostante queste realtà, come tante altre funeste o meno, ci si vanta di essere un Paese moderno, ipertecnologico, al passo coi tempi; ma a ben osservare ogni evoluzione tecnologica e/o legislativa ha sempre un prezzo che solitamente pagano i più deboli, i più sprovveduti, i più superficiali, i più sfortunati, etc. Egregi politici, così non va. Personalmente elevo il mio scudo contro di voi che avete determinati poteri e poco fate, trincerandovi dietro le transenne legislative e quindi sempre più distanti dalle vostre responsabilità (incluse quelle di alcuni poco accorti datori di lavoro) che, direttamente o indirettamente, incrementate la già fin troppo lunga lista di infortuni e decessi. Dunque è ora che meritiate lo scranno sul quale poggiate i vostri glutei… assai ben protetti e riscaldati, a differenza di quelli più freddi dei lavoratori (e di qualche imprenditore) a rischio vita ogni giorno per un tozzo di pane, il più delle volte ultra tassato… periodo pandemico a parte!

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