Il telefono e la sua storia: conflitti e rivalità per un brevetto ultrasecolare

Risale al 10 marzo 1876 la prima conversazione telefonica con trasmissione di una frase. Istituito in Italia il 1° aprile 1881 e il 1° agosto i primi abbonati a Torino

 

di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)

Oltre ventisei i lustri che hanno segnato non solo le dimensioni raggiunte, ma soprattutto le prospettive di sviluppo tecnologico che si sono susseguite in questi ultimi decenni. Il primo agosto del 1881 erano una dozzina i torinesi (primi utenti su 252.832 abitanti, il sindaco era l’avvocato Luigi Ferraris) che con 250 lire di canone annuo entravano a far parte della storia della comunicazione parlata. Contrariamente a quanto si crede, il telefono non ha un unico padre e ancora oggi diversi Paesi si contendono l’onore di aver dato i natali al vero ideatore. Ritengo quindi interessante ripercorrere (sia pur brevemente) alcune delle tappe che diedero una svolta a quella che sarebbe stata una delle più sensazionali scoperte dai molteplici risvolti professionali ed etico-sociali.

Per i francesi l’ideatore del telefono è stato un impiegato dell’amministrazione telegrafica, Charles Bourseul di Bruxelles (1829-1912), il quale nel 1854 aveva annunciato la sua idea di trasmettere a distanza per mezzo dell’elettricità, tramite le vibrazioni di una piastra metallica che interrompeva un circuito elettrico; ma l’autore non è mai riuscito a realizzare un apparecchio funzionante.

Negli Stati Uniti, come in altri Paesi, è opinione comune che il vero padre del telefono è stato lo scozzese Alexander Grahm Bell (1847-1922, nella foto), al quale spetta il merito di aver realizzato un apparecchio telefonico concretamente utilizzabile e di averne individuata la notevole  portata economica e sociale. Ma per gli italiani gli inventori sono stati il valdostano Innocenzo Manzetti (1826-1877) e il fiorentino Antonio Meucci (1808-1889). Mentre al Manzetti va riconosciuto il merito dell’invenzione di un dispositivo in grado di trasmettere la parola tramite i fili del telegrafo, al Meucci quello di aver realizzato nel dicembre 1849 il “telegrafo parlante” e, nel 1854, la costruzione del “telettrofono” il cui perfezionamento richiese due anni, riuscendo ad ottenere, con vent’anni di anticipo rispetto a Bell, dei veri e propri telefoni.

Tornando negli “States” il 14 febbraio 1876 Bell presentò domanda di brevetto in concorrenza con l’ingegnere statunitense Elisha Gray (1835-1901) che nello stesso giorno, soltanto due ore dopo, presentò analoga domanda per un telefono parlante. La coincidenza e la concessione del brevetto a Bell fecero sorgere molti dubbi e perplessità (cui seguirono inevitabili liti giudiziarie) di fronte allo strapotere di Bell, il quale aveva “coscientemente giurato sulla priorità della sua scoperta”. La vicenda ebbe anche contorni di “giallo”, perché si scoprì che nel frattempo i disegni di Meucci (sia pur un autodidatta dell’elettricità) erano misteriosamente scomparsi dall’Ufficio brevetti. Tuttavia, la prima conversazione telefonica con la trasmissione di una distinta frase avvenne il 10 marzo 1876 tra lo stesso Bell e il suo tecnico da una stanza all’altra con un apparecchio diverso da quello brevettato. Bell richiese allora un nuovo brevetto ed iniziò la costruzione dei primi telefoni, affermando, tra l’altro (incoerentemente), che «il sistema telefonico è il prodotto di molte intelligenze, che devono essere tutte onorate per il meraviglioso lavoro che hanno saputo svolgere».

Ma in effetti, a chi spetta il merito dell’invenzione del telefono? Senza campanilismo, la storia ha dato ragione a Meucci (nella foto) al quale finalmente, nel 1886, venne riconosciuta la priorità della scoperta, anche se si tratterà semplicemente di un riconoscimento platonico, dal momento che il suo brevetto risultava da tempo scaduto. Riconoscimento, però, che nel 2002 gli è stato attribuito all’unanimità dal governo statunitense. Evoluzione tecnologica e nuove esigenze, espansione dell’utenza e rapida obsolescenza degli impianti, esigenze di bilancio e tariffe sociali, sono le principali peculiarità di una storia il cui lungo cammino iniziato tra mille difficoltà d’ogni genere, oggi continua celermente. Un progresso di indubbia utilità, ma anche un mezzo che ha mutato radicalmente il nostro modo di vivere “modificando” la vera comunicazione verbale, e in molti casi “alienando” quella epistolare…


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