Una mostra espositiva d’arte per un dialogo comune tra due Paesi
Quando l’evoluzione delle culture supera le barriere. Torino e Detroit “capitali” della rivoluzione industriale e soprattutto dell’espressività artistica
di Ernesto Bodini
(giornalista)
Le innovazioni in ambito artistico sono sempre un “intelligente” contributo alla crescita culturale di un Paese, e nello stesso tempo una opportunità per ampliare la conoscenza delle più svariate espressioni di autori di qualunque corrente artistica o di pensiero… Ed è giusto che l’originalità delle proposte trovi il suo giusto spazio per proporsi ed “imporsi” sul mercato, proprio come la recente mostra “L’Arte nell’Arte. Dall’Italia a Detroit e viceversa, Back conversely, to Turin from Detroit” (Detur: Detroit-Turin exchange) attraverso l’obiettivo fotografico di Richard Haskin (del Michigan). Si tratta di una settantina di immagini in bianco/nero e in cromia, quale contributo di un immaginario viaggio di ritorno verso la patria per descrivere momenti e realtà quotidiane appartenenti al passato ma anche al presente, dove l’Arte si impone quasi a rendere indelebile ogni storia e ogni vissuto da tramandare alle future generazioni.
La rassegna, abilmente curata nei particolari dalla torinese Loretta Del Ponte (appassionata ed esperta di Arte Contemporanea), in collaborazione con la direzione artistica dell’economista ed esperto d’Arte Paolo Turati, è stata inaugurata giovedì 26 giugno a Torino (via Garibaldi 13) nella sede del Centro Studio Sereno Regis, alla presenza di un folto pubblico; un appuntamento proseguito il lunedì 30 con la “lectio magistralis” di Paolo Turati sul tema: “L’art market nella globalizzazione economica”. Un contributo puntuale per conoscere le più grandi Istituzioni museali al mondo e i suoi tesori, ma anche le più note Fondazioni, Gallerie e Fiere internazionali per concludere con una breve carrellata dei più importanti collezionisti d’arte e protagonisti del mercato primario e secondario dell’arte, precisando, tra l’altro che «… la crisi finanziaria europea ha colpito pesantemente il mondo industrializzato, ma anche quello artistico, e la nota dolente è che il mercato dell’Arte in Italia rappresenta solo il 2% dell’arte nel mondo, nonostante il nostro Paese possieda il 60% dei beni artistici; un aspetto che viene ancor più penalizzato dal fatto che l’Italia è il paese in cui si legge meno rispetto ad altri europei… È certamente un momento molto critico, anche a causa dell’assenza di una “doverosa” politica monetaria, e forse è anche per questo che sono molto pochi gli artisti nostri connazionali che si possono “imporre” sul mercato internazionale».
L’intero programma è frutto dell’originale Progetto Detur, promosso dal Consolato Italiano a Detroit con lo scopo di promuovere e diffondere nel tempo gli scambi delle tradizioni culturali e proposte artistiche (oltre che economiche e sociali) tra due città, divise “unicamente” dall’Atlantico, che trova origine nella intuitiva intraprendenza della scrittrice e produttrice italoamericana Pierette Domenica Simpson, che ha spiegato: «L’idea di creare un ponte culturale tra le mie due patrie, Torino e Detroit, mi è venuta anni fa mentre ero a Torino in visita alla mia famiglia. Mi era già sembrato che le due città avessero molto in comune: il cinema e gli sport, l’arte e ovviamente il fatto che entrambe sono le capitali dell’auto nei rispettivi Paesi. Oggi, tutto questo ha assunto un significato ben più grande dal momento che le due economie sono intrecciate tra di loro grazie alla fusione Chrysler-Fiat». Ma oltre a questo, e soprattutto, le Arti Contemporanee sono diventate il “fil rouge” che caratterizza le più significative espressività di differenti culture che vivono sempre più in simbiosi, per una continua crescita attraverso un linguaggio comune rappresentato dalla pittura, la scultura, la musica, etc.
Nel corso della rassegna è stato proiettato un filmato le cui riprese a Detroit hanno riportato ricche e, per certi versi, sensibili ed emozionanti testimonianze di artisti italiani (o figli di italiani) emigrati che in questa città si sono creati uno spazio artistico-professionale. Tra questi Armando Delicato, autore e studioso di storia: «L’ondata di immigrazione maggiore cominciò all’inizio del XIX secolo quando immigrati, provenienti dal nord Italia (Piemonte, Liguria e Lombardia) iniziarono ad arrivare numerosi. Alla fine del XIX secolo l’immigrazione proveniente dal sud Italia prese il sopravvento. Detroit, data la presenza dell’industria automobilistica, offriva un lavoro ben distribuito e così molta gente si trasferì qui da noi». Un’altra toccante testimonianza, tesa a sottolineare l’incisività di questo “processo” anagrafico-culturale e più propriamente artistico, è quella dello scultore Sergio De Giusti: «Sono cresciuto in una regione dell’Italia settentrionale che si chiama Friuli Venezia Giulia. Tutta la mia famiglia dopo un po’ di anni in America ritornò in Italia ma io rimasi qui. Sono molto coinvolto all’interno della Comunità artistica e mi ritengo piuttosto fortunato perché ho lavorato con la città di Detroit dove sono stato in grado di permettermi di vivere una vita da artista, che non è sempre una cosa facile da realizzare. Parte della tradizione italiana e della creatività individuale si è per anni espressa in questa città. Molti grandi artisti sono venuti a Detroit per produrre opere d’arte che sono ancora in questa città. Perciò credo di appartenere alla lunga catena di immigrati che hanno aiutato ad abbellire la città».
Se la distinzione sta tra ciò che è l’Arte (comprensiva di individualità, poeticità, apporto personale dell’artista nell’opera) e ciò che è cultura (influssi, scuola, gusto, civiltà propri dell’artista e che le sue opere rispecchiano), in quanto fondamentale, mi piace concludere con quanto afferma l’eclettico fotografo Haskin: «Penso che il Progetto Detur sia molto importante proprio perché tutti sanno delle relazioni industriali tra le due città, che si tratti di industria automobilistica o altra attività: nulla può esistere in una condizione di isolamento. Anche il patrimonio culturale di un luogo è molto importante. La cultura nasce dalla coscienza collettiva degli individui, è la creatività, e come essi vivono la loro vita». Quasi a sottolineare che ciò che l’Arte offre è lo spazio, ossia un luogo dove lo spirito può respirare.
Nella foto, una delle rappresentazioni esposte in rassegna