“È colpa tua”: più che uno spettacolo, un bellissimo gioco di squadra

di Marcella Onnis

Come tutti i sognatori, corro fortemente il rischio di essere una povera illusa. Una, ad esempio, che si rifiuta di credere che nel Terzo millennio l’unico modo efficace per portare un cambiamento positivo nella società sia ricorrere alla violenza. Una, ad esempio, che continua a credere che un libro e la cultura in generale possano davvero contribuire a rendere migliori gli uomini e, di conseguenza, il mondo.

È anche per quest’ultima ragione, dunque, che avantieri sera ho voluto assistere allo spettacolo È colpa tua – portato in scena da Francesco Abate nella sala conferenza della nuova sede del L’Unione sarda – e che ora ve ne voglio parlare.

Che cos’è È colpa tua? Forma artistica a cavallo tra spettacolo teatrale e anteprima letteraria, naturale seguito del romanzo Chiedo scusa … Le definizioni possibili sono tante, ma personalmente preferisco parlare di un’esperienza umana fortissima in cui l’arte (espressa attraverso parole, immagini, musica, ma anche luci basse e silenzio) è solo uno strumento per far arrivare il messaggio quanto più possibile forte e chiaro ai suoi destinatari.

E poiché il messaggio da comunicare è articolato, Abate lo affida a tre storie, a loro volta simbolo di tante vicende simili. Vicende che, per prima cosa, ci insegnano che la malattia non è una colpa. Dovrebbe essere, questa, una cosa scontata e, invece, dopo millenni, siamo ancora vittime del pregiudizio per cui essa viene considerata una punizione divina per i peccati commessi e, di conseguenza, una cosa da nascondere, di cui vergognarsi. E di questo pregiudizio, probabilmente, sia sani che malati siamo vittime più di quanto crediamo. Attraverso queste tre storie – frammenti e testimonianze di vite vissute – si diventa quindi consapevoli che così come fatichiamo ad accettare che la morte prima o poi arriva per tutti, così non riusciamo ad accettare l’idea che la malattia sia un fatto naturale (“I corpi sono per natura soggetti al decadimento”, ci ricorda Abate). Quante volte, infatti, quando la tragedia ci tocca da vicino o magari colpisce un bambino, anima innocente, pensiamo “Ma perché proprio a me? A lui? A lei?”, dimenticandoci che, appunto, la sofferenza non può essere considerata un castigo, una prova terribile che è o dovrebbe essere destinata solo ai “cattivi”. Per Abate queste tre storie sono un risarcimento verso i loro protagonisti, ma chi può e deve concretizzare questo risarcimento non è tanto lui che le racconta, quanto qualunque persona sana che le ascolti: se, infatti, calato il sipario, bisogna aver capito che la malattia non è una colpa, chi è sano deve anche capire che è, invece, una colpa non rendersi conto che la propria condizione è uno stato di grazia e non un premio per la propria dirittura morale. Che è una colpa giudicare ed emarginare un malato. Che è una colpa non farsi carico del dolore altrui, perché si è convinti che quel male non ci riguardi.

E se lo spettacolo riesce a far arrivare chiaramente questi messaggi è perché, come ha sottolineato Abate, si regge su un gioco di squadra. Non potendo citare l’intero organico, mi limito a nominare i membri principali di questa poderosa squadra, vera “macchina da guerra” nella lotta contro i pregiudizi. Oltre al capitano Francesco (che stupisce per la lucidità con cui racconta anche le vicende più personali e che conquista con alcuni guizzi di “verace cagliaritanità”), ci sono innanzitutto Matteo Sau e Marco Noce, che con le chitarre prendono per mano le sue parole, rafforzandone la potenza comunicativa. E poi c’è Enrico Spanu, che con immagini e video arricchisce il ventaglio di storie da raccontare  e immaginare. Non solo: un ruolo fondamentale lo svolgono i trapiantati (a cui lo scrittore-giornalista più volte si rivolge e a cui è dato spazio anche attraverso frammenti di interviste) e le loro associazioni (Prometeo A.I.T.F. onlus, Aido ed Elisa Deiana onlus), che hanno saputo fare di questo evento un efficacissimo strumento per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei trapianti e della donazione di organi. È colpa tua, infatti, ha anche la missione di far comprendere che quest’ultima è un grandissimo atto d’amore … e direi anche di coraggio. Un gesto che – nei limiti dell’umanamente comprensibile e accettabile – dà un senso alla morte, che non la rende vana.

E mentre vi dico questo mi rendo conto che l’essere un gioco di squadra rende lo spettacolo – consapevolmente o meno, non lo so –  anche una metafora del trapianto stesso: per entrambi, infatti, la buona riuscita dipende dalla perfetta sincronia tra tutti i soggetti coinvolti (che, nel caso dello spettacolo, comprendono anche il pubblico presente in sala).

Concludendo, dunque, vorrei darvi due consigli.

Il primo è rivolto ai nostri lettori del cagliaritano: se non l’avete già fatto avantieri, andate a vedere lo spettacolo! A grande richiesta, sarà infatti replicato giovedì prossimo, 29 dicembre, allo stesso posto e alla stessa ora (18.30). Ogni persona potrà ritirare due inviti e il materiale informativo da lunedì 26 a mercoledì 28, dalle 18 alle 20, nella hall della sede de L’Unione sarda.

Il secondo consiglio lo rivolgo, invece, a tutti voi: se ancora non l’avete fatto, documentatevi sulla donazione degli organi e obbligatevi a prendere posizione su questa delicata e fondamentale questione. Per saperne di più, cominciate magari dal sito dell’associazione Prometeo: www.prometeotrapianti.it

 

Foto di Max Solinas – Unione sarda

5 thoughts on ““È colpa tua”: più che uno spettacolo, un bellissimo gioco di squadra

  1. “È colpa tua”: più che uno spettacolo, un bellissimo gioco di squadra

    Il gioco di squadra va bene ma la squadra è incompleta quando non “per colpa nostra” non veniamo convocati dall’autore Mister e quando siamo impegnati in un convegno nella Regione PUGLIA : “S.O.S. dal Sud” Sulla Donazione e Trapianto di organi : Raduno nazionale dei trapiantati di Organi e Tessuti, pazienti in attesa di trapianto, emodializzati famiglie di donatori di organi, Istituzioni, Medici, Infermieri e Enti Pubblici.
    In particolare con lo slogan “Facciamo qualcosa insieme” abbiamo, in quella sede, ripreso le proposte e i documenti del recente passato (con i Presidenti delle associazioni di volontariato, federate con la Liver Pool e non) per confrontarsi con le realtà locali dell’intero territorio nazionale per riproporre e aggiornare un cammino condiviso con medici e istituzioni che migliori la qualità della salute nel Sud, con particolare riferimento alla donazione degli organi e trapianto ed alla patologia del fegato.
    La nostra esperienza e la nostra attività, consolidata nel territorio da sempre, può certamente fornire un contributo ed un incoraggiamento anche a questa opera teatrale sempre che ci si metta nelle condizioni di farlo senza sminuire il ruolo e le attività della nuova associazione di trapiantati di fegato Prometeo e delle altre due associazioni di volontariato per la donazione degli organi.
    Parlo a nome della maggioranza dei trapiantati Sardi che si riconoscono nelle associazioni A.S.N.E.T. (Associazione Sarda Nefropatici Emodializzati e Trapiantati di rene operante dal 1975 http://www.forumtrapiantitalia.it/) e Associazione Sarda Trapianti “Alessandro Ricchi”(operante dal 1998 http://wwwassociazionesardatrapianti.blogspot.com/ ) che fanno riferimento alle Associazioni Nazionali “FORUM” e Federazione Nazionale LIVER POOL http://federazione-liver-pool.blogspot.com/ .
    Giampiero Maccioni
    Presidente Associazione Sarda Trapianti “Alessandro Ricchi”
    Consigliere Nazionale Federazione LIVER POOL
    cell.3476106054

  2. Carissimo Giampiero,
    sono divertito del fatto che tu mi chiami “autore Mister”
    quando, dedicandoti un intero mio incontro a Iglesias, ci siamo lasciati sul quel palco che abbracciandomi mi chiamavi “il carissimo Francesco”.
    Se non ti ho convocato, come tu scrivi e perché non ho l’abitudine di convocare nessuno.
    Non era un’adunata presenzialista. Solo un’occasione per farci gli auguri di Natale con le persone con cui ho condiviso un anno di lavoro e durante il quale si sono saldate amicizie e si sono creati rapporti veri, stabili e sinceri. Persone che hanno detto: “Ma sì, vediamoci allo spettacolo di Francesco”. E a cui ho detto: “Ma perché non venite con i vostri banchetti?”. Il tutto intorno a un incontro in cui si parla marginalmente di donazione ma soprattutto di fratellanza.
    Se non ti ho contattato è perché ho avuto paura che non gradissi, vista la tua non vicinanza. Preoccupazione e precauzione supportata dal vederti assente dalle principali manifestazioni degli ultimi mesi e dal tuo silenzio durante tutto il mio anno di lavoro.
    Non volevo insomma correre il rischio di disturbarti.
    Vederti invece attivo e polemico mi rincuora.
    Nel chiederti scusa ti assicuro che per le prossime iniziative mi preoccuperò di contattarti e coinvolgerti, sicuro che prima o poi anche tu vorrai fare la stessa cosa con tutti noi, rompendo la tua prassi e tradizione.
    Ti saluto con grande affetto e stima, ti auguro una buona vita, soprattutto serena, in attesa del nuovo trapianto
    Francesco “autore Mister” Abate

  3. Carissimo Giampiero
    Colgo l’occasione per porgerti i più cari e fraterni auguri per il Natale, ma soprattutto per il Nuovo Anno che spero sia quello che ti porti un cuore nuovo, per farti ricominciare a vivere un’altra nuova vita.
    Per il resto come saprai dai giornali, dalle Tv e da Internet, purtroppo abbiamo poco tempo a disposizione perchè siamo sempre impegnati con gli eccezionali medici dell “G.Brotzu” della Urologia, Cardiochirurgia e Chirurgia Generale a promuovere la Donazione ed informare sui trapianti d’organo moltissimi studenti in tante assemblee nelle scuole e tanti cittadini nelle assemblee nelle sale consiliari con gli Amministratori locali.
    Poi se non bastasse c’è tutto il lavoro con i nostri otre 221 iscritti che in questo periodo ci hanno visto molto attivi, anche grazie alla nuova legge regionale che riconosce anche ai trapiantati di fegato e pancreas i rimborsi per le spese di viaggio e quindi cìè un dilogo costante con i Soci trapianati e gli uffici dell’Assessorato regionale ala sanità.
    Comunque ne parleremmo quanto prima al prossimo incontro con il Prof.carcassi al CRT.
    Con affetto
    Pino Argiolas
    Presidente Prometeo AITF onlus

  4. Carissimi Francesco e Pino vi ringrazio di cuore per la vostra amichevole e fraterna considerazione della mia in qualche modo partecipazione a distanza che non vuole essere minimamente polemica ma rispettosa e partecipe soprattutto della testimonianza di Francesco, con la sua arte di affermato scrittore e delle attività della Associazione Prometeo che ho contribuito alla sua nascita con i primi incontri nella scuola di Rosanella a Quartu. Condividendo il concetto di squadra di Marcella Onnis ho usato il termine mister nei confronti di Francesco senza voler sminuire il profondo e prezioso dono della sua amicizia rivelatosi anche in questa risposta.
    L’offerta di Francesco a volerci utilizzare e coinvolgere – non certo in adunate presenzialiste, che non ci appartengono ma in spirito di servizio per arricchire con il nostro umanesimo, forgiato dalla sofferenza -nella sua creatività artistica, ci riempie di gioia e cogliamo l’occasione per chiedergli di portare lo spettacolo anche ad Iglesias come ha già fatto nel passato con il libro.
    Come ho già accennato e come puoi vedere, a parte la parentesi esistenziale dell’attesa per il nuovo trapianto, il mio agire personale e come associazione si va sempre più qualificando in interventi mirati alla modifica della legislazione regionale e nazionale a favore della donazione e del trapianto ed in questo particolare momento per malati di fegato, con la presentazione del disegno di legge sugli Interventi urgenti in materia di malattie epatiche per la istituzione della “Liver Unit”, o Unità di Epatologia. http://donazionetrapianto.blogspot.com/2011/12/interventi-urgenti-in-materia-di.html
    Nel congedarmi riformulo i migliori auguri di Buon 2012.
    Giampiero Maccioni

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