A TORINO STANNO PER CONCLUDERSI GLI INCONTRI DEI LUNEDI’ PER LA PREVENZIONE

Molecular Biotechnology Center

Trattati due argomenti in parte correlati tra loro a cura di valenti clinici torinesi

di Ernesto Bodini (giornalista scientifico)

Al MBC di Torino hanno suscitato particolare interesse il tema La sessualità maschile all’epoca della prostata, e Il nostro cuore dipende dalla nostra attenzione. Sul primo argomento è intervenuto il dott. Franco Bardari, nella foto, (coadiuvato dal dott. Andrea Buffardi), rispettivamente direttore e dirigente medico della S.C di Urologia 2 all’ospedale San Giovanni Bosco di Torino. Della prostata (o ghiandola prostatica) se ne parla sempre di più in quanto con l’avanzare dell’età sono in aumento anche le patologie ad essa inerenti e relative conseguenze, e collocare la sessualità nell’epoca della prostata è evidentemente un argomento di notevole attualità. Le età in questione comprendono l’infanzia, l’adolescenza, il giovane adulto, la prima età adulta, la seconda età adulta, l’età adulta avanzata e la tarda età… «A questo punto – ha esordito il primo relatore – bisogna porsi due domande: dove si colloca quest’era della prostata e qual è la relazione tra la prostata e la sessualità maschile. Ma quando si parla di posizionamento di questa ghiandola bisogna sapere dove è collocata anatomicamente: è situata al di sotto della vescica e circonda l’uretra, il cui primo tratto è detto uretra-prostatico. È una ghiandola importante per la sessualità in quanto parte riproduttiva dell’uomo, la cui funzione principale è quella di accumulare il liquido seminale (sperma), prodotto dalle vescicole seminali e dalle ghiandole bulbo retrali che sono al di sotto della prostata stessa, proprio lungo il canale uretra- La secrezione del liquido seminale è regolata dagli ormoni sessuali che vengono prodotti a livello testicolare e a livello cortico-surrenale». Va anche precisato che la prostata non contribuisce direttamente alla minzione, ma in gran parte all’attività sessuale, e l’ingrossamento della ghiandola si ripercuote sulla parte minzionale. Ma qual è la sua relazione con le età temporali dell’uomo, e che relazione ha sulla sessualità maschile? «Anzitutto – ha precisato il clinico – bisogna distinguere soggetti giovani e adulti/anziani. Per quanto riguarda la prostata nei soggetti giovani la patologia è maggiormente precipua di quell’età, e una patologia infiammatoria è tipica della prostata (prostatite), si manifesta quasi sempre in forma acuta ed è di origine quasi sempre batterica; ma può evolvere in forma cronica. Negli adulti anziani la patologia infiammatoria diventa l’ultima delle cause di problematiche a livello prostatico. Le prime cause  sono l’adenoma prostatico (ingrossamento della ghiandola), il restringimento del canale uretrale ed altri sintomi correlati, oltre al carcinoma prostatico che, dopo una certa età, diventa il tumore maligno più frequente nel sesso maschile». Il relatore ha pure citato le problematiche andrologiche più frequenti legate alla patologia prostatica, e più in generale a quelle sessuali; tra queste la disfunzione erettile, ossia difficoltà ad avere una normale erezione e di mantenerla nel tempo; come pure il problema della eiaculazione precoce con eventuali problemi di coppia; mentre la eiaculazione retrograda è meno frequente a causa di patologie o di “conseguenze chirurgiche” che, se protratta nel tempo, il soggetto diventa sterile e con… minore appagamento sessuale. Su questo versante il medico ha precisato: «L’attività sessuale è caratterizzata da momenti come quello relativo alla eccitazione (esterna o interna, diretta o indiretta), la trasmissione dell’impulso sessuale che parte dal cervello e che può essere lenta o meno, e successivamente l’erezione, in quanto è un fenomeno meccanico, segue l’eiaculazione la cui emissione del liquido seminale può essere modesta o meno. La disfunzione erettile aumenta con l’età e quella di “tipo minimo” per una certa percentuale avviene dopo i 40 anni, ed è costante con il progredire dell’età (25%), ma soprattutto la disfunzione diventa completa… tra i 40 e i 70 anni e solo il 48% non ha nessuna disfunzione, mentre oltre il 50% ha una disfunzione che può essere compresa nel 10% dei casi, moderata nel 25%, minima nel 17% dei casi». Su come viene curata la disfunzione erettile il clinico ha spiegato che avviene in vari modi: con una terapia farmacologica, endocavernosa o chirurgico-protesica, ossia una protesi da inserire nei corpi cavernosi. Ma ha tenuto a precisare che per i giovani la eiaculazione precoce è un dramma di origine psicologica o infiammatoria e avviene prima o dopo la penetrazione, con l’incapacità di controllarla e, a questo punto, l’unico sistema è fare in modo che tale fenomeno di eccitazione sia “rallentato” con l’aiuto di un training autogeno da parte dello psicoterapeuta. Altra terapia è farmacologica che agisce sul sistema serotoninergico, oppure con dei farmaci mirati che determinano una sorta di anestesia della parte interessata, ossia l’organo maschile. Ma perché esiste correlazione tra patologia della prostata e quelle andrologiche inerenti, appunto, alla sfera sessuale? «Molte problematiche di tipo andrologico – ha spiegato il clinico – sono legate direttamente alla patologia di base della prostata, altre volte sono legate alla conseguenza del trattamento farmacologico delle patologie prostatiche, ma anche al trattamento chirurgico delle stesse. Ma con l’avanzare dell’età avanzano anche altre patologie che sono altrettanto “insidiose”, in quanto contribuiscono a peggiorare sintomi e disfunzioni legate anche alla prostata e quindi ipertensione arteriosa, diabete mellito, vasculopatie arteriose, e tutte le disendocrinopatie che agiscono sulla ghiandola prostatica». Per quanto riguarda la salute globale dell’uomo, con l’avanzare dell’età insorgono una serie di problematiche legate alle caratteristiche di vita: ipercolesterolemia, obesità e la sindrome metabolica in genere (pur considerando le cause genetiche), la sedentarietà, il fumo, l’alcol e una non adeguata alimentazione; tutto ciò non è favorente una normale attività sessuale. «E l’urologo – ha concluso il dott. Bardari – non deve mai scindere il binomio fra prostata e sessualità in quanto sono connesse tra di loro anche dal punto di vista patologico».

Non meno interessante, da ogni punto di vista, l’argomento che vede l’importanza dell’attività cardiaca spesso (per non dire sempre) dipendente dalla nostra attenzione, quindi dalla nostra mente e dal nostro agire. E questo proprio perché la mentre determina i nostri fattori di rischio, quindi il cuore che subisce diverse “aggressioni” (patologie); un muscolo che si trova ad essere “suddito” della mente in molteplici circostanze della vita. Ed è vero che la mente influisce sul cuore ma anche viceversa… Citando il drammaturgo e poeta William Shakespeare (1564-1616) il dott. Sebastiano Marra, nella foto, (già direttore di S.C. all’ospedale Molinette di Torino), intervenendo sulla seconda relazione, ha ricordato il suo aforisma: «La mia vita affonda la morte oppressa dalla melanconia, preludio alla descrizione della depressione che potenzialmente può far morire…». Nel 1628 il medico e scienziato inglese William Harvey (1578-1657) affermò: «Per ogni “affezione” della mente (dolore, dispiacere, piacere, speranza, paura, etc.) subentra una conseguente agitazione che influisce sul muscolo cardiaco, ossia la mente influenza il cuore in bene e in male», e descrisse per primo il sistema circolatorio sino a dimostrare che i disturbi mentali potessero danneggiare il cuore e la circolazione. Tale concetto si è sviluppato soltanto negli ultimi decenni, tant’é che lo stress mentale è stato correlato alle malattie cardiache dagli anni ’50: prima di allora il buio totale in tal senso. Ma quali le malattie delle arterie che possono essere “prodotte” dalla mente, e quale l’impatto con gli aspetti emozionali su quella che è la prognosi della malattia cardiaca? «Considerando tutte le malattie cardiache – ha spiegato il clinico – il cuore risente di quello che la mente produce. Questo muscolo risente in fase sia acuta che cronica, e nella sua espressione di malattia può avere una reattività nella mente sino a sconfinare nella depressione». Ma quali sono i fattori che predispongono alla depressione? «Sono il comportamento – ha specificato  il clinico – le relazioni affettive e psico-sociali, assumendo  uno stile di vita non adeguato, vizi voluttuari compresi, etc.; quindi si va incontro a stress cronico, ansietà, isolamento sociale, e di conseguenza ad arteriosclerosi, etc. Se affetto da stress l’organismo del soggetto ha però dei meccanìsmi di difesa in quanto subentra lo stimolo del SNC (sistema nervoso centrale), quindi stimoli reattivi in genere…» Ma in quali condizioni una persona viene a trovarsi in condizioni di stress? «Gli effetti – ha precisato – differiscono da uomo a donna e in base all’età, da soggetti giovani o meno, se vivono soli o meno (in questi casi va detto che la mancanza di un supporto affettivo familiare è molto negativo, specie se in condizioni economiche e sociali non ideali, etc.). Ma anche l’insonnia è un problema altrettanto importante in quanto vuol dire essere necessario il cosiddetto riposo mentale durante la notte che precludono ad alcune fasi come il sognare…». Quindi ansia e stress sono eventi che portano a limitazioni dell’individuo penalizzando comportamenti e stili di vita regolari, magari assumendo farmaci in modo inopportuno… È dunque molto importante da parte del cardiologo valutare l’incidenza della depressione al fine di intervenire in modo mirato con la consulenza dello psicologo, ed eventualmente con la somministrazione di farmaci. «Nella depressione a seguito dell’infarto miocardico acuto (IMA) – ha precisato il cardiologo – le prime evidenze scientifiche risalgono agli inizi degli anni ’30, e a quell’epoca i soggetti depressi avevano una mortalità maggiore… Sono pazienti più “impegnativi” in quanto rispondono meno ai farmaci, ed è quindi importante correggere e migliorare la diagnosi. Il paziente anziano depresso dal punto di vista cardiologico ha una visione della vita diversa, in quanto gli effetti sono più pesanti e la cui prognosi di vitalità è legata alla condizione psichica. Ma saggio sarebbe la formula: “Batti lo stress con cibo intelligente”, e ciò è niente di più vero perché la qualità dell’alimentazione dipende dallo stato emozionale del paziente che ne determina la prognosi, tant’è che il cosiddetto “cibo consolatorio” deve essere considerato con buon senso e prudenza». Ma cos’è la depressione? È una problematica che ha dei potenziali meccanismi di interferenza sul sistema autonomo (simpatico e vagale), sulle piastrine, sulla coagulazione, effetto biologico di tipo pro-infiammatorio (lavora sula funzione della parete delle arterie) e agisce in modo molto complesso sulla biologia della parete delle arterie. Ma gli effetti della depressione riguardano anche il comportamento in genere della persona. «E va da sé – ha concluso il dott. Marra – che la diagnosi di depressione nei pazienti affetti da infarto miocardico è un passo cruciale, che richiede competenza e un solido giudizio clinico».

Foto di Giovanni Bresciani

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