TRA AUGURI E ONOREFICENZE ISTITUZIONALI

Ogni volta il solito rituale, ed ogni volta assenza di concretezze: applaudire e sbandierare un minuscolo tricolore non ha mai risolto alcun problema.
di Ernesto Bodini *
Rilevo dai giornali la presenza dei giorni scorsi a Torino del presidente della Repubblica, per il bicentenario della Scuola Allievi Carabinieri (benemerita Istituzione). Una presenza doverosa, si direbbe, e guai a dissentire! Ma che la popolazione l’abbia accolto come una star mi sembra un po’ eccessivo e quindi fuori luogo. Onorare determinati impegni istituzionali rientra certamente in quei doveri per la maggior parte inderogabili, sia pur considerando la mobilitazione di un “entourage” tra addetti alla sicurezza ed altre figure correlate (e relativi costi non troppo giustificati in tempi di crisi economica-finanziaria), sia al suo seguito e sia quelle ospitanti. Ma in realtà la ragione di tale invito era riferita anche agli auguri di buon compleanno del presidente. Va da sé che chi divulga tali ruoli, presenze e movimenti: mass media ed altri social, per dare maggior risalto a tali eventi si sbizzarriscono con titoli cubitali e, i relativi testi descrittivi, oltre al resoconto della doverosa cronaca, ne condiscono il resto evidenziando ad esempio, affermazioni come quella del premier: «Grazie per il sostegno a me e al governo». Ma da quando una esponente del Governo ringrazia (in questo caso) un presidente della Repubblica per un ruolo che gli compete istituzionalmente? Di solito si ringrazia per una cortesia che riguarda rapporti di natura personale. Ma i “puristi” del bon ton politico direbbero che un grazie non lo si rifiuta a nessuno, gli anticonformisti (come chi scrive), da non confondere con i contestatori per partito preso, ritengono che tali ringraziamenti tra governanti rasentino l’ipocrisia. E ciò equivale ad assegnare il premio Nobel per la Pace al presidente di una Nazione perché si è prodigato nel portare avanti iniziative per il suo Paese che, di fatto, rientrano nei suoi compiti istituzionali: un conto è riconoscere tale Nobel ad un dottor Schweitzer, un altro riconoscerlo ad un B. Obama (con tutto il rispetto per la persona). Evidentemente in questi casi la visione popolare è estremamente agli antipodi rispetto a quella più razionale, e forse è anche per questo che esistono gli anticonformisti… non sovversivi ma riflessivi e ben più razionali! Ma tornando ai sedici lustri (più uno), il presidente nostrano nei vari social è stato caricaturato in diversi hashtag in modo ironico, ovviamente con sentimenti di simpatia, e che probabilmente avendolo notato sui giornali gli avranno fatto pure piacere; ma a mio avviso anche questa è un’ironia che, sia pur innocente e per certi versi simpatica, non sposta di una virgola l’incoerenza di chi la manifesta e la sostiene…
Tuttavia, come in tutte queste circostanze pubbliche in cui la popolazione di “fan” si accalca, la stessa non si pone il problema che una volta “finita la festa” i propri problemi quotidiani (disoccupazione, precariato, sanità in bilico, stipendi e pensioni da rivalutare, scarsa tutela della propria incolumità, etc. ) restano insoluti; e questo non perché spetta a un presidente risolverli, ma perché il suo pedissequo invito a conoscere ed onorare la Costituzione, non contribuisce a far sì che la stessa venga rispettata da tutti… parlamentari in primis. Egli, come tutti i parlamentari, non ha certo problemi in merito alla tutela della propria incolumità e di mettere insieme il pranzo con la cena, mentre molti italiani si, soprattutto gli oltre 5,6 milioni di poveri conclamati. E allora, a che serve onorare una manifestazione istituzionale quando molti cittadini boccheggiano per un futuro incerto? A mio parere non mi sembra proprio il caso e affermo ciò non solo per coerenza al mio anticonformismo, ma per solidarietà (sia pur ideale) con i miei concittadini meno fortunati… proprio perché meno garantiti (sic!). Ecco che l’Italia continua ad essere un Paese moderno e al passo coi tempi, ma purtroppo in retrocessione dal punto di vista della giustizia e dell’uguaglianza. Insomma, accendiamo pure tutte le candeline ad ogni compleanno di presidenza, e battiamo pure le mani ad ogni manifestazione pubblica, ma non “sollecitiamo” la Costituzione ogni volta il cui gesto plateale è in antitesi per l’innoservanza di alcuni articoli. Articoli sia pur di principio, ma pur sempre ispiratori di leggi moderne che ne invocano rispetto e concretezza sul campo. Auguri al Presidente anche da parte mia, ma soprattuto (e con più veemenza) a tutti i miei concittadini che reclamano un’Italia più vera e concreta come quella voluta e disegnata dai fondatori della Costituente.
* (giornalista e opinionista)