SONO RIPRESI A TORINO GLI INCONTRI SULLA PREVENZIONE

Sempre più attiva l’associazione culturale “Più Vita in Salute”. In particolare l’importanza delle vaccinazioni e la prevenzione del diabete

di Ernesto Bodini (giornalista scientifico)

Con l’autunno sono ripresi a Torino i cicli dedicati a I lunedì pomeriggio della Prevenzione e della Salute, una iniziativa il cui esordio risale a dieci anni fa con l’istituzione della Associazione “Più Vita in Salute” voluta dal medico internista dott. Roberto Rey, con la fattiva collaborazione dal punto di vista organizzativo di Giovanni Bresciani. I primi due incontri, ospiti sempre nell’Aula Magna universitaria del Molecular Biotechnology Center, hanno avuto per tema La prevenzione vaccinale: una strategia vincente non solo per il Covid, tenuta dal dott. Massimo Giusti, nella foto qui sotto, direttore della S.C. presso l’ospedale San Giovanni Bosco; e Prevenire il diabete oggi, tenuta dal prof. Paolo Cavallo Perin, prof. Ordinario di Medicina Interna.

Il primo relatore ha passato in rassegna i principali tipi di vaccino e la loro differenza. La storia ci fa sapere che la realizzazione della vaccinazione essenzialmente nasce con il medico e naturalista britannico Edward Jenner (1749-1823) che realizzò il vaccino contro il vaiolo, mentre il chimico e microbiologo francese Louis Pasteur (1822-1895) sperimentò per la prima volta il vaccino antirabbico, dando inizio all’era dei vaccini per uso umano; al batteriologo tedesco Robert Koch (1843-1910) si deve la scoperta del batterio responsabile della tubercolosi. Questi i principali protagonisti della vaccinazione umana, cui seguirono ulteriori scoperte e approfondimenti sulla prevenzione delle malattie infettive. «Nel 2010 – ha spiegato il dott. Giusti (nella foto) – è stato messo a punto l’utilizzo della tecnica dei vaccini per combattere non più i microrganismi ma le cellule tumorali, parte delle quali hanno caratteristiche particolarmente adatte per essere aggredite da un’immunità che è stata sensibilizzata dal vaccino, quindi come azione preventiva ma anche curativa». Oggi abbiamo la possibilità di prevenire con la vaccinazione circa 30 malattie infettive. Ma quanti sono i tipi di vaccini? «Vi sono i cosiddetti vaccini vivi attenuati (come quello contro il virus della poliomielite realizzato da Albert Sabin (1906-1993) – ha spiegato l’internista – ossia un microrganismo vivo e dalle attenuate capacità aggressive nell’organismo, che si può replicare ma difficilmente determinare il danno della malattia. Oltre ai vaccini “coniugati”, recentemente sono stati realizzati i vaccini anticovid, una rivoluzione la cui tecnica è più rapida ai fini della realizzazione. Oggi la vaccinazione (qualunque essa sia) serve per migliorare lo stato di salute e favorire il benessere della collettività che, avendo una buona qualità di vita, se vaccinati generalmente si è prevenuti nel contrarre una malattia; e la strategia vaccinale vale tanto per la protezione infantile quanto per quella dell’adulto». La prevalenza delle malattie che si possono prevenire con i vaccini è superiore negli adulti rispetto ai bambini, e la copertura dei vaccini negli adulti  è inferiore rispetto a quella di una volta, in quanto sono molto vulnerabili i soggetti over 60 che non i bambini vaccinati, e questo perché si tratta di “rinforzare” il sistema immunitario. A questo riguardo il relatore ha ricordato che particolarmente importante è la vaccinazione contro il tetano, la cui efficacia dura dieci anni e, di conseguenza è necessario fare il richiamo; ma anche contro la difterite, il pneumococco e l’herpes zoster (popolarmente noto come il fuoco di sant’Antonio), oltre alla vaccinazione contro l’influenza che è indicata per tutti, specie per i soggetti anziani e fragili. «Per i pazienti diabetici – ha precisato il clinico – vi è indicazione per la vaccinazione anti meningococco, in quanto ha una capacità di reazione immunologica rispetto a quella di un soggetto normale. In Piemonte gli over 65 sono invitati a farsi vaccinare contro l’herpes zoster; inoltre vi è indicazione anche per i soggetti diabetici, cardiopatici o con malattie respiratorie». Sorvolando sulla composizione dei vari vaccini il relatore ha ribadito che la trasformazione demografica richiede nuove strategie  vaccinali, in quanto i vaccini sono stai sviluppati per tenere sotto controllo le malattie infettive e per proteggere  i soggetti più vulnerabili. Agli inizi del ‘900 la percentuale delle nascite era relativamente elevata e l’aspettativa di vita era di 60-65 anni. Le iniziative vaccinali si sono tradizionalmente concentrate sulla immunizzazione pediatrica. «Il ruolo della vaccinazione – ha spiegato – è in continua evoluzione, infatti non si limita a salvare delle vite umane, ma a migliorarne lo stato di salute e quindi il benessere delle società moderne. Nel XXI secolo le società si caratterizzano per una elevata percentuale di persone in età più avanzata, e con una aspettativa di vita di 80 anni. Nel complesso la prevalenza delle malattie prevenibili con i vaccini è superiore negli adulti rispetto ai bambini. Tuttavia, la copertura tra gli adulti per la maggior parte  dei vaccini raccomandati di routine è ridotta. Degli oltre 40 mila decessi dovuti alle malattie prevenibili con i vaccini che si verificano negli USA, il 99% riguarda soggetti adulti». Per quanto riguarda la vaccinazione antinfluenzale le indicazioni comprendono donne in gravidanza, soggetti dai 6 mesi ai 65 anni di età affetti da patologie  a rischio, soggetti di età pari o superiore a 65 anni, bambini e adolescenti in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico (Aspirina); inoltre, soggetti di qualunque età ricoverati presso strutture per lungodegenti, familiari e contatti ad alto rischio di complicanze, operatori sanitari e soggetti addetti ai servizi pubblici. «La vaccinazione anti pneumococcica – ha concluso il dott. Giusti – comprende come indicazione i soggetti in condizioni di rischio… e i vaccini sono di diversi tipi. E come sempre, in tutti questi casi sono da tenere presente le controindicazioni e le reazioni allergiche, quindi le opportune precauzioni che è bene attivare con la consulenza del proprio medico di famiglia».

Una delle patologie assai frequenti, che parte della popolazione non sa di esserne affetta è il diabete mellito, una malattia cronica caratterizzata soprattutto dalla iperglicemia da difetto di azione e/o secrezione insulinica. Nel tempo l’iperglicemia procura danni a vari organi, che si possono ridurre con la terapia e una “più adeguata” alimentazione; ma il diabete lo si può però prevenire, o quanto meno ritardarne l’insorgenza.

Su questo argomento è intervenuto il noto cattedratico prof. Paolo Cavallo Perin (nella foto), che ha spiegato: «Esiste il diabete di tipo  1 e il diabete di tipo 2. In questo secondo caso si manifesta la cosiddetta insulino-resistenza, oltre al difetto progressivo di insulino-secrezione. Altri tipi di diabete includono difetti genetici di secrezione e/o azione insulinica, malattie pancreas-esocrino, farmaci o tossici. Il diabete gestazionale viene diagnosticato per la prima volta in gravidanza. La malattia di diabete è particolarmente importante perché è in aumento e, come ripeto, fa danno; la prevalenza è del 6-9% della popolazione, un altro 2,3% ha il diabete misconosciuto, ossia non sa di averlo, ed entro il 2030 è possibile che questi dati si raddoppino». Il diabete, è bene sapere, è la prima causa di cecità legale tra i 20 e i 70 anni di età, la terza causa di insufficienza renale cronica in dialisi, ed è indice di mortalità cardiovascolare nella misura di 2-4 volte. Ma quali le cause del diabete di tipo 2? «Sono da individuarsi – ha ricordato il relatore – quella genica e ambientale, il prediabete cui segue diabete e complicanze croniche. Viene diagnosticato mediamente dopo 7-8 anni dai valori di iperglicemia, e a volte la diagnosi è tardiva… Per quanto riguarda il pre-diabete si manifesta quando la glicemia è superiore al normale, ma non a livelli diagnostici per diabete, ed è aumentato il rischio di sviluppare diabete tipo 2 e non di meno quello cardiovascolare». Sulla prevenzione del diabete di tipo 2 il cattedratico ha ricordato che vi è un lungo periodo di pre-diabete che precede lo sviluppo della patologia, e a questo riguardo si possono identificare i soggetti ad alto rischio per i quali ci sono interventi sicuri, potenzialmente efficaci che possono modificare i fattori di rischio. Per questi soggetti è utile effettuare una diagnosi precoce e attuare l’opportuna prevenzione. Ma quali sono i fattori di rischio? «Sono diversi – ha spiegato – e fra i quali rientrano i soggetti over 45 anni, la storia familiare di diabete, il sovrappeso e/o obesità, la sedentarietà, l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia, ma anche la storia di malattia cardiovascolare. Tuttavia, lo si può prevenire nei soggetti a rischio con una corretta alimentazione, una costante attività fisica, a all’occorenza con gli opportuni farmaci». Relativamente allo stile di vita è opportuno avere meno del 7% del peso corporeo, e le calorie totali devono essere tra 1.200 e 1.800; la dieta deve avere un contenuto di grassi meno del 25% delle calorie totali. E molto consigliabile almeno un’ora e mezza alla settimana l’attività fisica, ad esempio camminando almeno mezz’ora per 5-7 giorni alla settimana a passo veloce, tale da produrre un modesto aumento del battito cardiaco. «Sull’alimentazione – ha concluso il prof. Cavallo Perin – è opportuno non superare un certo numero di calorie, in particolare la composizione calorica non deve superare il 50% dei carboidrati, il 25% delle proteine e il 25% dei lipidi. Ben si inserisce l’adozione della dieta mediterranea come riferimento base, senza farsi fuorviare dalla pubblicità, dagli equivoci e dalle apparenze; nel mentre controllare periodicamente il proprio peso corporeo, la glicemia a digiuno, la pressione arteriosa, etc.». È evidente che cultura e saggezza sono le basi essenziali per conoscere il proprio organismo e come rispettarlo, per lasciare il diabete fuori dalla porta!

Foto a cura di Giovanni Bresciani

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