L’angolo della poesia: “Profumo di te” di Pasquale Di Meo

Cari lettori, oggi vi presentiamo un’altra new entry del nostro Angolo della poesia: Pasquale Di Meo.
Nato a Napoli nel 1968, vive a Bacoli; è sposato e padre di due figli; diplomato in informatica, lavora come program manager di progetti nel settore dell’automazione industriale. Dice di aver “sempre amato esprimere in versi ciò che sente nel cuore e nell’anima” e la poesia che vi proponiamo oggi, dal titolo Profumo di te, ci dimostra che non mente.
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Profumo di te
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Qui, solo con me!!
Il mare mi parla, non ascolto
Il cielo mi chiama, non sento
I miei pensieri mi chiedono, non rispondo.
La mia anima
non riesce a pensare che a te,
amore mio e cerca di consolare il mio cuore.
Cuore che vive per Te
che, se pur lo ami, non gli sei vicino.
Un vuoto mi attanaglia lo stomaco.
Sento il cinguettio degli uccelli lontani,
la primavera e’ vicina,
ma nell’aria
non sento altro che
il profumo di te, amore mio.
Allora trovo la risposta al mio silenzio:
Tu, Amore eterno e grande!
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Il nostro amico Luigi Violano, con una nota critica all’opera, ci aiuta a comprendere meglio questi versi: «Siamo di fronte ad una poesia d’amore semplice ma non banale, un componimento meditativo. Il poeta è solo con se stesso; il mondo, l’universo e la natura formano un bel quadro in cui s’inscrivono i versi. Di Meo non fa altro che concentrare il pensiero sulla sua donna, incurante di quel paesaggio (fatto di mare, cielo e cinguettio d’uccelli) che sta cercando di coinvolgerlo in questa armonia universale perfettamente equilibrata: “Il mare mi parla…. non ascolto”/“Il cielo mi chiama … non sento”. L’autore non pensa alla sua donna con un atto naturale di pensiero, ma lo fa direttamente, in modo più intimo, con l’anima che “cerca di consolare il mio cuore…..”. Nel componimento, l’amata è lontana dal poeta, anche se tale lontananza, creatrice di quel vuoto che “mi attanaglia lo stomaco….”, non altera mai il legame amoroso tra i due amanti (“se pur lo ami, non gli sei vicino”). La donna di questi versi è anche “Amore eterno e grande.”, “la risposta al mio silenzio…” ed il profumo avvertito e trasportato dal vento fino ai piedi del suo naso-pensiero e del suo cuore. Il luogo in cui sono ambientati i versi non è specificato (“Qui”). Se, da un lato, Di Meo sente “il cinguettio degli uccelli lontani….”, lontani come la sua amata, e ciò lo rattrista profondamente, d’altro canto, lo conforta la gioia, nei versi conclusivi, della primavera che, ora, “E’ vicina”, come la donna. L’amore per un “tu” femminile, “divino” (“Tu, Amore”, si legge nel finale di lirica, parole scritte entrambe con l’iniziale maiuscola e col punto esclamativo conclusivo, utile a rafforzare il concetto), tema della poesia a lieto fine, è sconfinato, espresso con un linguaggio semplice, pulito ed efficace, senza sovrastrutture né accorgimenti o riprese letterarie azzardate e terminologie dotte (strumenti capaci, se non ben padroneggiati, di scardinare la struttura di base e l’equilibrio stesso dei versi).»