Preferisco restare cittadino del mondo, se possibile…

Pubblichiamo una interessante “riflessione liberatoria” dell’attore Gaetano Marino:

Grazie, seppur di adozione sarda e ammiratore di quest’isola che sa di maraviglia e paradiso, oltre che di umana gente, preferisco restare cittadino del mondo.

Comincio da Sergio Atzeni, l’autore di Bellas Maripoas, il quale (cit.) rifiutava fortemente ogni tipo di limitazione culturale e intellettuale, definendosi sardo, italiano, europeo, cittadino del mondo. Non v’è grado peggiore di snobismo, supponenza e mediaborghesuolagine, di un sentir infido nel paragonarsi al contrario di ogni dove e costume, sentire, leggere e ascoltare tante di quelle parole “fraterne” che sanno più di politichese ideologizzante coniato per giusta occasione e nascosto da un intellettualismo parolaio salottiero e  convivialmente da guitti, senza offesa alla mia categoria.

Un decalogo della vera banalità che non riesco più a digerire. L’ennesima pigara po’ culu!

Lo si voglia accogliere o no, l’isola di Sardegna e i suoi abitanti, sia d’origine che d’adozione come nel mio caso,  appartengono al mondo contemporaneo con gli stessi pregi e difetti di un brianzolo o di un valdostano o di un siciliano. Cambia la nostra storia, le nostre origini, i nostri pepli, ma ognuno di noi ha il proprio valore forte. Invece, taluni, fors’anche ingenuamente, stanno tutti lì a pontificarsi e dichiararsi diversi, matriarcali e nobildonne o meno, mai collusi con la mafia o con i poteri “strani” (che spudorata menzogna questa!). A gettare scredito su chiunque abbia avuto il privilegio d’essere arrivato per primo a dichiarare un amore incondizionato a questa terra, alias Severgnini, con l’unica colpa forse d’essere un intellettuale che non slinguazza nei corridoi di certa cultura isolana. Son forse arrivati per ultimi, codesti?

Hanno insomma, un piacersi nel mostrarsi che latita di spessore umano vero.

Non sanno far altro che spingere inchiostro magico nella vacuità delle parole “stampate” sui tipi nostrani e in costume barbarico, e partono proprio dalla Nuoro mitica che a ben scrivere sa di “patria non patria”, “luogo non luogo” (cit. Salvatore Satta, Il giorno del giudizio)…

Eppure basterebbe sentirsi umani, senza risolversi nel rancore, senza rimorsi o ideologie che sanno di contro più di sarditudine vacua che di vera residenza del mondo. Ma strategicamente, e lo sanno bene, hanno anche bisogno di trovarsi un nemico da combattere a qualsiasi costo e in qualsiasi modo, seppur falso e inesistente così come denunciato. Sanno come cavalcare i sentimenti popolari di vendetta e di liberazione e di identità oltre che di umiltà unta di sale, fatta a disagio. Non so, ma mi viene in mente qualcuno che ultimamente se la sta passando non tanto bene.

E mi preme segnalare che non parlo dei venditori di storie fantastiche intrise di atlantitudine memoria, lasciamoli stare quelli nel loro cullare, parlo invero proprio di coloro che si sentono in sella al puledro in quota, perfettamente imbrigliati nella loro forma di intellettuali della perfezione postmoderna, quando invece basterebbe leggerne con attenzione le dichiarate spoglie in velina per notarne limiti e scoprire le preoccupanti ignoranze, soprattutto di cosa sia davvero la lotta di popolo. Gramsci non centra, se lo sono messo in casa senza nemmeno chiedere. Altro che poteri “strani”.

O’ piccioccusu, mi sono rotto, molto e tanto; però sono anche loro grato davvero, almeno perché comincio ad intuire chi non dovrò proprio votare alle prossime elezioni.

Un caro saluto e perdonate lo sfogo.

Gaetano

 

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