Passeggiate romane, il centro dell’Urbe

Riceviamo e pubblichiamo:

“Ibam forte Via Sacra…”, si traduceva dal latino nel liceo classico. Calpestare ancora oggi millenari massi lisci, poter vedere solide mura di mattoni ancora in piedi, è una emozione carica di ricordi ed esperienze, ritornano alla mente volti e parole. Tante sono le scoperte che si possono fare durante una visita attenta in queste zone ricche di storie. Studiate e meditate al liceo classico, in età matura suscitano paralleli con il mondo odierno.

Per esempio, veniamo a sapere che la povera gente alle origini della città di Roma viveva in ricoveri elementari, in capanne che a mala pena proteggevano dal freddo e dalla pioggia; molte cose si facevano all’aperto, si mangiava anche all’aperto. Ancora oggi si fa. L’esempio più popolare e diffuso di dolce vita romana, non è un bel pasto all’aperto? Enormi e odorosi piatti di pasta, arrosti e fritti croccanti si consumano nelle vie e piazze del centro storico, in memorabili momenti di relax, meditazione e contemplazione di cose e persone. Le case più importanti, solide ed in pietra, si costruivano sul colle Palatino, donde le parole palatium/ palazzo.

E che dire di una notizia riguardante Giulio Cesare? Starà senz’altro scritta sui libri di storia, ma mi fece sorridere sentire che conquistate le Gallie (Gallia est omnis divisa in partes tres…) lui aumentò a Roma il numero dei senatori, dando questa onorificenza ai personaggi più rilevanti delle terre appena sottomesse. Geniale esempio di esercizio dell’arte del potere.

Nelle vicinanze della curia, appena sotto la finestra dello studio del sindaco di Roma in Campidoglio, si può vedere l’ombelico di Roma, il vero centro geografico dell’urbe, oggi un ammasso di pietre appena coperto da una tettoia. È il punto da cui parte la misurazione chilometrica delle vie consolari.

Poco più su del centro geografico di Roma, alla Scuderie Papali del Quirinale, una mostra straordinaria, Augusto, fino al 9 febbraio, organizzata in occasione del bimillenario della sua morte (19 agosto 14 d.C.). In esposizione una serie di statue che mostrano le tappe della storia di Augusto, personaggio di eccezionale carisma e intuito politico. Le statue illustrano, fra guerre, vincitori e vinti, il processo di divinizzazione di lui, fatto modificando particolari significativi nel modo di rappresentarlo, l’espressione del volto, il gesto, la posizione delle braccia e delle mani erano studiate per comunicare ai contemporanei ed ai posteri valori, fedi e credenze. In parole povere, la rappresentazione dell’aureola della santità, come noi la conosciamo adesso, ha origini precedenti il cristianesimo, e si è sviluppata ed evoluta nel corso della storia.

Quello che oggi fanno i media, allora lo facevano artisti ed artigiani dell’immagine, scolpendo pietre e marmi. Mi chiedo, non senza qualche timore, quali immagini prodotte oggi saranno ancora a disposizione del pubblico fra duemila anni.

18 novembre 2013

Emanuela Medoro

 

 

Foto Museociviltaromana.it

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