LIBERO COMMENTO AL MESSAGGIO PRESIDENZIALE DI FINE ANNO

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

Non è la prima volta che mi permetto di intervenire a commento sul Messaggio di fine Anno del Presidente della Repubblica, e ciò non per partito preso ma per evidenziare che ogni volta Egli non fa che rievocare i fatti accaduti durante l’anno, a mio dire inutilmente perché ne siamo stati “edotti” ogni giorno dai mass media: quindi una ripetizione. Mentre il richiamo ai diritti e ai doveri è stato tuttavia utile per rammentare come superare quelle menti invalicabili, che poco concludono, sia dei politici-parlamentari che della collettività in genere; ma a questo riguardo nel citare la Costituzione l’esponente del Quirinale non ha precisato mai con quali modalità (e chi) deve intervenire per far rispettare tutti (dico tutti) gli articoli della preziosa Carta, così tanto da Lui decantata ogni volta. Si prenda, ad esempio, l’art. 3 (2° capoverso) che rammento testualmente: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese». Va rilevato che questo è da sempre disatteso in quanto ci sono molte Leggi ed Emendamenti tuttora in vigore ma non operative, e la ratio vuole che quando una Legge è in vigore e per vari motivi non può essere rispettata, andrebbe rimossa od abolita. Poi il Presidente ha toccato le corde dei conflitti internazionali, anche questi peraltro a tutti noi noti ogni giorno, e questo è un problema che andrebbe discusso a parte, anche perché richiede una profonda conoscenza dei fatti e particolari competenze sui diritti internazionali. Sul versante della Sanità ha fatto un breve cenno al problema delle liste di attesa, ma nulla è scaturito su come ovviare, e tanto meno se ne è ben guardato dal tirare in ballo la questione della Sanità pubblica che si sta orientando sempre più verso il privato, anche se fazioni politiche sembrano prendere a cuore il problema, che per la verità sono soprattutto gli stessi interessati lavoratori a reclamare…, oltre alla collettività. Mi rendo conto che condurre una Nazione è un ruolo assai improbo, ma nello stesso tempo chi rappresenta lo Stato dovrebbe essere più determinato richiamando “più severamente” all’ordine i vari componenti del Governo i quali, un giorno sì e l’altro pure, in sede di Parlamento si confrontano ma non in modo costruttivo e sereno. Insomma, il vecchio saggio ci ricorda che quando in una realtà sono in due a comandare, uno è sempre di troppo. Del resto ben sappiamo che tutti, una volta eletti, ambiscono avere un posticino al sole, possibilmente senza scottarsi (ossia senza scivolare sulla classica buccia di banana); un malcostume talmente radicato che, a tutt’oggi, non si è sentita alcuna proposta, ad esempio, su come recuperare i circa 100 miliardi di euro di evasione…, e intanto molti malati hanno notevoli difficoltà a farsi curare, e oltre 5 milioni di residenti continuano ad essere poveri. E che dire di quei detenuti che, seppur a sentenza definitiva, sappiamo essere condannati nonostante non abbiano commesso alcun reato? Dei 600 parlamentari quanti alla sera prima di coricarsi dedicano un pensiero verso queste anime silenziose e innocenti? Non intendo certo fare il processo alle intenzioni ma da quei 600 “posizionati” non sento mai elevarsi un voce per questi “derelitti umani”; già, perché una detenzione disumana oltre che ingiusta toglie la dignità… alla faccia dell’arti. 3 (ed altri) della Costituzione. Inoltre mi chiedo quali sono le ragioni che “solleticano” tizio, caio o sempronio a candidarsi per raggiungere l’ambito potere, anche se di fatto è impensabile non avere nessuno al comando della nave; ma al tempo stesso quello che al nostro Paese manca da anni è un buon nocchiero, oltre ad esserci un ciurma che si ricicla ogni volta pur di navigare con qualunque tempesta per arrivare al porto e incassare il vitalizio.

E a questo riguardo mi sovviene far riemerge Aristotele (384-322 a.C.), il quale affermava: «La democrazia ha origine nell’idea che coloro che sono eguali sotto un qualsiasi aspetto, essendo egualmente liberi pretendono di essere assolutamente eguali»; un richiamo per ricordare che per via del federalismo ed altre ragioni, di fatto in Italia non siamo tutti eguali, almeno per quanto concerne il rispetto di determinati diritti. Con questo commento, che ho voluto sintetizzare, posso aver dato l’idea del polemizzare, ma non è così sia perché coerentemente sostengo le mie tesi da anni da anticonformista ed attento osservatore degli eventi sociali quotidiani, e sia perché per certi versi mi ritengo un socratico, con la differenza che i miei discorsi non sono ospitati in nessuna Agorà, ma diffusi online affinché rimangano “impressi” e tutti possano riscontrare con obiettività  quanto accade nella realtà dei fatti; ma se invece si preferisce nascondersi dietro un dito o negare ciò che si sta vivendo ogni giorno, allora significa che l’Italia era più unita quando era ancora da unire (Sic!). Auguro comunque al Presidente di terminare il suo mandato in salute, con l’auspicio di vedere all’orizzonte un Successore più determinato nel far rispettare la Costituzione. La dignità umana mantiene comunque il suo valore anche se non comprovato da uno scritto, soprattutto in un Paese dichiaratamente democratico…

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