Le infezioni ospedaliere: conseguenze tra decessi e costi

Le infezioni correlate all’assistenza rappresentano un tema centrale di salute pubblica in tutti i Paesi

 

di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)

Le infezioni ospedaliere costituiscono ancora un problema di non poca rilevanza: sono tra le prime cause di decesso per “malasanità”. Quasi il 12% dei ricoveri è vittima di eventi inerenti alle cure ricevute, e tra questi proprio le infezioni ospedaliere correlate all’assistenza sanitaria, errori nel trattamento, problemi legati a dispositivi medici difettosi. Un tema tuttora di grande attualità che è stato affrontato nel corso di un “Incontro con operatori e pazienti sulla sicurezza, la prevenzione e il controllo delle infezioni ospedaliere”, tenutosi recentemente all’ospedale Sant’Anna di Torino.  Al tavolo dei lavori si sono alternati diversi esponenti della Sanità piemontese, tra i quali il direttore generale dell’A.O. Città della Salute e della Scienza di Torino, Angelo Lino Del Favero; l’assessore alla Tutela della Salute e Sanità, Ugo Cavallera; il direttore Dipartimento Direzione Sanitaria A.O. Città della Salute e della Scienza di Torino, Roberto Arione; il direttore della S.C. Igiene ospedaliera e valutazione delle Tecnologie Sanitarie, Silvana Barbaro; il direttore della S.C. Qualità Risk management ed Accreditamento – A.O. Città della Salute e della Scienza di Torino, Giulio Fornero; e Oreste Rossi, europarlamentare, membro Commissione per l’Ambiente, la Sanità pubblica e la Scirezza alimentare. Con i loro interventi è stata posta in risalto l’esperienza del Presidio Molinette, soprattutto in tema di sicurezza del paziente e qualità dell’assistenza e controllo delle infezioni ospedaliere; che si è concretizzata strutturalmente nel gennaio 2005, anno in cui è stata definita l’istituzione nell’ambito del Dipartimento Direzione Sanitaria della Struttura Complessa di Igiene Ospedaliera, e della Struttura Complessa di Risk Management sanitaria, qualità e accreditamento. Tale esperienza ha portato nel 2013 al rinnovo nell’Atto Aziendale dell’assetto dipartimentale. Un altro aspetto dei lavori ha riguardato la situazione italiana ed europea più in generale attraverso dati e studi, che il lettore può reperire sul portale aziendale della Città della Salute e della Scienza di Torino (http://www.cittadellasalute.to.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2046&Itemid=).

Secondo i dati raccolti da SC-Sanità in cifre, il centro studi di Federazioni, il numero di infezioni ospedaliere stimato in Italia è compreso tra il 5% e l’8%, in quanto ogni anno si verificano circa 450-700 mila infezioni (soprattutto delle vie urinarie, seguite da infezioni della ferita chirurgica, polmoniti e sepsi), e nell’1% dei casi si stima che esse siano la causa diretta del decesso del paziente. Sebbene non tutte le infezioni siano prevenibili è stato stimato che il 30% sia potenzialmente evitabile con l’adozione di misure efficaci, in particolare, la singola azione di igiene delle mani è stata riconosciuta come uno degli elementi centrali per proteggere il paziente dalla trasmissione crociata di microrganismi. Ma nonostante questo semplice rituale quotidiano vi sono numerose evidenze di scarsa adesione a tale pratica da parte degli operatori sanitari: il tasso di adesione non supera il 50%; mentre il 70% circa deriva invece dalle condizioni cliniche e dall’insorgenza di ceppi resistenti agli antibiotici.

Per quanto riguarda la Regione Piemonte, nell’ambito degli obiettivi attribuiti alle diverse Asl, provvede ogni anno a definire progetti specifici per il controllo delle infezioni correlate all’assistenza. Nel 2009 ha inserito uno studio di prevalenza, e descritto in seguito (coordinato da Carla Maria Zotti, professore associato di Igiene generale e applicata del Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche. Nel periodo dicembre 2009-gennaio 2010 è stato condotto uno studio di prevalenza in 58 strutture ospedaliere della Regione subalpina con un totale di 11.976 letti di ricoveri ordinari e 429 posti-nido. Sono stati esaminati 7.841 pazienti con un tasso di reclutamento del 63,2%. Il Presidio ospedaliero Molinette (1.092 pazienti in regime di ricovero ordinario) ha condotto lo studio su un campione randomizzato di 463 pazienti, pari ad un tasso di reclutamento del 42%. Sono stati osservati nello studio piemontese 719 pazienti con infezioni correlate all’assistenza, con una prevalenza di pazienti infetti pari a 9,17%; di questi pazienti 59 erano affetti da due infezioni correlate all’assistenza, e il numero totale è risultato essere di 778 eventi.

In ambito europeo l’European Center for Disease Control (Ecdc) ha recentemente pubblicato i risultati di uno studio di prevalenza europeo condotto nel biennio 2011-2012, e mirato a stimare la frequenza di infezioni correlate all’assistenza e del ricorso agli antibiotici negli ospedali per acuti). A questo studio hanno partecipato 29 Paesi e 947 ospedali per un totale di 231.459 pazienti. Da tale studio è emerso che in Italia su 100 pazienti ricoverati in un giorno 6,3 presentavano una infezione correlata all’assistenza (infezione comparsa dopo 48 ore dal ricovero in ospedale o presente al ricovero in un paziente trasferito da un altro ospedale per acuti; questo rischio arriva fino al 14,8% in terapia intensiva, al 30,9% nei pazienti intubati, al 21,4% nei pazienti portatori di catatere venoso centrale, al 13,2% nei pazienti portatori di catetere urinario. Inoltre, su 100 infezioni, quelle più frequentemente riportate sono relative all’apparato respiratorio (24,1%), urinario (20,8%), del sito chirurgico (16,2%) e relative alle batteriemie (15,8%). Per quanto concerne la prevalenza di infezioni il confronto tra l’Italia e l’Europa, secondo i dati presentati dall’Azienda ospedaliera della Città della Salute e della Scienza di Torino, colloca il nostro Paese in una posizione in linea con la media europea: 6,6% in Italia contro il 6,0% in Europa (da 2,3% a 10,8% nei diversi Paesi), anche se la frequenza di alcune infezioni (ad esempio le infezioni correlate a catetere intravascolare) è più elevata rispetto alla media europea. Secondo gli esperti si potrà ridurre il numero delle infezioni sanitarie, quindi anche dei decessi: «passando da un’adeguata preparazione del personale sanitario ed infermieristico a rispettare le migliori condizioni igienico-sanitarie». Ma le infezioni correlate all’assistenza sanitaria comportano anche dei costi. In media, secondo i dati raccolti da SIC-Sanità in cifre, fanno aumentare di 7 giorni (minimo) la convalescenza di chi le contrae. Più specificatamente un’infezione del tratto urinario aumenta le giornate di degenza da 1 a 4 giorni; del sito chirurgico da 7 a 8 giorni, la sepsi da 7 a 21 giorni, mentre la polmonite da 7 a 30 giorni.

 

Foto Sanitaincifre.it 

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