LA “SCARSA CULTURA” PENALIZZA IL RISPETTO DEI NOSTRI DIRITTI

Forse non è totale utopia entrare nel merito delle conoscenze giuridiche, e per questo vale la pena farle anche un po’ nostre.

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

E se contro le ingiustizie per quei reati impuniti, con pena lieve o non proporzionata al reato, alle scarcerazioni facili (non certezza della pena), ci dedicassimo ad erudirci un tantino in materia di Diritto e di Giurisprudenza? La mia non vuole essere una provocazione ma un tentativo di entrare nel merito del comportamento della Giustizia, che dovrebbe tutelarci secondo la Costituzione e i 4 Codici: C.C., C.P.C., C.P., C.P.P., e purtroppo anche secondo l’orientamento politico di questa o quella fazione. Mi rendo conto che potrei rasentare l’utopia in quanto bisogna avere delle basi di studio in generale e giurisprudenziali in particolare; ma il fatto (per chi è in grado) di non avvicinarsi minimamente alla cultura giuridica in senso lato, si resta sempre più distanti da quello che dovremmo sapere. Ad esempio, si osservino le molte sentenze sia in Civile che in Penale, parte delle quali sono contestate ovviamente dai condannati e dai loro stessi difensori, ma il cittadino comune (come pure vittime e colpevoli di un reato) non sono in grado di comprendere se i giudizi espressi e le condanne loro inflitte sono realmente o parzialmente appropriate. Di primo acchito questo mio suggerimento, apparentemente ingenuo, potrebbe essere inteso come la prevaricazione di chi ha studiato la materia giuridica diventando addetto ai lavori sul campo, mentre se ben analizzato nelle mie altruistiche intenzioni, potrebbe illuminarci su certe “storture” pre, intra e post processuali, magari con gran fatica in quanto non cultori della materia; ma perché gettare la spugna e non provare a cimentarsi? Scene strazianti spesso diffuse dai mass media all’interno delle aule giudiziarie tra pianti, abbracci, applausi, maledizioni, minacce e imprecazioni d’ogni sorta e grado contro autori del reato e magari anche contro qualche membro della Giuria, sono ancor più lesive all’animo sommando dolore al dolore e, a volte, con qualche imprevedibile conseguenza… Personalmente non ho mai vissuto esperienze in Aula di Giustizia (una sola volta per seguire una udienza in sede penale per darne divulgazione giornalistica), ma piuttosto più volte ho affrontato questioni di “spicciola” burocrazia, lesiva ai miei diritti, e le ho sempre affrontate con il dovere-esigenza dell’informazione e dell’azione epistolare: solitamente con Raccomandata A/R; ma anche immedesimandomi in più occasioni nelle parti in conflitto con esiti che, secondo le ripetute cronache, hanno portato a condanna (definitiva) anche persone innocenti: circa 30 mila in questo ultimo trentennio. Non me ne vogliano giudici e avvocati, ma ben comprenderanno, se obiettivi e modesti, che rientra nella logica e nel diritto di chiunque sapere di che “morte si deve morire”; ecco quindi che a titolo di “conforto” il sapere o non sapere prima cosa eventualmente ci aspetta, soprattutto immeritatamente, può fare molta differenza. Per il profano le materie giuridiche come quelle scientifiche sono quasi totalmente inaccessibili, ma ciò a mio modesto avviso non sono una ragione sufficiente per non abbordarle, sia pur con un minimo tentativo.

Anni fa venni in possesso della pubblicazione “Un bel tacer non fu mai scritto – Manuale di autodifesa politico-legale”, edita nel 2005, a cura del Comitato Promotore della  “Campagna contro l’art. 270 e contro tutti i reati associativi”; peraltro con la precisazione in retro di copertina: “No copyright – Da riprodurre il più possibile e con qualsiasi mezzo”. Assai ricco l’indice diviso in due parti: gli organi inquirenti e le norme di procedura penale, e analisi dei reati che più comunemente vengono contestati a chi svolge attività politica. È un lavoro sicuramente un po’ datato ma ugualmente molto indicativo con molte nozioni essenziali, come ad esempio l’intercettazione ambientale, telefonica e della corrispondenza, di cui si sta discutendo molto in questi giorni ma che le varie parti interessate non si mettono d’accordo; come pure l’informazione di garanzia, provvedimenti limitativi e restrittivi della libertà, le misure di prevenzione, e la libertà della persona indagata. Inoltre, reati commessi nei discorsi e negli scritti (evidente riferimento alla diffamazione), riunioni e cortei, reati di associazione, etc. Il “Manuale”, secondo il Comitato promotore, cerca di essere il più aggiornato possibile (si tenga però presente il 2005 come data di edizione, ndr), sia per quanto riguarda l’introduzione di nuove norme e/o l’abrogazione di altre, sia rispetto alle nuove tecniche e regole di repressione, prevenzione e controllo sociale. Il testo fornisce inoltre “informazioni e suggerimenti” che non pretendono di avere carattere generale, ma possono rappresentare (…) uno strumento utile a non commettere ingenuità e grossolanità nelle più diverse situazioni: dal semplice volantinaggio al più complesso interrogatorio. Inoltre, scorrendo le corpose pagine de’ “Storia dei diritti umani” dello storico Marcello Flores (Ed. Il Mulino, 2008, pagg. 371, euro 25,00), si può acquisire una moltitudine di nozioni e di altrettante precisazioni come «L’attenzione per la tutela dei principi dei diritti umani è certamente più costante e articolata oggi che nel passato; ma questo non ha prodotto, automaticamente, un rafforzamento e una velocizzazione degli strumenti di intervento capaci di porre fine alle violazioni e a offrire riparazione alle vittime…». Ecco che in ogni “risvolto” della vita quotidiana è inevitabile avere a che fare con il concetto dei diritti (non eludendo i doveri) sotto tutti gli aspetti, e in non poche circostanze (negative) ci troviamo impreparati nell’affrontarle, soprattutto se le stesse hanno carattere giuridico o meramente burocratico.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *