LA PROLIFICA PRODUZIONE LETTERARIA DEDICATA A DON CARLO GNOCCHI

di Ernesto Bodini (giornalista e critico d’arte)

Forse non basterebbe una imponente biblioteca per raccogliere le innumerevoli pubblicazioni che riguardano il cappellano degli alpini, prima, e papà dei mutilatini e dei poliomielitici, poi, Don Carlo Gnocchi (San Colombano al Lambro 1902 – Milano 1956) e la sua omonima Fondazione (“Pro Juventute”). Un corpus letterario di grande rilevanza culturale e sociale che fa onore ad una figura tanto carismatica quanto meritevole di “santità”. Infatti, Don Carlo è salito agli altari della Beatificazione il 25 ottobre 2009, nella stessa piazza Duomo di Milano che aveva visto i suoi funerali. Il rito è stato presieduto da monsignor Angelo Amato (in seguito cardinale) come inviato del Santo Padre, all’interno della celebrazione eucaristica presieduta dal cardinal Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano. Un meritato “traguardo” che richiama alla memoria il suo sogno, divenuto testimonianza nel senso più concreto del termine, come ebbe ad affermare più volte: «Ho sempre cercato le vestigia di Cristo sulla terra con avida, insistente speranza. E mi è parso di veder balenare il suo sguardo negli occhi casti e ridenti dei bimbi, trasparire opaco nel pallido e stanco sorriso dei vecchi e mi è sembrato più volte che la sua ombra leggera mi avesse sfiorato nel crepuscolo fatale dei morenti».

E proprio “Il sogno – Don Gnocchi e la sua Fondazione” (Ed. Centro Ambrosiano, 2018, pagg. 211, € 14,00), scritto da Angelo Bazzari, presidente onorario della Fondazione, e da Oliviero Arzuffi, prolifico scrittore e consulente editoriale della stessa. Un contributo con l’intento di coinvolgere il lettore nella prodigiosa costruzione di un impero socio-assistenziale che giovò ai suoi piccoli mutilati e poliomielitici nell’immediato dopoguerra (sino agli anni ’70 si sono alternate circa 30 mila presenze nei vari collegi in Italia); oggi questi istituti, non più collegi ad internato, sono stati trasformati in Centri di cura ed assistenza (non solo in Italia ma anche in altri Paesi europei) in convenzione con le Asl, per il trattamento ad alta specializzazione delle più svariate patologie, in gran parte croniche ed invalidanti. Il lavoro dei due autori, corredato di alcune significative immagini, dedica anche alcune “spigolature” degli Scritti del sacerdote ambrosiano, nei quali incisive appaiono le parole amore, arte, carità, coscienza, dolore; ma anche fede, persona, scienza, riabilitazione e speranza… Quest’ultima come invocazione verso le nuove generazioni: «… fate che i giovani credano nel bene, non solo in quello ideale ed archetipo, ma in quello vivente e operante nel mondo. Anche nel mondo moderno perché, dopo tutto, questa è la verità. Chi di noi può essere pessimista? Bisognerebbe non avere occhi e non conoscere la storia intima di mille anime giovanili, che è storia di eroismi non indegni della prima generazione cristiana…».

I contributi letterari provengono anche dalle Facoltà universitarie e questo è certamente indice non solo dedizione per la Ricerca, ma anche volontà di far conoscere l’esistenza di un “prodotto” sociale affinché non vadano dispersi i valori della memoria e della lungimiranza. Ultima di questa particolare “dedizione” accademica la Tesi di Laurea della candidata torinese Maria Maddalena Audisio che ha intitolato “Don Carlo Gnocchi l’uomo, il sacerdote, l’educatore”, per l’anno accademico 2013-2014 discussa all’Università degli Studi di Torino nel Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione, per il Corso di laurea magistrale in Programmazione e Gestione dei Servizi Educativi e Formativi (relatrice la prof.ssa Maria Cristina Morandini). La neolaureata ha dedicato passione ed amore entrando nello spirito cristiano e sacerdotale di Don Carlo, evidenziando in gran parte la sua figura dedita alla ricostruzione della Persona, e quindi di educatore per il recupero nel fisico e nello spirito di tanti sventurati, segnati dagli effetti di una guerra fratricida che ha generato migliaia di mutilati ed orfani, e da un destino non meno crudele che fu causa di tanti casi di poliomielite. Solitamente dal punto di vista giornalistico non si fanno recensioni a tesi di laurea, ma in questo caso ho ritenuto utile dedicare un cenno a quest’ultima per mantenere vivo il ricordo di un benefattore dell’umanità, e nel contempo per far conoscere la continuità del suo sogno che, oggi, è una realtà per tanti altri esseri umani altrettanto bisognosi.
Nella foto in basso il Centro per la riabilitazione Don Carlo Gnocchi di Torino

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