“La nostra vita” il film di Luchetti raccontato da una socia del GDS


“La nostra vita” è un film del regista Daniele Luchetti che ha per protagonista l’attore Elio Germano ed in ruoli secondari Raul Bova e Luca Zingaretti. Il film racconta la storia di una coppia felicemente sposata che ha due bambini ed è in attesa del terzo. Il dramma arriva al momento del parto, la madre muore, lasciando il neonato Vasco alle cure del padre. Il quale, distrutto dal dolore, si butta a capofitto in un’impresa edile, alla ricerca di una solidità economica per la sua famiglia, con l’aiuto della cognata che si prende cura, inizialmente, dei tre nipotini. E’ bello vedere la solidarietà della famiglia di origine, di suo fratello, interpretato da Raul Bova che con la moglie lo sostiene al momento del bisogno. La trama del film si arricchisce anche del personaggio di un amico del protagonista, interpretato da Luca Zingaretti, che vive di espedienti e che cerca di aiutarlo come può, insieme alla sua compagna. Mi ha stupito piacevolmente vedere Luca Zingaretti capellone e spacciatore di droga che esprime molto più calore umano che nelle vesti del “commissario Montalbano”. L’attore protagonista, Germano, è bravissimo, perché interpreta davvero il suo personaggio e lo fa con tale naturalezza che sembra non reciti, trasmette le emozioni allo spettatore con molta intensità e sembra che le viva, queste ultime raggiungono il culmine nel finale, quando finalmente egli vince la rabbia e il dolore per la perdita della moglie e torna ad aprirsi alla vita, stringendo a sé i suoi tre figli piccoli, giocando finalmente nel “lettone” con loro, donando tutto l’amore che teneva chiuso dentro di sé.
Il film ha un valore, a mio avviso, anche di denuncia sociale, dipinge, infatti, la realtà del lavoro, in particolare nel campo dell’edilizia, mostrando tutte le difficoltà, la precarietà e le tragedie nascoste nell’ottica del profitto ad ogni costo. La storia di un guardiano di cantiere che muore e pur di non bloccare i lavori viene seppellito di nascosto, mi ha fatto venire “la pelle d’oca”. Il fatto, nel film, è solo narrato, non rappresentato, perché per una storia del genere ci vorrebbe un altro film.
E’ un bellissimo film, vero, a tinte forti ma con una sottile vena poetica. E’ consigliabile a tutti quelli che vanno al cinema per crescere, per pensare. Per chi è sofferente, è consigliabile tutt’altro genere, ad esempio una commedia brillante o un comico.
Monica Mascherini
Socia dell’ente di promozione sociale Il Granello di sale

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