LA GIUSTIZIA E IL POPOLINO

Di Marcella Onnis

È ormai risaputo che l’unico, grande problema che sta a cuore agli italiani è la giustizia. Ce lo ripetono continuamente il Governo e la sua maggioranza per cui non c’è motivo di dubitarne.

I guai veri dell’Italia sono i giudici politicizzati (praticamente tutti, tranne quelli – bravissimi – che condannano esponenti dell’opposizione), le leggi (Costituzione in primis) che regolano in maniera discutibile l’equilibrio tra i tre poteri (permettendo al potere giudiziario di intromettersi nel campo di azione del potere esecutivo; mettendo freno al secondo quando cerca giustamente di controllare il primo; prevedendo che il potere legislativo spetti ad un organo diverso da quello che detiene il potere esecutivo …), le intercettazioni, le indagini e i processi che coinvolgono le massime cariche dello Stato (incarichi ricoperti solo da persone al di sopra di ogni sospetto e che, pertanto, devono essere protette da persecuzioni giudiziarie montate sul nulla).

Così ci raccontano i nostri governanti.

Eppure, capitando un giorno in un’aula di un tribunale civile, queste certezze tendono un po’ a vacillare.

Per prima cosa, ci si rende conto che la giustizia non riguarda solo il diritto penale, ma anche il diritto civile e quello amministrativo, in tutte le loro ramificazioni (diritto del lavoro, diritto societario, diritto di famiglia, diritto dell’ambiente …), per cui i giudici si occupano sia di omicidi, criminalità organizzata, prostituzione, tangenti, e appalti truccati che di liti condominiali, sfratti, concorsi, licenziamenti e via dicendo.

In secondo luogo, ci si trova davanti ad una verità oggettiva e cioè che la giustizia non è lenta solo nel penale, anche se non lo sentiamo dire.

E perché la giustizia civile è lenta (quella amministrativa lo è meno perché minore è la mole di lavoro … e perché molto oneroso è, per i cittadini, accedervi)? Perché il sistema è arretrato e inefficiente: i verbali delle udienze vengono scritti a mano (sì, proprio così); l’ordine con cui il giudice esamina le cause è determinato dalla puntualità degli avvocati di parte e dalla loro destrezza nel piazzargli dinanzi il proprio fascicolo; le aule sono scomode, sovraffollate e chiassose come piazze di mercato; le norme procedurali sono talmente burocratiche da risultare, spesso, ridicole (ad esempio, si fanno udienze esclusivamente per chiedere l’ammissione di un mezzo di prova); i tempi per ottenere una sentenza sono biblici.

Per la cronaca, le udienze che vediamo a Forum o in altri programmi televisivi sono pura fantascienza: il giudice non indossa la toga e non ha neppure il martelletto per richiamare all’ordine i presenti!

Ma tutto questo interessa il popolino: non possiamo pretendere che i politici si occupino pure di questo. Del resto, non lavorano già per noi?

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