La finanza sociale può cambiare il mondo?

In epoca di crisi mondiale, è difficile immaginare l’opera sociale come un business non solo redditizio per la comunità ma addirittura economicamente trainante. Eppure sembra essere proprio questa la tendenza in atto nel mercato mondiale.
Le cause di questo inaspettato (per i non esperti del settore) cambiamento, sembrerebbe risiedere proprio nelle difficoltà economiche che coinvolgono tutti gli stati del pianeta. Le ONG (Organizzazioni Non governative), le Fondazioni filantropiche e gli enti benefici, stanno dimostrando una spiccata capacità nel creare solide reti collaborative con altri attori del sistema economico, rivelandosi decisamente più capaci di molte altre aziende.
Fare del bene alle persone meno fortunate e nello stesso tempo risollevare l’economia sembrerebbero dunque essere due tendenze che mutano di pari passo, rendendo di fatto la filantropia un’attività indispensabile sotto molteplici punti di vista.
Negli ultimi anni le operazioni filantropiche, generalmente promosse dai più importanti gruppi imprenditoriali del pianeta, sono aumentate quantitativamente del 10%, ma è migliorata notevolmente anche la qualità degli interventi progettati, che riguardano principalmente l’implementazione delle risorse a disposizione nei cosiddetti Paesi del Terzo Mondo, l’attuazione di politiche ambientali che migliorino la sostenibilità di infrastrutture e servizi e il consolidamento dei sistemi di telecomunicazioni mondiali.
La media delle cifre investite, invece, va dal 5% al 20% del fatturato netto annuo.
Penalizzati in questo quadro d’interventi sono i beni culturali, un tempo nelle grazie degli investitori, e considerati oggi meno “urgenti” da soccorrere.
I filantropi italiani
Nel Paese con il maggior numero di opere d’arte e monumenti al mondo i moderni filantropi stanno assumendo un ruolo sempre più importante nell’ assetto economico e sociale.
Dal “padre adottivo del Colosseo” Diego Della Valle, patron del marchio Tod’s, (che recentemente ha donato un’ingente somma di denaro al comune di Roma per finanziare degli interventi di conservazione sull’Anfiteatro Flavio), arriva una proposta importante ed efficace, rivolta a tutte le aziende italiane: donare l’1% del proprio utile netto al welfare nazionale, finanziando interventi mirati che vanno dalla tutela di anziani e bambini alla disoccupazione giovanile, oggi ai massimi storici.
Nel caso del gruppo Tod’s questa cifra ammonterebbe a 1,5 milioni di euro, ed è stato calcolato che, se le sole aziende del Mib 40 (Della Valle si rivolge in primis a loro) rispondessero all’ appello, sarebbe possibile raccogliere ben 150 milioni di euro in un colpo solo.
Una cifra che ha dell’incredibile, soprattutto se considera la marginalità di questi numeri per le aziende più grandi d’Italia.
Un caso completamente diverso è quello di Francesco Corallo, il principe italiano delle slot machines, da sempre appassionato di viaggi, che attraverso il suo blog personale racconta al mondo delle sue numerose spedizioni di solidarietà, che negli anni hanno coinvolto svariati paesi nel mondo, nel quale sono stati promossi e realizzati interventi benefici legati soprattutto all’ ambiente e allo sviluppo delle tecnologie locali.
La filantropia del XXI secolo si manifesta dunque in forme molto diverse tra loro, che concorrono a rafforzare il potere economico dell’imprenditoria sociale, ragionevolmente considerata il prossimo pilastro dell’economia mondiale.