Arte a Cagliari: l’uovo cosmico di Aramo, Ibba e Pisano
Sabato 5 maggio 2012: Cagliari si sveglia sotto i raggi di un sole caldo e senza vento. Per alcune ore gode di una bella anticipazione di estate fino a che, nel pomeriggio, una cappa grigia non nasconde il sole, facendo scendere (di poco) le temperature e salire (di molto) il malumore degli abitanti della città.
Fortunatamente, questo weekend il capoluogo sardo offre una più che valida alternativa al mare e alla sabbia del Poetto: la manifestazione “Monumenti aperti”.
Della sua ricca offerta culturale scelgo l’esposizione dello studio d’arte “Equilatero”, la cui inaugurazione ufficiale è prevista per le 18, in via Lamarmora n. 54.
Protagonista dell’evento un’opera-installazione sul tema dell’uovo cosmico, nata dall’interazione tra il design di Michele Aramo e la pitturadi Fabrizio Antonio Ibba e di Anna Maria Pisano.
Chiedo agli artisti di spiegarmi la nascita e il significato di quest’opera, composta da una sedia e da due lavori pittorici. Nei momenti di difficoltà molti uomini si defilano e, purtroppo, Fabrizio e Michele non fanno eccezione, quindi l’onere di rompere il ghiaccio se lo deve accollare Anna Maria:
«Questo progetto è nato in questo modo: io e Fabrizio abbiamo collaborato con Michele per un’altra esposizione ed è stata una collaborazione gratificante e molto stimolante. Tutto ciò ci ha incoraggiati a proseguire l’esperienza e da li è nato questo ultimo lavoro sul tema dell’uovo cosmico. Esso nasce partendo da un progetto di Michele al quale stava già lavorando. Abbiamo pensato di fare un’installazione in maniera tale da associare alla sedia progettata da lui, i due lavori pittorici che riprendono lo stesso tema.»
Su mia richiesta, Anna mi conferma che la sedia è il punto di partenza e che i due quadri sono stati creati dopo:
«Sì, sono nati apposta per quest’installazione. Quello dell’uovo cosmico è un tema che abbiamo sposato totalmente e abbiamo cercato di rimanervi fedeli: ognuno l’ha sviluppato con la propria sensibilità e le proprie conoscenze. Da lì poi è nata l’idea di fare un lavoro che si richiudesse come una sorta di scatola magica; infatti, queste due cornici – progettate dall’intero gruppo e realizzate prevalentemente da Michele, che ha un’ottima manualità – si chiudono e diventano una scatola.»
Durante la spiegazione dell’artista, noi visitatori ci rendiamo conto che effettivamente i due pannelli sono uniti e che possono essere, appunto, richiusi come una scatola, diventando un unico oggetto.
“Una valigia dell’arte”, commenta qualcuno.
Anna ci fa notare anche che uno dei pannelli (quello raffigurante il Pinocchio racchiuso nell’uovo, realizzato da Fabrizio) ha forma concava, mentre l’altro (quello con le quattro uova, realizzato da lei) convessa. Il pannello concavo – ci spiega – rappresenta un’entità ancora in germinazione; invece, l’altro, con la sua forma convessa, che emerge all’esterno, rappresenta la realtà quasi formata, così com’è, conclamata. Quindi ci illustra i simboli raffigurati nel suo quadro:
«Al centro c’è il sigillo di Salomone (anche conosciuto come Stella di Davide), che il re si portò appresso tutta la vita perché in mezzo riportava il nome di Dio e serviva come amuleto scaccia-demoni e richiamo per gli angeli. Poi c’è l’uovo ripetuto quattro volte perché quattro sono gli elementi da cui scaturisce ogni creazione [aria, acqua, terra e fuoco, ndr]. C’è, infine, l’Uroboro [che simboleggia la natura ciclica delle cose, ndr] di cui esistono diverse raffigurazioni e che qui è rappresentato come un drago [anch’esso ripetuto quattro volte, ndr]. In pratica sono partita da questa domanda: “Chi è nato prima: l’uovo o la gallina?” Non c’è risposta perché il ciclo è continuo, non c’è un inizio né una fine. E questo è ciò che ho voluto rappresentare nel mio lavoro.»
Michele mi conferma che quest’installazione vuole comunicare il senso della continuità e aggiunge che la presenza stessa di Pinocchio è un simbolo, perché già il personaggio letterario ha in partenza un suo complesso significato.
Quindi interviene anche Fabrizio per spiegare, su richiesta di un visitatore, perché ha voluto racchiudere Pinocchio dentro un uovo:
«Perché è il simbolo di un burattino che sta per nascere. Quella che ho rappresentato è una trasformazione [più che una genesi, ndr].»
Un altro visitatore commenta che, in effetti, anche il Pinocchio di Collodi racconta una trasformazione: quella del burattino di legno che diventa bambino.
In modo del tutto naturale, il dialogo tra artisti e pubblico si evolve, passando dallo schema maestro-allievi a quello di conversazione tra pari: Michele, Fabrizio e Anna lasciano, infatti, spazio alle impressioni e intuizioni di noi osservatori. E da questa condivisione, da questa partecipazione, l’opera – già frutto di un lavoro a più mani – ne esce, se possibile, ancor più arricchita poiché il suo significato diventa patrimonio comune di un gruppo ancora più ampio. E chi ha orecchie per intendere …