“Donne ordinariamente straordinarie”: Maria raccontata da Viviana

Cari amici, ecco l’ultima testimonianza in gara per la nostra iniziativa dedicata alle donne che, nel loro piccolo, rendono o hanno saputo rendere onore al genere femminile. Si tratta di una lettera in cui Viviana parla di sua madre Maria.

Salve a tutti, mi chiamo Viviana e vorrei raccontarvi la storia di una donna di nome Maria, che è mia madre.

Sarà scontato parlare della propria madre e vederla come una donna straordinaria ma anche io voglio provare a parlarne.

Lei  è figlia unica, cosa  che l’ha fatta soffrire molto, e da piccola aiutava molto mia nonna nel suo negozio. Un giorno però mia nonna si ammalò e lei dovette lavorare da sola nel negozio, badare alla casa sola, andare in ospedale da sua madre, preparare da mangiare per il papà e studiare per la scuola, a soli 16 anni.

Le cose peggiorarono col tempo e i miei nonni dovettero chiudere il negozio, e mia madre dovette abbandonare la scuola che tanto amava frequentare.

Pochissimo tempo dopo conobbe un ragazzo, mio padre: questa storia fu ostacolata da entrambe le famiglie perché mio padre veniva da Catania e a quei tempi non conoscere la discendenza delle famiglie era problema, così in meno di un anno i miei si sposarono per cercare di non permettere a nessuno di dividerli.

Sembrava che tutto si stesse sistemando finalmente: arrivò il matrimonio, arrivai io, poi mio fratello, tutto sembrava tranquillo. Invece no, la malattia di mia nonna è progredita, portando tantissima sofferenza fisica e psicologica a mia madre.

Un giorno di Luglio mia nonna ci lasciò: un dolore immenso,ormai per Maria quella non era più  “sua madre” ma “sua figlia”, si erano invertiti i ruoli, visto come la curava ed accudiva.

Pochissimi mesi dopo si ammalò lo zio di mia madre che viveva da solo, e dopo 3 mesi dalla morte di mia nonna, mia madre si ritrovò a ricominciare lo stesso calvario che aveva vissuto per anni.

Di nuovo i sacrifici per mia madre: io ero cresciuta e cercavo di aiutarla a casa. Questa vita è durata per altri anni e mia madre sempre a fare sacrifici senza mai lamentarsi.

Quattro anni fa, ad Ottobre, è venuto a mancare pure lui, e ad agosto dell’anno successivo, quando sembrava che finalmente stava regnando un po’ di serenità nella nostra casa, è successo un fatto che ci sconvolse tutti.

Mio nonno, padre di mia madre, che passeggiava tranquillamente per la piazza di Bagheria, fu investito da qualcuno che senza scrupoli scappò senza prestargli soccorso. La gente che era lì lo soccorse e chiamò l’ambulanza. Subito la corsa in ospedale senza sapere se era vivo e come stava. Lui che era un uomo ancora indipendente e autosufficiente all’età di 85 anni subì un cambiamento radicale alla sua vita.

Dopo l’intervento che gli venne fatto per sistemare la gamba, si risvegliò dall’anestesia una persona totalmente diversa, non ci riconosceva più, era nervoso, non capiva più nulla, l’anestesia gli aveva fatto male al cervello. Col tempo la gamba guarì ma il suo cervello subì danni che non si sono più potuti curare, nonostante le tante visite neurologiche che ha fatto. Adesso lui è da 3 lunghi anni che è sempre a letto: a volte capisce e ci regala quei pochi secondi di lucidità in cui ci riconosce e  poi scompare di nuovo. La sofferenza di mia madre si è amplificata ritrovandosi all’improvviso un padre in quelle condizioni.

Io ora vivo sola con lei: il nonno lo accudiamo entrambe e usciamo a turno, e mia madre si ritrova nella situazione in cui era stata con sua madre e suo zio. Passano gli anni ma la situazione nella vita di mia madre non è mai cambiata, lo accudisce come un bimbo, non gli fa mancare nulla. Io e mia madre non sappiamo più che significa avere una vita nostra: uscire insieme come fanno mamma e figlia, fare compere insieme, una gita in famiglia,vita difficile.

A tutto questo si aggiunge il fatto che io e mia madre siamo in Sicilia, separate da mio padre e mio fratello che sono partiti al nord per lavoro, e scendono qui una volta al mese.

Siamo una famiglia completamente distrutta dal dolore e dalla distanza, ma unita in un modo incredibile.

Spesso dico a mia madre: “quando il nonno non ci sarà più tu parti e raggiungi papà al nord con mio fratello, e finalmente vivi la tua vita felice, senza pensare a me che rimarrei qui in Sicilia”. Ma lei mi risponde: NON TI LASCIO PERCHE’ TU, ANCHE SE SEI GIOVANE, NON MI HAI MAI ABBANDONATA.

Continua a preoccuparsi per gli altri, anche per me che l’ho delusa in alcune cose, e prima di se stessa mette sempre il prossimo e le persone che ama, mai una lacrima, mai un momento di debolezza, ma so che da sola la tristezza la riempie.

Scrivendo mi sono resa conto che la storia di mia madre è più pesante di quanto immaginassi: così mi sono fermata dallo scrivere, perché non sapevo se era giusto mandare questa lettera o no, vista la storia difficile e pesante per chi legge, ma poi mi son detta non vincerà, non verrà letta, non piacerà, ma io voglio dirle che sono orgogliosissima di lei e forse per una volta ho trovato un modo carino per dimostrarglielo, parlare di lei, e lei sa quanto è difficile per me parlare della nostra situazione familiare, ma ci sono riuscita e di questo ringrazio voi che me ne avete dato la possibilità.

Distinti saluti,

Viviana.

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