Donare un buon libro è saggezza e investimento
di Ernesto Bodini
(giornalista e opinionista)
Anche in tempi di congiuntura non si può non pensare alla cultura come “conforto” di chi la esercita, di chi la assorbe attivamente o passivamente. Ed anche in tempi di festività tradizionali non si può eluderla come non si può non pensare di fare un dono a chi riteniamo meritevole delle nostre attenzioni, o magari anche perché ci troviamo nella condizione di “sdebitarci”. Ma perché pensare alla cultura per fare un dono? Io ritengo che donare un buon libro sia un atto non solo intelligente, ma anche se non soprattutto un gesto di elevata considerazione dell’intelletto umano, giacché sia chi dona che chi riceve ha modo di arricchire il proprio bagaglio culturale: il primo con la sapienza di individuare il titolo dell’opera da omaggiare, il secondo con la delicatezza di apprezzare tale scelta e farla sua anche interiormente. Donare un libro potrebbe essere talvolta particolarmente impegnativo sia per l’infinita varietà di titoli che per individuare i “gusti e le passioni” del ricevente il dono. Per coloro che sono incerti nel fare tale scelta, può essere utile ricordare un vecchio manifesto (come ha riportato ieri in una breve il Corriere della Sera) dedicato al valore del Libro come regalo, e recitava testualmente: «È bello regalare un libro perché è un modo diverso per dire Ti amo; un modo insolito per dire Ti penso; un modo intelligente per dire Grazie». Un invito che richiama quanto sosteneva la scrittrice francese Marguerite Yourcenar (1903-1987): «Istituire biblioteche e librerie è come edificare granai pubblici, ammassare riserve contro un imminente inverno dello spirito».
Espressioni di mera saggezza, un vero e proprio toccasana per un Paese sempre più povero di cultura (il 60% degli italiani non legge un libro all’anno), tanto da non saper apprezzare chi possiede meriti e valori volti alla crescita individuale ma anche collettiva. Personalmente da anni arricchisco continuamente la mia libreria con prodotti letterari e scientifici di pregio, sia come contributo al mio fin troppo piccolo sapere che per odorare quel profumo di carta stampata, spesso inconfondibile e che solo chi è affetto da “anosmia culturale” non sa distinguere e tanto meno apprezzare. Ma per incrementare la mia passione per il leggere, lo scrivere e quindi per il sapere della scienza altrui, da tempo amo farmi omaggiare “Tesi di Laurea” nelle più svariate discipline; una fonte ricchissima di quel sapiente nozionismo proveniente dai diversi Atenei, e quindi fonte di appagamento, anche per ricordare a chi non legge che un buon libro è come un giardino che si porta in tasca, e che un libro chiuso è un semplice blocco di carta.