Cercate lavoro? Occhio alle truffe!

cercare lavoro

cercare lavorodi Marcella Onnis

Cercare lavoro di questi tempi è un’esperienza frustrante, soprattutto per chi appartiene alla categoria degli over 30, ossia chi per il mercato del lavoro non è più giovane: ore passate a spulciare annunci, spesso simili se non proprio replicati, il più delle volte scritti male, con informazioni incomplete o non rispondenti al vero (cioè con quelle caratteristiche che – com’è noto – un curriculum non deve, invece, avere mai). Si incappa così in offerte in cui, magari, si richiede bella presenza anche per fare la telefonista o in cui si offrono compensi proporzionali all’impegno e/o ai risultati per lavori per cui sono richiesti età massima 29 anni, laurea preferibilmente accompagnata da formazione post-lauream specifica, esperienza pluriennale nel settore, ottima conoscenza della lingua inglese (ed è gradita la conoscenza di altra lingua straniera), propensione a lavorare per obiettivi e in team, possesso di auto propria, disponibilità a lavorare su turni, compresi weekend e festivi, e a compiere trasferte su tutto il territorio nazionale, ecc. ecc… Ovviamente con possibilità di carriera, ché non li si scambi per approfittatori.

Bisogna ammettere, però, che cercare lavoro può essere anche un’esperienza arricchente, perlomeno dal punto di vista linguistico. S’impara, per esempio, che cos’è un dialogatore sociale  (promoter per organismi no profit) e si apprende che locuzioni come “operatore di call center outbound” o “attività di teleselling” sono desuete e che i datori di lavoro preferiscono utilizzare un più vago “consulenti di vendita” o un più sostenuto “funzionari di call center”, perlomeno nell’oggetto dell’annuncio: all’interno del testo, qualcuno addirittura esplicita chiaramente il tipo di attività realmente proposta.
Insomma, fin qui un quadro sconfortante ma comunque legale. Altrettanto non si può dire, invece, per il caso che sto per raccontarvi.

Qualche mese fa ho trovato un annuncio di lavoro di una certa ditta Cocco che selezionava commessi per un negozio di giocattoli di prossima apertura a Cagliari. L’annuncio era molto dettagliato e già questo avrebbe dovuto insospettirmi: quando si tratta di elencare i requisiti richiesti, gli annunci sono sempre molto specifici, ma quando si passa alle condizioni contrattuali, soprattutto economiche, le lacune abbondano. Purtroppo, però, può accadere che se da mesi cerchi invano un lavoro, il sospetto neanche ti viene: pensi solo a mandare subito il tuo curriculum. E così ho fatto io.
Neanche due settimane dopo, ho ricevuto una risposta da una certa Silvia Cocco, che sembrava essere la titolare dell’azienda, in cui mi diceva di essere interessata alla mia candidatura, ma aggiungeva anche che “Prima di poterle fissare la data e l’orario del colloquio abbiamo bisogno di verificare inoltre, il suo casellario giudiziale […]. Pertanto la prego di inviarmi in allegato a questa email il suo casellario giudiziale e penale. Qualora lei non abbia tale documento, possiamo richiederlo noi, con il suo consenso, e deve quindi inviarmi una copia scannerizzata o fatta dal telefono di: fronte e retro di carta d’identità e fronte e retro del codice fiscale. Importante che tali documenti siano a colori e ben visibili così come i bordi.”
Ora, già il fatto che mi fosse arrivato un riscontro alla mia candidatura e che addirittura la trovassero interessante (non avendo esperienza come commessa) avrebbe dovuto accendermi un campanello d’allarme, ma la voglia di credere che ci fosse finalmente un’occasione per me era troppo grande. Voi direte: “Sarebbe più normale fare queste eventuali verifiche dopo che il candidato supera il colloquio, non prima. E poi, chi è che, in Italia, spontaneamente e senza che sia necessario, decide di compiere adempimenti burocratici, addirittura offrendosi di farlo al posto dell’interessato?!”
La disoccupazione prolungata è una brutta bestia, vedete: rende (più) cretini, come sanno bene quelli che compiono queste truffe.

Stupidamente, quindi, il giorno stesso ho risposto all’e-mail inviando i documenti richiesti, perché ovviamente non disponevo del mio casellario. Per la precisione, come indicato dalla fantomatica Silvia Cocco, ho inviato quanto richiesto a un’altra casella di posta elettronica, all’attenzione di una certa Claudia Bonanni. Dopo l’invio, ho ricevuto questa risposta automatica: “Le confermiamo la ricezione della sua email finalizzata alla candidatura lavorativa, tuttavia stiamo al momento finendo di valutare alcune figure provenienti da altri canali di reclutamento. Qualora non riceverà un contatto telefonico entro 7 giorni lavorativi, la sua candidatura cosi come i dati personali inviati, verranno automaticamente eliminati dal nostro sistema in conformità alla protezione dei dati personali (Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196)”.
Bene, nella mia profonda ingenuità, pensate che per questa risposta ho persino esultato: finalmente qualcuno che si degnava di dare un riscontro e di indicare un termine scaduto il quale la candidatura potesse considerarsi scartata. Da tempo andavo, infatti, dicendo che chi cerca personale potrebbe benissimo adottare questo semplice sistema che, senza fargli perdere tempo, consente a chi cerca lavoro di non restare appeso a inutili speranze. A quanto pare, però, quasi nessuno, eccetto appunto i truffatori, lo adotta: come accaduto per il mutuo, oggi anche il “Le faremo sapere” da incubo è diventato sogno.

Poiché l’apertura del negozio era annunciata per metà settembre, arrivati a questa data ho dato per certo che la mia candidatura fosse stata scartata: un finale deludente che, però, sarebbe stato lieto in confronto allo scenario che mi si è prospettato qualche giorno fa, quando, parlandone per caso con un’amica, ho scoperto che questo annuncio probabilmente era una truffa. Come si fa sempre in questi casi, ho fatto una ricerca su internet e ho avuto conferma che aveva ragione. Ho persino trovato una pagina Facebook, che ne parla: https://m.facebook.com/SpottedQuartu/posts/747911088645855

Naturalmente l’annuncio non è più on line e pare che le caselle di posta utilizzate per questa truffa siano state chiuse, ma è ovvio che questo non sia un caso isolato. E se tanto mi dà tanto, episodi simili si staranno verificando anche in altre regioni, soprattutto al Sud e nelle Isole dove i tassi di disoccupazione sono maggiori e dove, dunque, è più elevato il numero delle potenziali vittime come – io credo – quello dei potenziali truffatori. Inutile nascondersi, infatti, che guadagnare con attività illecite sia più semplice che farlo restando nei confini della legalità.

polizia postaleSe, quindi, doveste incappare in un annuncio sospetto, vi consiglio di segnalarlo alla Polizia postale. Se poi, come me, siete già caduti in una di queste trappole, dalla Polizia postale recatevi subito. Nel caso in cui non sappiate se i vostri documenti siano stati effettivamente utilizzati, probabilmente sarete invitati a fare una semplice segnalazione, che resterà agli atti ma che non potrà far scattare le indagini (sulla truffa Cocco giocattoli, la Polizia postale di Cagliari aveva già ricevuto segnalazioni prima della mia). Se, invece, sapete già che i vostri documenti sono stati utilizzati (e gli usi possono essere vari: attivazione di carte ricaricabili, conti per siti di gioco on line, …), potete sporgere querela e la Polizia potrà attivarsi per i conseguenti accertamenti.

Concludendo, faccio il mio in bocca al lupo a tutti coloro che cercano un lavoro e invoco per tutti noi la protezione da ogni tipo di fregatura. Quanto a chi le fregature le propina, o almeno ci prova, gli auguro di essere messo presto in condizioni di non nuocere. E, per esser più certi che capisca la lezione, invoco la Provvidenza affinché gli riservi un bel contrappasso: della condizione di debolezza altrui, di questa e tantomeno di quelle più gravi, è da miserabili approfittare, per cui miserabilmente si merita di finire.

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