Raccontonweb: “Argento vivo” di Lucia Bonanni

scogli marini

scogli mariniArgento vivo

Nell’aria già si sentivano annunci d’estate. Il mare sciabordava lento sugli scogli e lento s’adagiava sul litorale sabbioso. Qua e là sulle porosità della pietra, mucchietti di alghe ricordavano le mareggiate dei giorni precedenti, mentre col vento salmastro giungeva il lamento dei gabbiani che planavano in cerca di cibo.

Come era solito fare, quando era bel tempo, Massi aveva indossato il suo cappellino a quadretti, aveva preso qualche giocattolo, la cannina di bambù e si era avviato verso la porta di casa. I suoi luoghi preferiti erano i moletti e  gli scogli piatti e tanto gli piaceva aspettare che qualche pesciolino curioso si lasciasse tirare su.

Per la fretta di uscire, si era dimenticato di prendere la scatolina con i bachini di sego e nella composta di detriti aveva trovato soltanto pezzetti di legno, gusci vuoti ed alghe arruffate. Ormai persuaso a dover desistere, si lasciò catturare da un qualcosa d’insolito che riluceva come gocce di mercurio saltellante.

“Ma è un pesciolino! Bisogna salvarlo!”.“Grazie, Massi, adesso sto decisamente meglio! Purtroppo non ho saputo resistere a quei pezzetti di lombrico e adesso eccomi qua”.  Disse Argento Vivo, nuotando nel secchiello.

È vero che le belle giornate si allungano fino all’inverosimile, ma è anche vero che il sole si tuffa comunque in mare per lasciare posto alla notte. Un ultimo saluto e il pesciolino nuotò libero e felice a ridosso degli scogli mentre Massi si avviava verso casa, pensando di ritornare ogni giorno in quello stesso posto.

“Aspetta! Aspetta, Massi, non te ne andare! Ci sono anch’io qui tra i detriti dove hai scovato Argento Vivo!” Attaccato al lembo di un’alga, impaurito e stanco per la lunga attesa, stava un granchietto  che cercava di uscire da quelle catene di silice e clorofilla.

“Massi, lo so bene che hai paura dei granchi…”.“La libertà é cosa preziosa per tutti, caro Gervaso, un’altra volta, però, presta più attenzione a quello che fai”. E con tocco delicato accompagnò il piccolo crostaceo verso la riva rugosa.

Argento Vivo non sapeva ancora che nei dintorni del suo Borgo marino si aggirava una presenza sconosciuta e inquietante. Nessuno dei suoi compaesani aveva avuto il coraggio di avvicinarsi all’anfratto roccioso dove si trovava il nascondiglio del nuovo arrivato. Qualcuno sosteneva che poteva trattarsi di un grosso pesce d’acqua dolce, altri ritenevano che si trattasse di una grossa anguilla, altri di entrambi.

All’imbrunire anche il mare diventa scuro e al diminuire dell’intensità luminosa corrisponde sempre il momento più pericoloso per restarsene fuori a gironzolare per le strade ormai deserte. Quella sera a casa di Argento Vivo gli squilli del telefono sembravano ripetersi con richiami convulsi e scuotere di colpo il silenzio.

“Sono la mamma di Randagio, i ragazzi sono lì da lei?”. “Purtroppo non si è ancora visto nessuno, tra l’altro mio figlio ha pure dimenticato il cellulare e le chiavi di casa”.

All’altezza della colonia di Coralli il traffico era bloccato a causa di un brutto incidente.  Un pesce san Pietro ed un pesce Luna erano stati aggrediti ed i rottami del  motorino su cui viaggiavano, erano andati a finire sul fondo. Che ingorgo e che confusione che si erano creati in quell’ora che non agevolava neanche i soccorsi! E poi, come se non bastasse, una Torpedine Marezzata si lamentava che gli organi elettrici che aveva ai lati del capo, non funzionavano più, il pesce Spada diceva che avrebbe dovuto di nuovo passare dal fabbro per affilare la lama, una giovane Orata non si dava pace che le sue pinne dorsali erano tutte scarmigliate e le sue  lunghe ciglia ripiegate verso il basso, un pesce Pagliaccio era infastidito dal fatto che la sua livrea si era tutta scolorita e doveva portarla ancora in lavanderia.

“Ma che diamine! Un po’ di decenza! Ci sono due ragazzi spariti nel nulla e voi pensate alle stupidaggini!” esordì una Rana Pescatrice, giunta di corsa sul posto.

“Diamoci da fare… bisogna fare in fretta prima che succedano altri guai”, aggiunse la Signora Tonno, caracollando affannata. Occorreva stabilire al più presto un piano d’intervento e come sempre non mancò il solito “C’ho un’idea” del  Cavalluccio Marino.

“Che sarà successo!”, pensò fra sé e sé Massi. “È ormai trascorsa un’intera settimana e del mio amico neanche l’ombra!”. “Eccomi, eccomi! Sono qua… sono qua…” gridò a squarciagola quel monello di un pesciolino a pelo dell’acqua. “Ma dove ti eri cacciato. Sono giorni che non ti fai vedere”. “Ascolta, ascolta cosa ho da dirti” replicò, ansimando Argento Vivo. “Il paese è tutto in fermento, dobbiamo stanare quei due personaggi e renderli meno invadenti. Io dovrò fare da esca”. “Ma che dici! E poi come farai, tu che in confronto a loro sei così minuscolo!”, si affrettò a commentare Massi. Allora Argento Vivo prese a raccontare di un pesce lucente che un povero contadino usava come faro per le barche che rientravano dalla pesca notturna, e poi ci sarebbero stati gli amici ad aiutarlo in questa impresa che sembrava quasi una follia.

Il giorno stabilito la Rana Pescatrice, la Torpedine Marezzata, la Razza e il pesce Spada andarono ad appostarsi fuori dal rifugio, nascosti dai nugoli di Cavallucci che nuotavano tra le alghe fluttuanti. Tutti gli altri se ne stavano tra i cannoni incrostati di un vecchio galeone che da anni giacevano tra la sabbia del fondo. Argento Vivo non si face attendere e con la sua solita audacia si esibì in evoluzioni sorprendenti. Il silenzio si face assordante, niente si muoveva, tutto taceva. Il temerario eroe per non destare sospetti, si allontanò tra gli Anemoni colorati e soltanto quando sentì il segnale convenuto, tornò a piroettare dinanzi all’imboccatura del riparo più lucente e più mirabolante del solito. Incuriositi dall’inusuale bagliore che rischiarava l’acqua, i due tipacci si affacciarono dal loro nascondiglio, attirati anche dai lunghi raggi della Rana Pescatrice e dalle onde elettriche della Torpedine Marezzata. L’acqua del mare gorgogliava e si rimescolava con rumore pauroso e la battaglia si fece talmente cruenta che i nostri amici furono sul punto di arrendersi e lasciare il campo. Ma ecco che in loro aiuto, sopraggiunse l’Hippocampo Dorato. Nella coda prensile agitava un rametto e gli influssi fatati della pianta non si fecero attendere.

Ma il granchietto dov’è finito! L’avevamo lasciato che si era appena nascosto sotto la sporgenza di uno scoglio e adesso che c’era bisogno di lui, non si faceva vedere.

“Presto, presto, venite qui ad aiutarmi.” disse il povero Gervaso esausto per il troppo lavoro. “Aiutatemi a gettare in mare queste manciate di cibo in modo che i nostri amici possano rifocillarsi a dovere! Appena Argento Vivo si é tuffato in mare, sono uscito dal mio nascondiglio e Massi mi ha dato la sua merenda”.

Il sole stava ormai per sorgere e un nuovo giorno avrebbe portato chiarore fino al fondale dove adesso nuotavano una Murena ed un Luccio. Il Consiglio degli anziani aveva deciso che i due intrusi fossero legati ai cannoni del vecchio galeone in modo da poter ripensare a quante discordie avevano sempre seminato tra gli ambienti acquatici.

Giorno dopo giorno nel Borgo marino tutto tornò alla normalità e tutti ripresero le loro occupazioni di sempre. Anche l’estate andò declinando il proprio corso stagionale e dopo le vacanze estive i bambini tornarono a scuola e gli adulti ai loro impegni lavorativi.

Una domenica pomeriggio Massi tornò allo scoglietto per vedere affiorare Argento Vivo tra le sepioliti che riverberavano sull’acqua. Come al solito preparò il secchiello e attese.

Questa volta il suo amico non era solo. Aveva portato con sé Ondablù, una bella pesciolina dagli occhi color del mare.  Anche Gervaso desiderava far conoscere a Massi la sua nuova famiglia. Sapevano che non si sarebbero mai più rivisti. Sapevano anche che piccole perle si sarebbero affacciate ai loro occhi mentre la malinconia apriva lo scrigno dei ricordi ed una penna bizzarra li trasportava nel lieto mondo della fantasia.

 

Lucia Bonanni

Di quest’autrice abbiamo già pubblicato “La multa, “Il sentiero della maternità” e “Sarò lì ad aspettarti”

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