Violenza sulle donne: un romanzo autobiografico per far sapere e uscire dall’oblio

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Nella ricorrenza della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, una nuova presentazione a Torino del libro “Lo sconosciuto” di Elena Cerutti.

di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico – critico letterario)

logo della Giornata mondiale contro la violenza sulle donneLe storie si ripetono, come pure le ricorrenze e le iniziative in proposito, proprio per dar voce agli eventi come l’ennesima presentazione del libro Lo sconosciuto” (Edizioni Golem, pagg. 302, € 16,5) di Elena Cerutti, medico e scrittrice,  che si è tenuta il 25 scorso a Torino nella sede della biblioteca Ginzburg-Polo Lombroso 16 (nella via omonima), a cura dell’Associazione Scambiaidee, Associazione Donne per la difesa della società civile e della Biblioteche Civiche. Presieduto  dalla prof.ssa Adriana Ansaldi, l’incontro ha coinvolto il pubblico toccando gli aspetti più “significativi” dell’esperienza dell’autrice, vittima di violenza, esperienza che la stessa ha voluto trasferire con un “coraggioso” romanzo autobiografico in cui sensazioni, emozioni e risvolti di prolungate vessazioni hanno messo a dura prova la sua dignità di donna, madre e di medico. L’esposizione, seguita da un coinvolgente dibattito, è stata oggetto di una testimonianza di un vissuto ricco di sentimenti e di profondo amore per il protagonista del suo romanzo, il quale non le ha però risparmiato ripetuti soprusi e vessazioni (anche nei confronti dei propri famigliari) sino ad esserne succube, per poi riscattarsi con la forza della disperazione poiché la razionalità ha avuto il sopravvento. «Ho intitolato il mio romanzo “Lo sconosciuto” – ha spiegato Cerutti – perché rappresenta un aspetto emblematico di una realtà ormai quotidiana, ma anche per evidenziare una lunga storia d’amore che avrà poi un termine, un termine che non lascia spazio a fraintendimenti ma bensì alla comprensione di un epilogo più umano…, grazie al quale penso che ogni donna che ha subito violenza e umiliazioni d’ogni sorta possa riconoscersi e riconoscere soprattutto il valore del rispetto della propria dignità in quanto persona». Con la sua pubblicazione l’autrice ha suscitato un animato dibattito tra il pubblico ponendo l’accento sul fatto che l’amore talvolta rende l’uomo “cieco” che ha bisogno di essere amato e di amare, “vuoti” affettivi che talvolta possono però trascendere in reazioni non certo consone al rispetto della persona…; giacché l’amore vero è il cammino in due verso la luce di un ideale comune.

primo piano di una donna medicoA sottolineare questo ed altri aspetti la moderatrice ha proposto la lettura di alcune parti del romanzo, tratti di pagine commoventi e delicate in cui è emersa la fase dell’isolamento dalla realtà come la privazione della libertà personale, del diritto di esistere e del rispetto della persona. Sollecitata dal pubblico l’autrice (nella foto) ha aggiunto: «La stesura e la divulgazione del mio romanzo è stato anche una sorta di atto liberatorio, un modo per elaborare le molteplici emozioni, e il rievocare una storia (sia pur romanzata) ricca di contenuti ha avuto una funzione quasi “terapeutica”, e nello stesso tempo in grado di allontanarmi sino a “perdonare” in qualche modo colui che ha dato origine a questa paradossale esperienza… Con questo libro mi sono raccontata per quello che ero, e per quello che ho vissuto, ma che oggi mi ha permesso di condividere con il prossimo (in primis i miei famigliari) l’importanza di un amore più vero e di una vita che merita di essere vissuta, nel rispetto reciproco». Parole toccanti che di primo acchito possono sembrare scontate, ma che rispecchiano la realtà ormai quotidiana al cui centro la donna è sovente la prima vittima soggiogata al potere e alla prepotenza dell’uomo insoddisfatto e sempre più esigente…, e proprio per queste ragioni non deve venir meno il coraggio di reagire, di vincere la paura superando il senso della “vergogna” per non essere ulteriormente schiava e succube. Proprio nella ricorrenza della Giornata mondiale dedicata ad azioni contro la violenza sulle donne, il lungo e toccante romanzo della Cerutti e i vari interventi hanno inoltre posto l’accento sull’ipotetico concetto di dipendenza, aspetto non trascurabile ma non del tutto condivisibile per le varie ipotesi interpretative; tuttavia, resta il fatto che la violenza contro le donne è oggi un fenomeno (per usare un eufemismo) che pare non avere tregua, ed è bene che oltre alla costante attività delle diverse associazioni preposte alla sua tutela, si debbano intraprendere anche iniziative volte alla prevenzione, ed ancor meglio allo studio delle cause reali di tale fenomeno; diversamente, il rischio è che molte esperienze di questo genere restino confinate nel limbo della mera e… limitata solidarietà.

 

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Numero antiviolenza donna il 1522. È un numero di pubblica utilità completamente dedicato alle donne vittime di violenza. È gratuito per chi chiama da telefono fisso e da cellulare ed è attivo 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno. Il 1522 offre un servizio multilingue di supporto psicologico, giuridico e di orientamento verso le strutture di assistenza pubbliche e private più vicine alla segnalazione di violenza, gestito da donne esperte con la garanzia del più assoluto anonimato. Pronto soccorso e 118. Se la violenza ti ha procurato ferite rivolgiti al Pronto Soccorso.

 

 

La foto di Elena Cerutti è di Ernesto Bodini

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