UN FENOMENO SOCIALE DA RIVEDERE IN TOTO

Maggior impegno delle Istituzioni per tutelare il lavoro dei sanitari sempre più a rischio. I politici-gestori dovrebbero avere più volontà, competenze e capacità di immedesimarsi anche nelle esigenze del fruitore di beni e servizi con incontri culturali ravvicinati.
di Ernesto Bodini (giornalista scientifico e divulgatore di tematiche sociali)
Come se non bastassero le conseguenze della pandemia e relative lacune del SSN, ecco il ripetersi atti di violenza nei confronti degli operatori sanitari nel corso delle loro funzioni. Ultimo l’aggressione il 21 aprile scorso alla psichiatra Barbara Capovani 55enne (responsabile psichiatra dell’Unità Funzionale Salute mentale adulti e Spdc dell’ospedale Santa Chiara di Pisa), ad opera di un suo ex paziente che le ha provocato gravissime lesioni irreversibili… Questi eventi rappresentano un “fenomeno sociale” pressoché inesistente sino a non molti anni fa, ma non a caso (forse) con l’avvento delle immigrazioni, dei molteplici reati non prevenibili, della non certezza della pena, dell’eccessiva libertà con le conseguenze in parte derivate a seguito del ’68, come pure delle varie fonti di emulazione (filmati e pubblicità), delle quasi incontrollabili patologie psichiatriche, e infine dell’incremento costante della sottocultura (come i tre milioni di italiani che ancora credono a fattucchiere e sedicenti cartomanti), a mio avviso tutti elementi che determinano in gran parte azioni lesive alle persone e al patrimonio. Ma al di là della utilità, o meno, dal mettere in atto azioni repressive, io credo che si potrebbe incominciare ad essere più vicini alla popolazione, trasmettendole tutte quelle “nozioni base” della Medicina e della Sanità, con incontri periodici e garantendo un minimo di certezza del rispetto delle esigenze dei pazienti o potenziali tali; spiegando anche potenzialità e limiti della Medicina e degli operatori sanitari stessi. Probabilmente certuni potranno dissentire da questi miei suggerimenti e, in tal caso, chiederei loro di spiegarmi le origini e il perché di questa trascendenza comportamentale sempre più violenta; oltre al fatto che per quanto gli addetti stiano studiando il problema non sono ancora addivenuti ad una soluzione… almeno parziale. Personalmente è da molto tempo che sollecito di essere più vicini alla popolazione con incontri periodici ravvicinati per spiegare, ad esempio, cos’è la burocrazia e come superare determinati ostacoli in seno alla stessa, e ciò soprattutto in ambito sanitario. Purtroppo rilevo quotidiane lamentele di piazza e sui mass media, ma nessun cittadino (associazioni comprese) che si prodighi con iniziative per la corretta e costante informazione. Ma spesso si sente soltanto dire, o si legge: «Bisogna fare qualcosa…», «È inconcepibile che gli operatori sanitari lavorino in costante tensione e pericolo…», «Non è più tollerabile una situazione del genere…». Il fatto che le persone sappiano di avere determinati diritti non significa che non debbano sapere cosa comporta il poterli garantire, proprio perché talvolta subentrano imprevisti e difficoltà oggettive per il loro espletamento. In effetti, la carenza costante della cultura del diritto e del dovere (meglio sarebbe anteporre il secondo al primo) accompagna da sempre quasi tutta la popolazione italiana, i cui effetti solitamente portano a manifestazioni di piazza senza nulla ottenere. Ma c’è anche da aggiungere che una conduzione politica del Paese (come pure delle singole Regioni, fatte alcune eccezioni) instabile ed inefficiente, a mio modesto avviso induce ad un senso di abbandono… In buona sostanza, chi governa un sistema anziché scendere in piazza per stringere mani, fare selfie e promettere per ottenere consensi, dovrebbe invece essere maggiormente vicino alla popolazione in modo più concreto dicendo: «Fatemi conoscere i vostri problemi e le vostre esigenze e, a seconda delle disponibilità del momento e in base alle normative in corso, sarà nostro dovere intervenire in merito». Ma mi rendo conto che purtroppo ciò è utopia, o quasi; tuttavia si può sempre considerare questi suggerimenti che richiedono buona volontà, competenze e capacità di immedesimarsi nelle situazioni dei più deboli ed indigenti. Per quanto riguarda gli eventi causati da persone con disturbi mentali, sarebbe bene intensificare programmi di studio e prevenzione; ma anche in questi casi i sanitari non possono tutto… proprio perché, come ripeto, la Medicina ha dei limiti nonostante le altrettante notevoli potenzialità. Per concludere, se si vogliono prevenire eventi avversi in ogni ambito e soprattutto in quello sanitario, si provi a considerare questi modesti spunti e fruendone altri da chi più di me potrebbe suggerirne di più fattibili. Forse preludio alla totale o parziale inversione di un sistema che di veramente sociale non ha più nulla, o ben poco.
L’immagine è tratta da Corrierefiorentino.it