SERVONO PIÙ UMILTÀ E SOBRIETÀ PER FARE DEL BENE AL PROSSIMO

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

Da tempo ormai, dalla rete televisiva Canale Italia 11 con il programma Il Cerca Salute vanno continuamente in onda repliche su quello che è diventato un successo di grande rilevanza mediatica del giornalista Adriano Panzironi, autore del “purtroppo” bestseller Life 120 (0ssia vivere 120 anni). E ciò grazie al seguito di un numerosissimo pubblico i cui componenti, intervistati nel corso delle puntate televisive da un intraprendente e “focoso” conduttore dalla loquela che toglie il respiro, giurano di essere guariti da più patologie durante o dopo aver letto il libro e seguito i consigli in esso contenuti; una incongruenza con la precisazione etica che testualmente recita: «Ricordiamo che LIFE 120 è uno stile di vita e l’integrazione non può essere considerata curativa». Premesso che la Medicina ufficiale non ha mai posseduto la sfera di cristallo, è altrettanto palese che nemmeno l’autore-giornalista sia dotato di tale potere; inoltre, tra il termine curativo e vera o presunta guarigione la differenza equivale a due sponde estremamente opposte. Pur non avendo letto il libro (che mi rifiuto di farlo non per partito preso o per il prezzo di acquisto, ma per la mia formazione e dignità professionale), intendo far osservare che durante le puntate televisive con il pubblico in studio, i convenuti applaudono ad ogni affermazione (quindi decine e decine di volte) degli intervistati miracolati…, magari incalzati dal veemente conduttore con le sue domande poste con forbita ricercatezza e ripetute più volte, ancorché invitanti dal suo spasmodico gesticolare che, come è noto, secondo la psicologia comportamentale ne incrementa il valore messaggiativo e quindi l’effetto mediatico. Un’altra considerazione, che è doveroso fare ponendola all’attenzione dei due suddetti protagonisti, pubblico invitato compreso, è che tutte quelle persone che in questi secoli sono state curate e poi guarite da medici della medicina ufficiale non sono certo andate in televisione, e tanto meno hanno ringraziato con scroscianti (ed ipocriti) applausi. Personalmente, nel corso dei miei oltre sei lustri di attività divulgativa in ambito sanitario e medico-scientifico, ho conosciuto ed avvicinato autorevoli clinici e cattedratici di fama internazionale che non hanno mai avuto al seguito una platea di pazienti (curati e guariti).

Un esempio per tutti. Il prof. Albert Bruce Sabin (1906-1993), scopritore del vaccino antipolio, fine anni ‘50, è stato acclamato in più parti del mondo (anche a Torino) ma le platee non sono mai trascese con ostentazioni di vario genere; anzi, il più delle volte la sua autorevole compostezza ne caratterizzava la sua umiltà rigorosamente rispettata dal pubblico, nonostante il fatto che da allora ad oggi oltre 2,5 miliardi di bambini nel mondo grazie al suo vaccino (che non ha mai voluto brevettare) sono stati preservati dal rischio di contrarre la poliomielite. Tale risultato equivale, di fatto, ad una “pre-guarigione”. Come più volte amo ricordare, ho contratto la poliomielite prima della realizzazione del suo vaccino, e quando nel 1986 ho avuto modo di conoscere il prof. Sabin, con molta umiltà l’ho avvicinato per semplicemente e idealmente ringraziarlo a nome della collettività; e lui, di rimando, nel chiedermi come stessi in quel momento si è fatto stringere la mano congedandomi con un paterno e spontaneo sorriso. Ecco, io credo che per aiutare l’umanità non servano ricette, decotti o prontuari da seguire e da mettere in vendita; tanto meno apparire in trasmissioni televisive illudendo, in un modo o nell’altro, folle oceaniche che spergiurano di essere guarite da chi ha saputo (secondo il proprio modo di intendere un determinato stile di vita) diffondere consigli e comportamenti alimentari. Obiettivamente, va detto che non hanno nulla di miracolistico… come la comunità scientifica ha più volte ripetuto anche allo stesso autore di questa pubblicazione. Un’ultima osservazione. Al di là di ogni credo religioso, nessuno al mondo ha mai potuto stabilire con certezza quanto può o deve durare una vita umana e, nonostante ciò, si continua ad assistere ad una sorta di esibizione araldica di medievale memoria.
L’immagine in alto è tratta da Il Messaggero

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