Saper tacere: un’arte d’altri tempi

La cultura dello spirito

 

“Agire affinché ogni cosa buona diventi bene comune e affinché tutto sia libero per coloro che sono liberi.”

Friedrich Nietzsche (1844 – 1900)

 

Gli antichi saggi hanno sempre sostenuto che «per imparare a parlare bisogna rivolgersi agli uomini; ma è prerogativa degli Dei insegnare in modo perfetto come si deve tacere». Potrebbe essere questo il primo grado di saggezza a cui ispirarsi se si vuol imparare a saper tacere, il secondo grado consiste nel parlare solo quando è opportuno, il terzo grado è saper parlare male, ma per evitare questa (non etica) “tendenza” è opportuno parlare solo quando si ha qualche cosa da dire che valga più del silenzio. Il momento di tacere ha la precedenza e si potrà essere capaci di parlare in modo corretto solo quando si avrà imparato a tacere. Forse non è opinione comune ma è pensabile che l’uomo possiede sé stesso solo nel silenzio, in quanto attraverso le parole egli si disperde e si dissolve, così da appartenere meno a sé stesso e più agli altri. Il silenzio è uno dei comportamenti in cui si deve solitamente temere di recedere, in quanto se attuato dal saggio ha maggior valore delle argomentazioni del filosofo; il silenzio del primo è una lezione di vita per gli arroganti e una “punizione” per i colpevoli…

Per natura si è portati a credere che chi parla poco non è un genio (altra cosa è essere timidi) e chi parla troppo è uno sfrontato o un delirante… É comunque preferibile non apparire un genio di prim’ordine, rimanendo spesso in silenzio piuttosto che passare per pazzo facendosi prendere dalla smania di parlare. É peculiarità dell’uomo “coraggioso” parlare poco o non parlare affatto e compiere grandi imprese. Ma anche quando si ha una predisposizione al silenzio è opportuno diffidare sempre di sé stessi; inoltre, quando si prova l’impellente desiderio di dire una cosa, è spesso un motivo sufficiente per decidere di non farlo. Si possono tenere per sé alcuni pensieri o considerazioni, ma bisogna essere sempre sinceri.

Ci sono modi di tacere senza chiudere il proprio cuore, di essere discreti senza sembrare cupi o scontrosi, di nascondere certe verità senza dissimularle con la menzogna. Il silenzio è atto prudente quando si sa tacere a proposito, secondo le circostanze e il luogo in cui ci si trova e secondo la considerazione che meritano le persone con cui si deve relazionare vivere e/o convivere. Il silenzio è spirituale quando si coglie nel viso di una persona che non parla una espressione aperta, piacevole, animata e magari … coinvolgente, in grado di comunicare senza far ricorso alle parole, ai sentimenti che intende far conoscere. Il silenzio prudente si addice alle persone benevoli, probe, in grado di distinguere puntualmente le situazioni in cui è opportuno tacere, oppure parlare. Ed ancora. Il silenzio spirituale esiste solo in presenza di forti passioni che inducono effetti sensibili all’esterno e si dipingono sul vetro di coloro che ne sono animati. Così si vede che la gioia, l’amore, la collera, colpiscono maggiormente se sono accompagnati dal silenzio piuttosto che da inutili discorsi (anche brevi), in grado solo di indebolire, od ancora peggio, alienare questi sentimenti.

È bene ricordare che la natura, generosa in molte sue manifestazioni, ci ha dato due orecchie ed una sola lingua per insegnarci che bisogna tacere e ascoltare il doppio del tempo che impieghiamo per parlare; soprattutto quando si parla di verità che trascendono le nostre capacità (modeste o meno) si impone a noi di ascoltare chi è in grado di erudirci. Ed è consigliabile parlare solo quando lo si fa con discernimento; e tacere quando si deve parlare è indice di debolezza e imprudenza, così come parlare quando si deve tacere è segno manifesto di leggerezza e non di rado di indiscrezione. Le persone di buon senso (a mio avviso davvero poche) parlano poco e dicono sempre cose sensate e veritiere: quelle che non sanno governare la lingua, devono attribuire la colpa alla mente ed al cuore. L’uomo deve (o dovrebbe) essere pronto ad ascoltare e lento a parlare, perché è proprio nel silenzio che sentiamo la voce della verità. “Su tutte le nazioni – sostiene Jerome K. Jerome, autore del Diario di un pellegrinaggio – si dovrebbero levare vasti templi dove la gente potesse adorare il silenzio e ascoltarlo”.

Ernesto Bodini

(giornalista scientifico)

 

 

Perle di saggezza

Nella sua Arte di tacere, l’abate Francese Dinouart sentenziò: “Il primo grado della saggezza è saper tacere, il secondo è saper parlare, il terzo è saper parlare molto senza parlare né male né troppo”.

“É più facile soffrire in silenzio se si sa che qualcuno ci guarda” (J.M.H.)

“É più vicino agli dei chi sa tacere anche quando è nel giusto” (Catone il censore)

“Il silenzio, unitamente alla modestia, è di grande aiuto nella conversazione” (Michel Eyquem de Montagne)

“Non perdete mai l’occasione di tenere la bocca chiusa” (Curt Goetz Inik)

“La strada della grandezza passa attraverso il silenzio” (Friedrich Nietzsche)

“Se tutti parlassero soltanto quando sanno bene di quel che parlano, un silenzio di tomba scenderebbe sulla terra” (Sir Alan Herber)

 

1 thought on “Saper tacere: un’arte d’altri tempi

  1. Chi sà parlare quando serve ed usare bene la parola………. Sa anche ascoltare il “silenzio”. Le parole sono un mezzo di espressione e di comunicazione, uno strumento naturale quando vengono usate al momento giusto e con moderazione…!

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