QUANDO LE LEGGI ESISTONO E NON VENGONO APPLICATE

Questa è la prima e assurda inefficienza di uno Stato

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

Uno dei moltissimi quesiti che la maggior parte degli italiani probabilmente non si è mai posto è il seguente: quando una Legge dello Stato, di una Regione o di un Comune è in vigore e per una qualsiasi ragione non viene applicata, cosa dedurre e cosa fare? Personalmente mi pongo questo duplice quesito da svariati anni, ossia da quando ho incominciato ad impegnarmi nell’ambito del sociale e della solidarietà. L’unica deduzione-risposta cui sono giunto è la seguente: secondo un normale principio giuridico e la ratio, quando una legge è in vigore e non viene applicata va da sé che la stessa dovrebbe essere abolita o modificata, diversamente non ha alcun senso tenerla in vigore; ma poiché nel nostro Paese ciò non avviene, così si spiega l’incremento di reati e reazioni di vario tipo da parte di taluni cittadini, anche se in realtà la maggior parte preferisce subire… Per contro, quando un cittadino viene meno al rispetto di una legge come logica conseguenza viene perseguito, ammonito civilmente o penalmente a seconda dei casi, ma se sono le Istituzioni a non osservare una determinata Legge le stesse non sono perseguite da nessuno. Ergo, questa non è democrazia, bensì l’esatto opposto. Per fare qualche “semplice” esempio, se il cittadino-contribuente viene meno alla denuncia dei redditi, o dichiara il falso, ovviamente viene perseguito e quindi sanzionato; se invece le Istituzioni sono in difetto nei suoi confronti come nel caso di dover restituire al contribuente somme per rimborsi o per errati conteggi, spesso lo stesso attende molto tempo… Va precisato che l’Italia è sempre stato l’unico Paese europeo affetto da iper produzione legislativa, per la gran parte di difficile comprensione, costringendo il cittadino a rivolgersi a specialisti con relativo pagamento di parcella. A riguardo, Carlo Nordio (1947) quando era magistrato ebbe a dire: «Un considerevole numero di Leggi non può coesistere e per rispettarne una si finisce inevitabilmente per violarne un’altra». Inoltre, tuttora vige il criterio che quando è un dipendente pubblico a sbagliare egli non paga quasi mai di persona, in sub-ordine paga lo Stato, quindi tutti noi contribuenti. Un altro quesito è il seguente: perché non viene riconosciuta la responsabilità diretta civile e penale di un magistrato? È noto che quando emette una condanna che nel tempo si è rivelata ingiusta, quel magistrato solitamente non ne risponde, al massimo, se ci sono i presupposti di legge, il “malcapitato” viene indennizzato sempre dallo Stato, ossia dalla collettività. Altro aspetto, che però non è una novità, è che per difendersi da terzi in tribunale, è inevitabile assumere un legale di fiducia ma diventa un problema se non si ha il denaro per onorare le sue parcelle; come dire che se si è abbienti ci si salva, diversamente si soccombe subendo i danni (non voluti) e, nel peggiore dei casi, il carcere è garantito. E se si vuole chiamare in causa il principio “La Legge è uguale per tutti”, beh, mi si lasci dire che in non poche circostanze all’atto pratico tale principio si tramuta in ipocrisia, perché in realtà quasi sempre la Legge è uguale per chi se lo può permettere… in tutti i sensi. Tutti questi aspetti negativi sono “compensati” dai riti e dalle ricorrenze tradizionali come le Festività del 2 giugno e del 4 novembre, la cui inevitabile enfatizzazione è espressa con la deposizione a destra e a manca di una corona d’alloro. Pur facendo il proprio dovere di cittadini rispettando Leggi e Costituzione (Socrate docet!) si è spesso penalizzati dal “sistema italiano” (paradossi, incongruenze, burocrazia, etc.) che inevitabilmente allontana il Cittadino onesto da quel voler essere tale e questo, a mio avviso, non è certo indice di democrazia. Per queste e tante altre ragioni, il cui elenco sarebbe interminabile, eventi di cronaca nera, avversioni politiche d’ogni genere e reati vari si vanno sommando ogni giorno, una escalation incontenibile che lo Stato di ieri e soprattutto di oggi non sa o non riesce a contenere. Allo stato attuale sarebbe bene che ciascun dedito al potere, per scelta o meno, esamini se stesso e faccia ammenda se non vuole entrare nel settimo Cerchio Dantesco. Vorrei concludere rammentando che ledere la dignità umana non è certo la migliore azione da compiere per “imporre” il proprio “essere” o la propria politica, e ciò implica il dovere di una ulteriore riflessione sulle proprie considerazioni e comportamenti verso una persona od un evento, anche se tale atto richiede un tempo che talvolta va oltre il limite della propria esistenza.

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