Porte “aperte” nelle Rianimazioni

Più presenza dei parenti nelle terapie intensive a beneficio del paziente e dei parenti stessi
Un processo “innovativo” culturale ancora lento nel nostro Paese
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
Tra le “innovazioni” in ambito ospedaliero da tempo si parla di maggior accesso ai Reparti di Terapia Intensiva (Rianimazione), ossia se devono essere più “aperti” e quindi con meno vincoli o restrizioni per i parenti dei ricoverati. Dopo un lungo periodo in cui l’accesso al visitatore del paziente è stato molto limitato in considerazione di un sensibile rischio di infezioni, dell’interferenza con le cure al paziente, dell’aumento dello stress per pazienti e familiari, e se non anche della violazione della privacy; oggi si tende ad acconsentire un maggior accesso nelle Rianimazioni ai parenti dei ricoverati con beneficio sia del paziente che dei suoi cari, senza ulteriori complicanze legate alla maggior presenza fisica in un ambiente praticamente quasi asettico. A questo riguardo sono stati fatti molti studi anche da autori italiani, pubblicati su riviste internazionali. Un ricercatore, per due anni, ha alternato periodi in cui le terapie intensive erano aperte (i visitatori potevano entrare in qualunque momento) a periodi che invece vi era un orario di visita prestabilito e molto… limitato. È risultato che la frequenza di infezioni nei pazienti ricoverati in questi due periodi è stata assolutamente identica, come pure il livello di contaminazione non è variato. In Svezia, ad esempio, il 70% delle Terapie Intensive e il 20% in Gran Bretagna non pongono alcun limite alle visite nelle 24 ore. In Italia, invece, questi Reparti consentono in media due ore di visita al giorno e solo il 2% di essi è “aperto”. Il Comitato Nazionale per la Bioetica ha evidenziato le motivazioni etiche oltre che cliniche dell’apertura dei Reparti di Terapia Intensiva, sottolineando che la presenza dei familiari accanto al malato non è una “concessione”, ma rappresenta il rispetto di un preciso diritto del paziente. (Pur non avendo valore normativo questo documento è tuttavia un autorevole parere di cui tutti dovranno tenere conto, poiché utile per stimolare la riflessione al cambiamento).
Se maggiore e più prolungato è l’accesso nelle Rianimazioni diversi sono a ricaduta gli effetti positivi. Oltre a riscontrare meno casi di iper e ipotensione o deliri, quello di una maggiore possibilità di gestione dell’ansia e dell’emotività da parte di chi il ricovero lo subisce da fuori, ossia le persone (parenti e amici) legate affettivamente al paziente in terapia che, da questo umano approccio, ricevono numerosi benefici in un percorso di sostegno al proprio caro, in una fase del ricovero (a volte non breve) sovente dovuta a più patologie concomitanti. Per contro, le attuali conoscenze hanno evidenziato che la separazione dai propri cari rappresenta un importante e delicato motivo di sofferenza per il paziente ricoverato in terapia intensiva. Un più facilitato accesso al reparto di terapia intensiva e una maggior presenza significa un particolare impegno da parte del personale medico e infermieristico, al quale è richiesta una specifica competenza che va di pari passo con l’elevata tecnologia nella cura del “paziente critico”, come pure una sensibile capacità di relazione. Il personale si trova ad essere sollecitato in più momenti della propria attività professionale, in un reparto nel quale l’esito può anche essere negativo. Una buona armonizzazione con il paziente e i parenti fa in modo che dove l’esito di riuscita non sia scontato, il paziente e il suo caro possono vivere dei momenti che di fatto dovrebbero costituire un diritto inalienabile in queste situazioni che altrimenti, se non vissuti, lascerebbero una lacuna incolmabile. Inoltre, umanizzare la terapia intensiva significa condividere quelle che sono le scelte terapeutiche, soprattutto nel fine vita. La presenza più continuativa accanto al paziente permette di realizzare, sia come trattamenti terapeutici che come nursing e come relazione, tutto quello che viene messo in atto e che può portare a un risultato.
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