Perché leggere “Il Paradiso di Lego” di Fulvio Musso

di Marcella Onnis

Fulvio Musso – che in tanti conosciamo come Full – ha pubblicato una raccolta di suoi brani dal titolo Il paradiso di Lego. L’ha pubblicata come e-book, il formato naturale per un maestro del racconto “con taglio web”.

Chi conosce questo autore, magari perché frequenta il suo Angolo su questo giornale, sa bene che il suo forte è la sintesi, quella che il Sabatini Coletti (consultabile anche dal sito del Corriere della sera) definisce come «Operazione mentale che compendia una quantità di dati conoscitivi in una conclusione unitaria ed essenziale». Già, è questo che Fulvio Musso riesce a fare: esprimere in poche righe e in maniera lineare concetti, sentimenti, condizioni, a volte mondi, complessi. Pellegrinaggio, ad esempio, con meno di mille caratteri riesce a descrivere tutta la dolorosa bellezza della malinconia (e non solo).

Scrive l’autore a conclusione della raccolta: «[…] ritengo che la vera lunghezza di un brano sia il tempo di riflessione o il momento di suggestione, o spasso, offerto al lettoreApplicando, dunque, questo condivisibile parametro, i suoi sono racconti davvero lunghi. Piacevolmente lunghi.

Come ottiene questo effetto? Con la bravura, certo. Ma ciò che rende Full un maestro, riconosciuto tale anche all’estero, è, innanzitutto, l’attenzione tanto per la forma quanto per il contenuto. Dice bene, infatti, nella prefazione Franca Figliolini: «[…] basta una breve analisi dei testi per capire il lavoro e la cura che c’è dietro ciascuno di essi.»

E poi c’è lo stile: quel linguaggio un po’ brusco, irriverente, apparentemente cinico e ironico che fa da contrappeso ai sentimenti cui deve dare forma e che hanno spesso un retrogusto amaro. Menzione a parte meritano, poi, il suo umorismo e il suo romanticismo. Il primo è quel tratto distintivo della sua “firma” che gli consente di rendere digeribile qualunque boccone e di cui questo autore fatica a fare a meno (così come i suoi affezionati lettori), persino quando deve parlar di sé («[…] sono nato a Bardi -Parma- con regolare concorso.»). Quanto al secondo è ugualmente segno di grande personalità: mai stucchevole, ammiccante, erotizzato ma sempre “pulito” e “sano”. In proposito, tra le varie citazioni possibili scelgo il finale de Il cinema Pirelli: «E m’interrogo su questo cuore che dimentica passioni morbose e sfilze d’avventure, ma lascia immortale l’innocenza.»

Perizia, stile e tecnica, quella abilità con cui si diverte a depistare e stordire il lettore, facendogli attraversare – spesso nel giro di una sola pagina –  tutti gli stati d’animo possibili: prima lo fa divertire, poi lo commuove per poi farlo tornare a sorridere; prima lo sbatte brutalmente in una situazione poi lo accarezza; prima lo rasserena poi lo sconvolge…

Ma a nulla varrebbe la sua tecnica se questa non portasse a braccetto una notevole sensibilità, quel grande senso di umanità che appare particolarmente evidente in due tra i più bei racconti de Il paradiso di Lego: Celestino e I passi («Mi smarrivo, muto di pensieri, quando incocciavo un passo disperato.») E dal connubio tra tecnica e anima discende anche la chiusa di Orbite, un esempio di quel miracolo di cui solo un vero artista è capace: la trasformazione della sofferenza, del disagio, dello sconforto in poesia. Questa chiusa meriterebbe di essere citata per intero ma, per non rovinarvi la sorpresa, ve ne riporto solo il primo frammento, già di per sé pregno di significato e bellezza: «Prima che umano, io sono mondo […]»

È per questa grande umanità che la sua “atea religiosità”, così solida, conseguente e coerente, riesce a guadagnarsi la stima anche dei credenti (che davanti alle sue parole non possono evitare di porsi domande).

Parlo di religiosità perché anche Fulvio Musso crede in qualcosa. Di sicuro nella speranza, come ben evidenzia nella prefazione l’attenta Franca Figliolini. Ne è una chiara dimostrazione La casa a Est, per me uno dei racconti più dolci ed emozionanti dell’intera produzione “fullesca”. Un racconto che può esser luce per chi rischia di entrare in un tunnel e – mi piace pensare – anche per qualcuno che già si trova al buio.

Attenzione, dunque, cari lettori che ancora non conoscete Fulvio Musso: questo è un Full che vale una scala reale!

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