Luci fredde o calde? La temperatura dei LED

 

 

Uno degli aspetti che è necessario tenere in considerazione nella scelta delle lampadine LED è rappresentato dalla temperatura di colore della luce, che corrisponde alla tonalità. Essa viene misurata in gradi Kelvin ed è riportata attraverso l’indice CCT, acronimo che sta per Correlated Color Temperature. Basta verificare quanti Kelvin sono segnalati sull’etichetta di un LED, pertanto, per conoscere le caratteristiche della luce della lampadina in questione. Una luce più fredda corrisponde a una colorazione che tende al blu, mentre una luce più calda si traduce in una colorazione che punta al giallo.
Come riconoscere la luce calda
La luce tende al giallo tanto più quanto più basso è il valore indicato per i gradi Kelvin. In particolare, chi ha intenzione di comprare una lampadina che garantisca una luce calda deve far riferimento a una temperatura di colore che non superi i 3.300K. In genere, negli uffici e nelle abitazioni private si tende a privilegiare una luce bianca calda.
La luce fredda e la luce neutra
Nel caso in cui, invece, si sia interessati a usufruire di una luce che assicuri un effetto freddo, si deve optare per un LED che non sia inferiore ai 5.300K. Tra le luci calde e quelle fredde, però, ci sono anche le luci neutre. In tale circostanza, i valori sono compresi tra 3.300K e 5.300K: la resa che ne deriva è di un bianco neutro. Tornando alle luci fredde, esse vengono adottate in prevalenza negli ospedali e nei supermercati, vale a dire nei grandi spazi aperti al pubblico in cui è necessario mettere in risalto l’efficienza e i dettagli. Ciò non vuol dire, comunque, che non si possa ricorrere a una o più lampadine con effetto freddo anche in casa, a maggior ragione se lo stile dell’appartamento è improntato alla modernità: gli arredi minimalisti, infatti si sposano alla perfezione con la luce fredda.
Cos’è il Color Rendering Index
Un altro aspetto che è opportuno valutare per la scelta dei led è l’indice di resa cromatica, che viene segnalato con la sigla CRI, vale a dire l’acronimo dell’espressione in lingua inglese Color Rendering Index. In pratica, l’indice di resa cromatica di una qualunque sorgente luminosa permette di quantificare la capacità di sembrare reali dei colori degli oggetti che vengono illuminati. La resa cromatica delle superfici verso cui è indirizzata la luce è tanto più elevata quanto più ci si avvicina a 100, che è il valore massimo previsto per il CRI. Per una illuminazione più che accettabile, in ogni caso, è sufficiente non scendere al di sotto della soglia di 80: da questo valore in su, infatti, i colori naturali degli oggetti vengono restituiti con realismo e in modo fedele.
Guida all’acquisto
Una volta delineati i diversi criteri che determinano le qualità di una luce LED, resta da capire come ci si debba orientare in previsione di un acquisto. Non esiste una scelta giusta in assoluto, dal momento che la temperatura di colore va selezionata, oltre che in base ai gusti individuali, secondo le necessità di illuminazione del contesto di destinazione della lampadina. Quel che è certo è che i colori e la luce sono in grado di condizionare lo stato psicologico delle persone e hanno un ruolo di primaria importanza nel miglioramento del loro benessere.
Come creare degli ambienti human-centric
Quando ci si accinge a creare, ad arredare o a rinnovare un ambiente in un’ottica human-centric, di conseguenza, è fondamentale tenere conto della correlazione tra la luce e l’umore delle persone. L’impatto delle tonalità è prettamente psicologico, e quindi soggettivo, anche se in linea di massima la luce calda viene accostata a una sensazione di accoglienza e di familiarità, mentre la luce fredda viene abbinata a concetti come pulizia e ordine (e proprio per questo vi si ricorre, come si è detto, all’interno di cliniche e supermarket).

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