LETTERA APERTA AI POLITICI E AGLI AMMINISTRATORI PUBBLICI, SANITARI IN PARTICOLARE

È sempre più sconcertante constatare che in non pochi casi si sentono lamentele da parte dei cittadini che, per una ragione o l’altra, hanno difficoltà ad avere un colloquio o almeno un contatto per esporre un proprio problema relativo alla P.A. Faccio questa constatazione in ragione del fatto che di tanto in tanto vengo personalmente contattato per questa quasi consuetudine, e poiché più volte ho scritto di questa scarsa trasparenza tra voi e il cittadino, ne ho conferma costante in quanto oltre ad essere un atteggiamento “dispotico” (caratteristica del burocrate), c’è la tendenza ad eludere le istanze del pubblico se non anche le relative esigenze. Prova ne è il fatto che sino a non molti anni fa i vostri predecessori erano più disponibili a ricevere il cittadino, i cui colloqui a seguire contribuivano ai necessari chiarimenti e se non anche a risolvere un determinato problema. Non conosco la realtà di altre Regioni ma per recepire la gravità di tal modo d’essere è sufficiente restare in Piemonte… Quello che però mi sconcerta ulteriormente è il fatto che la quasi totalità dei cittadini lamenta questa carenza di contatti ma nello stesso tempo non prende posizione nei vostri confronti, pur avendo ragione da vendere. Ed è sempre più vero, come più volte ho scritto e divulgato pubblicamente in questi anni, che la burocrazia è il vero “cancro dell’Italia”, regione piemontese compresa; una sorta di patologia endemica che pare non avere alcuna cura, mentre in realtà la cura ci sarebbe: esposto-denuncia laddove si rende necessario in mancanza di un riscontro scritto o verbale (ingiustificato). In effetti, basti pensare che nessun “paladino” di buona cultura e determinato ha mai considerato di proporre incontri pubblici per spiegare origini ed effetti della burocrazia, i cui detentori siete voi politici e in gran parte anche pubblici-amministratori. Dire che questa realtà è una vergona è mero eufemismo, ma questi sono i fatti e tali rimarranno (per vostro compiacimento), appagati dal fatto di non essere disturbati… nonostante sia vostro preciso dovere rispondere alle esigenze dei cittadini. Personalmente seguo gli eventi della burocrazia da almeno sei-sette lustri, e devo dire che in più occasioni ho dovuto “impormi” consultando leggi e normative e, a seguire, in più occasioni procedere con segnalazioni a mezzo di raccomandate A/R. Ma oggi sto constatando che è sempre più difficile “scalfire” la vostra corazza burocratica, le cui motivazioni per il momento debbo conservarle mie in quanto deduzioni personali, anche perché se le anticipassi non troverei appoggio dai miei concittadini per le ragioni di cui sopra… per vostro compiacimento! Or bene, egregi signori che abitate nell’olimpo “incontaminato” della burocrazia, a questo punto vorrei porvi la seguente domanda: qual è per voi il grado di considerazione della persona umana? Eluderla non facendovi avvicinare, sia pur a fronte di un vostro obbligo etico e di servizio, è in antitesi con i valori costituzionali, cosa che non fa onore né a voi e tanto meno al Paese che rappresentate. Una ulteriore assurdità è data dal fatto che rappresentando una carica pubblica dovreste essere al servizio della collettività, non certo facendovi contattare “soltanto” da una mera e-mail (per chi è dotato di una piattaforma online), o più sbrigativamente e laconicamente dal contatto con la vostra segreteria, peraltro con la classica impostazione telefonica pre-registrata. A fronte di “imposizione”, come da tempo sostengo, sareste da affrontare da un gruppo di templari (in versione moderna), i cui avi difendevano i viandanti dai predoni, e quelli che si potrebbero ipotizzare, sarebbero preposti alla difesa dei cittadino… sprovveduto e arrendevole. Ma se per assurdo dovesse costituirsi una tal similitudine, sono certo che in breve tempo questi ultimi li fareste decimare come ha fatto Filippo il Bello a suo tempo. È pur vero che i templari di quel tempo negli anni sono diventati potenti ed arricchiti, e per questo furono decimati; ma nel caso del mio suggerimento non c’è alcun fine materiale e/o pecuniario e, nonostante questo nobile intendimento, probabilmente tale idea morirebbe sul nascere sia perché voi, pubblici-amministratori, seguireste le orme di Filippo il Bello, e sia perché l’inerzia del volontariato, semmai abbia ancora un valore, rappresenterebbe il papa Clememte V che non prese posizione nei confronti dei templari. Per concludere vorrei fare un’altra considerazione. Non me ne vogliate per questa franchezza in quanto, vi piaccia oppure no, è la realtà che non siete disposti ad accettare proprio perché i bisognosi non vengono a bussare alla vostra porta, e se anche bussassero, la troverebbero eternamente chiusa. E a questo riguardo mi sovviene l’acutezza di Martin Luter King (1929-1968): «Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno». E ciò è quanto succede paradossalmente tra voi burocrati e la gran parte dei fruitori italiani, piemontesi compresi.

Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

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