La Libertà di Stampa nel mondo è al minimo storico. Su 180 paesi l’Italia è al 49esimo posto.

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servizio di Francesca Lippi

Il report di World Press Freedom Index 2025 pubblicato recentemente da RSF (Reporter Sans Frontières) lo dice chiaro, mai come oggi la libertà di stampa è messa a repentaglio raggiungendo il minimo storico. Giornalisti uccisi, perseguitati, torturati, messi nell’impossibilità di svolgere il proprio lavoro con coerenza e deontologia professionale. Giornalisti ricattati, messi a tacere, licenziati. La libertà di stampa è davvero messa a dura prova a livello internazionale, anche in Italia dove dovrebbe esserci, ma il condizionale è d’obbligo, una democrazia, la libertà di stampa ha raggiunto un livello molto basso, si pensi che su 180 paesi, siamo 6 posti sopra la Romania, al 55^ che sta vivendo una profonda crisi interna dopo l’annullamento delle elezioni presidenziali e anche dell’Ucraina, 62^ posto, che come sappiamo è un paese in guerra.

CHI CONTROLLA L’INFORMAZIONE?

Una domanda è d’obbligo: chi controlla l’informazione? Chi sono i proprietari dei giornali? Quali sono le linee editoriali e, non irrilevanti, quelle economiche? In questa ricerca ci è stato d’aiuto il report di Alessandro Di Battista che ha fornito nella sua newsletter “Scomode Verità” una sintesi chiara dell’informazione italiana.

Il gruppo GEDI del quale fanno parte: Repubblica, La Stampa, La Provincia Pavese, HuffPost, La Sentinella del Canavese, Specchio, Radio DJ, Radio Capital, giornali locali e nazionali – è controllato da Exor, la holding della famiglia Agnelli-Elkann. Gli stessi che detengono IVECO Defence Vehicles, un’azienda che produce mezzi militari: carri armati, cingolati, blindati.

Vi sembra un caso che GEDI sia tra i gruppi editoriali più a favore dell’invio di armi in Ucraina e del cosiddetto piano di riarmo europeo?” si chiede Di Battista e, questa, è una domanda che ci poniamo anche noi.

Domani, invece, è edito da Carlo De Benedetti. Lo ricordate? Vicepresidente del Banco Ambrosiano lucrò sullo scandalo che travolse la banca di Calvi. Poi tangenti alla politica per 10 miliardi di lire in cambio di commesse. Nel 2015 incontra Renzi a Palazzo Chigi, esce con informazioni sulla riforma delle banche popolari e fa comprare milioni di euro in azioni al suo operatore finanziario. Guadagna 600 mila euro in pochi giorni. Indagano? Sì. Ma niente condanne a parte quella morale emessa da parte della pubblica opinione informata.

Il Giornale, Libero, Il Tempo? Tutto nelle mani di Antonio Angelucci, imprenditore, ex forzista, oggi parlamentare leghista. Tra l’altro è uno dei parlamentari più assenteisti della storia repubblicana. Angelucci ha interessi nel settore immobiliare e nella sanità privata. I tre giornali sono controllati dalla sua holding finanziaria, Tosinvest. Pluralismo? Neanche l’ombra.

Il Messaggero? È del gruppo Caltagirone, potentissimo nel settore del cemento. E ditemi voi se può esistere un’informazione libera quando i padroni dell’editoria sono anche i padroni del mattone.

A tutto questo non possiamo aggiungere altro, se non una domanda: come possiamo stupirci se l’Italia è al 49^posto nella libertà di stampa?

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