LA DESOLAZIONE POLITICO-SOCIALE DI UN PAESE DALLE RICCHE CONQUISTE MA DALLE PERDITE PIÙ DELETERIE
di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)
Non c’é dubbio: il nostro continua ad essere un Paese sempre più strano e incoerente. Nonostante la crisi politica, la disoccupazione, il calo demografico, il tasso di povertà, la longevità con ripercussioni negative sulla salute, una Magistratura sempre meno garantista, l’affollamento delle carceri, una sanità pubblica sempre meno pubblica, il costante analfabetismo di ritorno, il debito pubblico che tende a lievitare, la sempre minore tutela della incolumità individuale e collettiva, etc., il tutto coronato dalla quasi imminente recessione. Eppure, nonostante tutto ciò, gli stadi e le discoteche, come pure le sale cinematografiche e luoghi di svago per benestanti e non, sono sempre più affollati e, nel contempo, attori, personaggi dello spettacolo, assi dello sport (oltre a facoltosi imprenditori) si muovono quotidianamente a suon di centinaia di milioni di euro, tra guadagni personali e ingaggi di squadra. Quindi, sponsor, fan e consumatori sono la garanzia dell’arricchirsi più sfacciato come se nulla importasse loro delle miserie che li circondano…e che fingono di non vedere. E come se non bastasse la Natura continua a “penalizzare” l’umanità con le sue “regalie”, contribuendo ad impoverire e mettere in ginocchio migliaia di famiglie. Personalmente non ho alcuna avversione verso coloro che per eredità diretta o indiretta (probabilmente non ambita) hanno potuto fruire di immensi patrimoni (resta da vedere come vengono gestiti e/o sprecati); mentre verso chi tende ad inseguire quell’eccessivo benessere, che non ha mai avuto ma che va oltre il lecito, ho poca propensione per comprendere… E ora, che siamo tutti in balia di un Governo instabile e inaffidabile, qualunque sia la ricostituzione dello stesso, andiamo incontro ad un’esistenza sempre più insicura tanto da rischiare di perdere anche il minimo necessario. Mentre ai vertici istituzionali, tra ballottaggi, ammiccamenti, inciuci, sotterfugi e corruzioni varie si intensificano giorno dopo giorno per ottenere o mantenere lo scranno e relativi riconoscimenti di varia natura, in questa Italia “ex Garibaldina”, o comunque sempre più lontana dal concetto di unitarietà, rappresentiamo il popolo della instabilità sia in ambito europeo che internazionale. Non credo occorra essere politologi, sociologi od esperti in politiche istituzionali per ipotizzare un futuro incerto non molto lontano che, a mio avviso, non sarà paragonabile a quella che fu un tempo la fase di una lenta ripresa…, e ciò con la differenza che oggi abbiamo mezzi e conoscenze di cui avvalersi, ma uomini (politici e non) dalla scarsa competenza e discutibile attendibilità etica per l’eccessiva e incontenibile ambizione al potere. Queste affermazioni trovano ulteriore concretezza, inoltre, per la scarsissima attenzione per le fasce deboli come le persone affette da handicap, una discreta porzione di soggetti che fa parte del tessuto sociale, ma spesso abbandonati a se stessi perché “non produttivi” (?) se non addirittura ritenuti un peso economico; e con essi per certi versi i loro familiari e i caregiver che, per ovvie conseguenze, costituiscono un carico socio-economico perché bisognosi dei relativi sostegni materiali ed economici. A conti fatti, quell’Italia che tanto è stata portata agli altari nel 150° anniversario della sua Unità, è diventata e sta diventando sempre più una vetrina nella quale ben pochi intendono esporsi (investendo), certi di non poter portare a casa l’essenziale, sia per la sopravvivenza che per creare le basi della continuità…
Inoltre, a conferma di ciò, continua l’esodo all’estero non solo dei cosiddetti “cervelli” ma anche di quei giovani che hanno per obiettivo la concretizzazione del proprio futuro, e anche di pensionati che hanno individuato Paesi dove modesto è il costo della vita, e più serena l’esistenza. Una sorta di contrapposizione al fluttuante ingresso nel nostro Paese di molti stranieri (indipendentemente dalle ragioni politico-sociali ed umanitarie), che per gran parte di loro “inizialmente” sarebbe sufficiente essere accolti… Questo quadro da me esposto, quale emerito sconosciuto” divulgatore-opinionista, ha certamente del pessimismo e sono certo che sarebbe contestato dai più; ma sono altrettanto certo che se fosse esposto da figure analoghe ma più autorevoli, avrebbe la massima considerazione e conseguente condivisione. Ne deduco che tale divergenza d’opinione la si possa definire una sorta di “ipocrisia sociologica”, con la differenza che chi scrive magari viene letto ma non considerato per eventuali approfondimenti, proprio perché emerito sconosciuto e… privo di quei necessari addentellati per giungere ad eventuali intese (anche di pensiero). Ma in merito a ciò per me vale quella saggezza che dice: «Il compromesso è un ottimo ombrello, ma un pessimo tetto».
La prima immagine è tratta da sonettistonati, la seconda da alganews