INTUITO E SPONTANEITÀ COME ATTI DI SOCCORSO

Ogni umana e buona azione è un dovere di tutti, ma il suo  valore intrinseco dovrebbe rifuggire da riconoscimenti pubblici.

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

In non poche occasioni, io credo, lo slancio verso il prossimo in difficoltà sia esso istintivo o meno, può venire da chiunque. Si tratta di quello che solitamente definiamo atto di altruismo, ma va precisato che un gesto spontaneo ancorché di istinto e quindi non premeditato per antonomasia non è altruismo, proprio perché l’essere altruisti comporta la volontà di voler compiere una determinata azione; al contrario le azioni istintive sono dettate dall’impeto della improvvisazione e quindi, ripeto, non si tratta di altruismo. Bene inteso che in ambedue i casi trattasi di azioni nobili in quanto votate a soccorrere il prossimo, mi corre il dovere etico di richiamare l’attenzione su episodi come quello che vado a descrivere. Quello in questione ha visto nei giorni scorsi un torinese protagonista di un evento alquanto singolare: una bimba di quasi 4 anni avendo scavalcato il balcone al quinto piano della propria abitazione, è precipitata ma in quel preciso momento quel cittadino si è trovato nella sottostante traiettoria della caduta, bloccandola prontamente e, pur cadendo con la bimba, l’ha salvata senza particolari conseguenze per entrambi. Ora, il fatto in sé rientrerebbe in quelli come tanti degni di cronaca e, per quanto l’esito sia stato una “felice” conclusione, a parer mio non credo che lo si debba annoverare tra quelli definiti “atti di coraggio e di abnegazione civica”, tanto da meritare da parte del sindaco di Torino la proposta di conferire al concittadino il titolo di Civica Benemerenza. Anche questo, come in atri casi, si tratterebbe di dare censo a quelli che io definisco “falsi  miti”, mentre la Pubblica Amministrazione dovrebbe prodigarsi maggiormente nel prevenire casi di isolamento e di abbandono di coloro che, a vario titolo, non sono in grado di autogestirsi dal punto di vista della salute e della sopravvivenza; ed è proprio in questo frangente che è sempre più assente non solo la P.A. ma anche la bontà di molti cittadini che potrebbero agire verso i più deboli e indifesi… Non so se il cittadino su citato vorrà eventualmente accettare il riconoscimento pubblico della Città di Torino, ma io credo che se rifiutasse in modo cortese e diplomatico affermando che il suo gesto non è stato né oggetto di coraggio e né di abnegazione, la sua azione avrebbe maggior valore in quanto discostandosi dalla inevitabile platealità, peraltro fagocitata dai vari mass media che ne hanno dato largo censo. Pur non conoscendo le parti in questione, ritengo utile rammentare che è pur vero che è la buona azione a fare l’Uomo e che tale potrebbe essere imitata, ma è altrettanto vero (ed utile) il fatto che non necessariamente deve essere “avvalorata” da encomi o benemerenze pubbliche e, per estensione del concetto altruistico, la solidarietà non è solo dare ma anche agire contro le ingiustizie in quanto per prevenire o affrontare  le quali c’è moltissima carenza.

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