In Italia manca ancora il reato di tortura


 di Francesca Lippi

 

 

 

Quanto tempo ci vorrà ancora per ottenere un’adeguata legge contro la tortura? Sono trent’anni che in Parlamento gravitano proposte di legge per introdurre nell’ordinamento giuridico del nostro Paese il reato di tortura, ma ad oggi, il testo approvato dalla Camera l’8 aprile 2015 e trasmesso al Senato il 13 aprile, si è arenato. L’iter del testo approvato dalla Camera è stato più volte rivisto, rimaneggiato, anche dopo la sentenza della Corte di Strasburgo che condannò l’Italia per l’assalto alla scuola Diaz, nel 2001, durante il G8, non solo per la denuncia di un manifestante, ma anche e soprattutto, perché non ha una legge adeguata che punisca il reato di tortura, perché il”reato di tortura” in Italia non c’è.

Il nodo del provvedimento

Il nodo del provvedimento, che a nostro avviso rallenta tutto l’iter e quindi l’approvazione della legge, è la possibilità che si configuri il reato di tortura contro le forze dell’ordine. Come è accaduto, in modo inequivocabile, durante il G8 di Genova. Gli emendamenti approvati nella commissione Giustizia del Senato riportano all’originaria impostazione che prevede la riduzione delle pene. Insomma le forze dell’ordine, se sbagliano, possono essere condannate, ma a pene più lievi. Il dibattimento continua e intanto l’Italia resta indietro, avvicinandosi drammaticamente a paesi non democratici, che nei loro ordinamenti giuridici non prevedono il reato di tortura. E’ giusto ricordare, tra i tanti fatti accaduti al G8 di Genova, l’irruzione alla scuola Diaz.

I fatti alla Diaz

La notte tra il 21 luglio e il 22 del 2001 gli agenti della Polizia di Stato, fecero irruzione nella scuola Diaz e si riversarono su manifestanti pacifici cogliendoli nel sonno, per poi massacrarli di botte, pestarli a sangue, insultarli spesso con il termine”bastardi” trascinandoli e ferendoli, anche gravemente. Alla scuola Diaz furono compiuti 93 arresti. Le persone arrestate, giovani e anziani, furono condotte alla caserma di Bolzaneto, dove le vessazioni, i soprusi, le botte, continuarono. I feriti furono, invece, condotti all’ospedale San Martino, dove gli operatori sanitari dichiararono ai giornalisti, di non aver mai visto una brutalità del genere, tante erano le lesioni, le fratture, i traumi cranici sui numerosi pazienti ricoverati. Per questo motivo la Corte Europea dei diritti umani ritenne l’Italia responsabile di tortura, paventando il ripetersi di fatti analoghi da parte delle forze dell’ordine, visto la mancanza di una adeguata legge che preveda tale reato.

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