IL DIS-VALORE DELLA  VITA UMANA

Poche accortezze soprattutto nei riguardi di chi è recluso

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

Quanto vale (ancora oggi) la vita umana? È una domanda a dir poco scontata e retorica ma da come vanno le cose nel mondo, è doveroso porla continuamente a noi stessi e a chiunque. Restando solo nella nostra piccola realtà nazionale, ogni giorno dobbiamo fare i conti con la soppressione della vita altrui da mani omicida e purtroppo anche suicida. Per quest’ultimo aspetto nelle carceri italiane quest’anno si sono tolti la vita 47 detenuti, e ben 85 nel 2022. Un’ecatombe autodistruttiva che impone una seria riflessione con elevato senso di responsabilità, soprattutto da parte di quei politici preposti alla gestione del bene comune… e alla tutela della vita delle persone, detenuti compresi. Personalmente non intendo assumere il ruolo di giudice dispensatore individuando chi avrebbe dovuto e chi dovrebbe intervenire in queste situazioni, ma fare qualche breve considerazione in merito. Anzitutto si continua a lamentare il sovraffollamento delle carceri ma non si interviene mai con una decisione razionale e risolutiva; e va rilevato che non si riesce a contenere l’escalation dei reati che, quantunque puniti, i responsabili degli stessi in gran parte sanno bene che le pene detentive sovente non sono un certezza. Si aggiunga anche il continuo flusso migratorio con la conseguente promiscuità e relativi problemi assistenziali al seguito, che in parte non fanno che incrementare la popolazione delinquenziale, di conseguenza diventa sempre più difficile redimere i rei. Ora, come a seguito degli ultimi episodi, quelli relativi ai suicidi, dall’alto si invoca l’utilizzo della caserme dismesse e disporre di più posti per i detenuti in aumento; ma non si deve trascurare anche le problematiche degli agenti penitenziari che, al loro interno, si vanno intensificando sia per carenza del personale che per i difficili rapporti con la popolazione carceraria. Nel corso della sua recente visita al Penitenziario torinese Lorusso e Cutugno, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha affermato: «Costruire un carcere è impossibile per costi e vincoli. Con cifre molto inferiori è possibile adattare beni demaniali del Ministero della Difesa inutilizzati, che hanno già spazi e strutture compatibili con l’istituzione carceraria, basta fare convenzioni gratuite con il Ministero». Ma questo provvedimento (sempre in divenire) sarebbe sufficiente a prevenire i suicidi? A mio modesto avviso, anche se si dovessero creare più spazi e incrementare il personale, il fenomeno potrebbe ridursi ma non necessariamente estinguersi, perché per invertire la rotta attuale ci vuole anzitutto volontà politica, che di fatto non c’è e i fatti dimostrano la proverbiale sentenza: “Si chiude la stalla dopo che sono scappati i buoi”. Di fronte a questa ennesima realtà che vede la vita umana sempre in “prima linea”, non ci sarebbe bisogno di ulteriori commenti ma nello stesso tempo mantenere alta l’attenzione, ovvero manifestare il nostro altruismo proprio perché la vita umana, in quanto dono di Dio, è sacra e inviolabile.

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