IL COLOSSO BUROCRAZIA, PEGGIO CHE UN “CANCRO”… CON SCARSE TERAPIE

Il nostro Paese è a dir poco incongruente in quanto vanta una validissima Carta Costituzionale, ma che all’atto pratico non è rispettata nemmeno da chi di dovere…

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

Chi nella vita non si è scontrato almeno una volta contro la burocrazia, o meglio, contro il burocrate “despota” che imperterrito e inamovibile ostacola anche il più elementare rispetto di un diritto? In Europa vi sono Paesi a-burocratici e Paesi burocratici, e in Italia (Paese burocratico) è assai noto che tale atteggiamento ha radici profonde che si sono continuamente ramificate in tutti gli ambiti della Pubblica Amministrazione (P.A.) e, a farne le spese, sono tutti i cittadini ad eccezione di quelli particolarmente abbienti che, in taluni occasioni, se possono risolvono il proprio problema pagando una prestazione privata piuttosto che attivarsi per ottenere la stessa dalla P.A. C’è ragione di sostenere che la P.A. ha la primaria esigenza di smaltire la propria mole di attività, ma quando i tempi si dilatano oltre un limite ragionevole, ne deriva un danno per gli interessi e i diritti del cittadino. Ciò può essere causato da inefficienza, ma anche da capziosa manipolazione: l’allungamento dei tempi può infatti servire al burocrate per accrescere il proprio potere, per “ricattare” o addirittura per farsi corrompere magari attraverso una azione di compromesso… Nel suo insieme questo fenomeno della burocrazia è sempre più dilagante è aggravato anche dal fatto che da un po’ di anni i membri ai vertici della P.A. tendono a non più ricevere “de visu” il cittadino per un colloquio di chiarimento, che si rende necessario per ovviare le difficoltà di comprensione per via telefonica od epistolare. Ma l’assurdità, purtroppo, è che la stragrande maggioranza degli italiani di fronte ad un qualsiasi atteggiamento burocratico si arrende e preferisce subire anche di fronte ad una sua palese ragione di rimostranza. Va da sé che non ha alcun senso lamentarsi e non avvalersi di ogni mezzo (lecito) per rivendicare un diritto affrontando “di petto” il proprio interlocutore burocrate, anche se in alcuni casi quest’ultimo si nasconde dietro il paravento del potere che sostiene di avere, o addirittura non rendendosi disponibile fisicamente. In questo caso prevale la codardia. Per quanto riguarda la corrispondenza che si intende inviare ad una P.A., soprattutto per raccomandata A/R con richiesta di riscontro, capita che la stessa venga riscossa dal destinatario ma, stranamente, alla verifica non si trova traccia di tale documento di cui il cittadino-mittente ha ovviamente copia e traccia della avvenuta consegna. E in questi casi cosa succede? Si tratterebbe di fare una ricerca risalendo anzitutto al dipendente di quella P.A. deputato al ritiro della corrispondenza, avendo datato e firmato per tale ricezione, e questo non mi sembra impossibile, si tratta di onestà e buona volontà, oltre che di dovere da parte del burocrate.

Ma intanto in tutti gli ambiti la burocrazia continua ad imperversare, anche perché l’utenza il più delle volte non sa o non vuole reagire restando suddito del sistema; una realtà che, guarda caso, a nessuno delle Istituzioni verrebbe in mente di insegnare ai cittadini (partendo dalla scuola) il significato e la storia della burocrazia, come si è evoluta e come affrontarla all’occorrenza; come pure non è un caso che nelle scuole non si insegna più Educazione Civica… alla faccia della trasparenza e dei doveri istituzionali! Da tutto ciò, va ancora detto, ne conseguono anche eventuali reazioni soggettive da parte di questo o quel cittadino che, particolarmente esasperato dagli effetti della burocrazia, può avere reazioni ai limiti della legalità, cui seguiranno da parte dell’opinione pubblica affermazioni come: «Si poteva evitare», o «Era prevedibile una simile conseguenza». In buona sostanza ho ragione di sostenere che in taluni casi di “sfacciata e conclamata burocrazia”, determinati diritti siano garantiti solo a chi ha la strada facilitata per mezzo di conoscenze e favoritismi, o a chi sa imporsi con determinazione, tutto il resto ricade negativamente sui più arrendevoli. Dunque, non mi sembra questa l’Italia edulcorata con i suoi 139 articoli e 18 Disposizioni finali, ogni volta innalzata sull’Olimpo della democraticità e dell’uguaglianza. Se questa non è ipocrisia che che cos’è? Vorrei concludere rammentando una considerazione del saggista e filosofo Massimo Corsale (1935): «Una delle radici della cattiva amministrazione, della burocratizzazione intesa in senso deteriore, consiste proprio nella pretesa di molti cattivi funzionari di limitarsi ad “applicare” le norme: essi così facendo esercitano la loro discrezionalità in maniera non consapevole e comunque non orientata alla risoluzione dei problemi, che sono appunto di competenza della P.A. e sono la ragione stessa della sua esistenza, bensì orientata unicamente all’illusorio e mistificante adempimento delle disposizioni ricevute dall’alto».

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