I prossimi appuntamenti del Glue di Firenze

GLUE FIRENZE

 

 

MERCOLEDì 5 FEBBRAIO presenta:

 

MARTHA & RAYMOND

di Chiara Guarducci

 

con Antonio Branchi e Sonia Coppoli
 

 @ GLUE Alternative Concept Space

 

V.le Manfredo Fanti, 20 – Firenze
Apertura ore 21.00 | Spettacolo ore 21.30

 

Ingresso gratuito con tessera Glue/US Affrico

Modalità di tesseramento: http://www.gluefirenze.com/wordpress/?page_id=89

 

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La formula rimane invariata, per due mercoledì al mese il locale di Campo di Marte ospiterà piccole e grandi compagnie teatrali nell’intimo e collaudato stile Glue.

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“Una commedia musicale, un varietà macabro, una presa in giro di tutti gli assassini? Tutto questo e qualcosa di più. Un divertimento che dà brividi e che fa pensare mentre ridiamo. Nella sua oscenità questo teatro è leggero, deliziosamente originale e fuori dalle righe.

Sonia Coppoli nella parte è perfetta. Le sue rotondità ingenue, la sua personalità (nella finzione scenica) di perfetta assassina e sobillatrice dalla logica innocente (come se ciò che succede fosse il naturale susseguirsi delle cose) acquista, con la sua svagolata recitazione (ben calibrata) di bambina inconsapevole, una valenza molto forte rendendola davvero insostituibile.

Il testo, la regia tengono in continua tensione lo spettatore.

Gli attori calzati perfettamente nella parte, assomigliano ai personaggi tanto si sono identificati. Bello e alto lui vero tipo acchiappa femmine e lei deliziosa nel catturarlo a sua insaputa. Un ventaglio di interpretazioni davvero incredibili.” (Liliana Ugolini)

Lo spettacolo si ispira a un fatto di cronaca nera avvenuto nell’America degli anni ’40.

In luce grottesca e surreale mostra la storia del fatale incontro tra
Martha Beck e Raymond Fernandez: due emarginati, che tirano avanti un’esistenza sorda, prigionieri delle proprie manie.

Lei è un’infermiera obesa tutta solitudine e fantasie d’amore hollywoodiano; lui ha un’insaziabile fame di soldi e adesca signore benestanti tramite gli annunci personali.

I due protagonisti s’incontrano in questo modo, Martha passerà da
vittima a complice delle truffe, ma la sua folle gelosia aprirà un
baratro di sangue.

Scorre una routine allucinata in cui gli omicidi convivono con i
pic-nic, il sangue si mischia alla panna e si va verso lo sfacelo a
passi di musical. Miserabile e struggente coincidono in questa
insolita dark comedy che ha la forza di una contemporanea discesa agli inferi, comica e tragica, macabra e patetica.

 

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SABATO 8 FEBBRAIO presenta:

 

THREELAKES & THE FLATLAND EAGLES

 

new album

 

“WAR TALES”

 

Opening act: Persian pelican

 

Aftershow | Outsiders Djset by Dis0rder

 

@ GLUE Alternative Concept Space

V.le Manfredo Fanti, 20 – Firenze
Apertura ore 21.00 | Concerto ore 22.30

 

Ingresso gratuito con tessera Glue/US Affrico

Modalità di tesseramento: http://www.gluefirenze.com/wordpress/?page_id=89

 

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War Tales racconta le mille sfumature di chi le guerre le fa e di chi le subisce. War Tales racconta della luce e del buio.

Dove puoi nasconderti ma dove poi rischi di non trovarti più.

 

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THREELAKES & THE FLATLAND EAGLES  | WAR TALES


(UPUPA PRODUZIONI)

War Tales è il disco che sancisce il passaggio dalla dimensione acustica di ThreeLakes ad un impatto più maturo e completo senza sacrificare la dimensione intima e personale di Luca Righi, grazie anche al supporto di quei “musicisti amici” che prendono il nome di The Flatland Eagles: Andrea Sologni (Gazebo Penguins e produttore di War Tales), Raffaele Marchetti, Lorenzo Cattalani, Marco Chiussi e Paolo Polacchini (Three in One Gentleman Suit).
Contribuiscono inoltre all’album: Emanuele Reverberi (Giardini di Mirò), Francesca Amati (Comaneci, Amycanbe), Capra (Gazebo Penguins) e Luciano Ermondi (Tempelhof).

 

War Tales racconta le mille sfumature di chi le guerre le fa e di chi le subisce. Fotografie di guerra. War Tales racconta della luce e del buio. Dove puoi nasconderti ma dove poi rischi di non trovarti più. Questo disco è inevitabilmente ispirato ai racconti di un nonno, quell’accordion player che scappò dai tedeschi con fisarmonica in spalla, tanto affascinante quanto atroce, soprattutto in riferimento ad una generazione che protesta per guerre lontane e lascia scomparire i piccoli conflitti quotidiani. Con War Tales, ThreeLakes vuole essere quel nonno che racconta la guerra quotidiana, affascinante nella sua atrocità.

Andrea Sologni è una figura centrale per ThreeLakes, è come Quincy Jones: ha la giusta dose di tecnica e pazzia per portare avanti progetti importanti e ha intuito per primo il potenziale di War Tales, mettendo subito disposizione l’Igloo Audio Factory e la sua esperienza. Le registrazioni di War Tales iniziano a prendere vita nel dicembre 2011, in un processo di ricostruzione continua: “È stato come avere un pezzo di legno a cui ogni volta incollavamo un altro pezzo di legno e con la carta vetrata più sottile del mondo iniziavamo a dargli forma. Volevamo che diventasse come i tronchi trasportati dalla corrente sulla spiaggia di Omaha e poi spezzati e trasformati dalla furia delle armi dell’uomo. Avevamo bisogno di costruire qualcosa, distruggerlo e ricostruirlo.

La dimensione acustica di ThreeLakes inizia ad arricchirsi.

 

WAR TALES: UN VIAGGIO ATTRAVERSO LA GUERRA (guida all’ascolto)
Le canzoni del disco partono da Wild Water che è quello che ci si aspetta nelle fasi di abbandono, qualcosa che si dissolve alla fine come polvere che danza nella luce. Da qui inizia il viaggio (o the walk) che ci porta lontano dalle nostre case, dalle lacrime e dai nostri genitori che lentamente stanno morendo. Poi una deflagrazione. Il primo boato. Ci riempie di sangue. The Lonesome Death of Mr Hank Williams è la vita vista dalla parte di chi se ne va. Hank Williams è un padre di un certo tipo di musica che è stato abbattuto dalla tecnologia. I’m so lonesome I could cry diceva lui; so lonesome he could die dice ThreeLakes. La sua è stata una vita di sofferenza per i dolori alla schiena alleviati dal dolore di alcol e droghe. Una guerra che gli eroi hanno sempre perso. Dagli abissi, dalle celle scure, dai pozzi più profondi arriva To Do, una prigionia in cui si tenta di salutare chi ci lasciamo indietro senza arrenderci all’inerzia stessa che una vita da prigionieri implica.
All’aeroporto Marconi di Bologna nel 2005 verso le 8 del mattino potevate osservare due figure abbastanza simili tra loro che si salutavano. La particolarità di questa situazione, molto comune negli aeroporti, è che uno di loro stava piangendo e l’altro era incredulo davanti alle lacrime. Rendersi conto che un padre sta perdendo una battaglia non è facile: le lacrime nei suoi occhi erano il chiaro segno di un sentimento che teneva sempre ben nascosto. Suo figlio stava partendo ed era triste. Dal negativo di quell’immagine, e ingrandimento dopo ingrandimento, è nata The Day My Father Cried.
In tutti i dischi di ThreeLakes è sempre presente, velatamente o meno, una richiesta di aiuto. La morte spaventa tanto perché forse è l’unica cosa che facciamo da soli durante la vita. By my side rappresenta una mano tesa, volta verso qualcuno che è sempre dall’altra parte.
C’è un ragazzo che aspetta sulla banchina di un porto il suo passaggio verso l’inferno: è il 6 Giugno del 1944. Assieme a lui tanti altri che troveranno la morte sulle spiagge della Normandia, e nella canzone D-day, ThreeLakes esplora, per un istante, come si diventa degli eroi senza volerlo. Il primo passo per la redenzione è dichiararsi colpevoli, in Marzo la brutta stagione volge al termine e con essa anche la cupa stagione dell’anima. Da lì al paradiso il passo è breve e il nostro percorso è terminato. In fin dei conti ne è valsa la pena. Ora i cavalli galoppano piano e c’è il sole.
Rose invece è chi rimane. Per il bilancio della vita, all’estrema serenità è sempre contrapposto l’estremo tormento.

 

CREDITS
Prodotto, registrato e mixato da Andrea Sologni presso l’Igloo Audio Factory.
Tecnico di studio e co-produzione: Raffaele Marchetti.
Masterizzato da Andrea Suriani presso l’Alpha Dept Studio.
Tutte le canzoni sono state scritte da ThreeLakes e arrangiate e suonate dai Flatland Eagles.
I Flatland Eagles sono: Andrea Sologni, Raffaele Marchetti, Lorenzo Cattalani, Marco Chiussi e Paolo Polacchini.
Sono intervenuti: Emanuele Reverberi (violini e trombe), Capra (cori), Luciano Ermondi (lapsteel), e Francesca Amati (cori).
Illustrazione by Makkinoso.com

 

BIOGRAFIA
Il 15 Gennaio 2011 ThreeLakes suona le sue prime quattro canzoni a Villa Zamboni (Valeggio sul Mincio), seguito da Michele Bombatomica e Bob Corn.
A Marzo viene registrato al Dead Keyboard Studio di Mantova Four Days Ep, con la produzione di Luciano Ermondi dei Tempelhof, i quali si occuperanno degli arrangiamenti. Ad Aprile 2011 ThreeLakes viene scelto per suonare al release party di Legna dei Gazebo Penguins: è qui che Andrea Sologni inizia ad interessarsi al progetto. I concerti continuano, e in autunno Andrea si propone a ThreeLakes come produttore di “War Tales”: iniziano così le prime registrazioni di chitarra acustica, che continueranno fino al 2012.

Alla co-produzione si aggiunge Raffaele Marchetti e Marco Chiussi dell’Igloo Audio Factory.

Si forma l’embrione dei Flatland Eagles con Raffaele Marchetti ed Andrea Sologni ed arrivano collaboratori illustri: Emanuele Reverberi dei Giardini di Mirò alle trombe ed ai violini, Luciano Ermondi dei Tempelhof alla lapsteel, Capra dei Gazebo Penguins e Francesca dei Comaneci si occuperanno dei cori.

Nel frattempo ThreeLakes condivide il palco con artisti come: Jon Spencer Blues Explosion, Giardini di Mirò, Gazebo Penguins, Cut, Beatrice Antolini, Bob Corn, Ed, Three in One Gentleman Suit, Art of Wind, Boxeur the Coeur, Johnny Mox, Doomsday Student, Modotti, Angus McOg, Eveline, Julie’s Haircut, Man Forever, Fuzz Orchestra etc. A giugno, durante il festival Abbassa (organizzato per raccogliere fondi da destinare alla ricostruzione del circolo Lato B di Finale Emilia dopo il terremoto del 20 Maggio) i Flatland Eagles fanno il loro debutto assieme a ThreeLakes: Andrea Sologni al basso e Wurlitzer, Raffaele Marchetti alla chitarra elettrica e Lorenzo Cattalani alla batteria.

I live continuano per tutto l’anno in due versioni: Una intima ed acustica e l’altra in compagnia dei fidati Flatland Eagles.

A dicembre Rockit posiziona la canzone The Day My Father Cried al numero nove della classifica tra i 100 pezzi più belli del 2012.

Il 21 dicembre esce “Apocalypse Wow”, una compilation edita da DiNotte e Vulcanophono che contiene la canzone “To Do” registrata ai Dead Keyboard Studio con la produzione di Luciano Ermondi. A causa dell’intensa attività live di Andrea Sologni coi suoi Gazebo Penguins ai Flatland Eagles si aggiunge Paolo Polacchini (preso in prestito dai Three in One Gentleman Suit) al basso e wurlitzer. Da qui in poi Andrea si dedicherà solo al Wurlitzer all’interno dei Flatland Eagles lasciando a Paolo il posto di bassista fisso.

Da gennaio fino a fine luglio ThreeLakes tiene oltre 40 concerti, con una partecipazione speciale al MiAmi festival e una tappa a Berkley (California).

 

PERSIAN PELICAN

How to prevent a cold è il secondo album di Persian Pelican ed esce a quattro anni di distanza dal disco d’esordio These cats wear skirts to expiate original sin. Le nuove canzoni nascono tra Roma e Barcellona e fermentano durante un anno di attività live proprio nella capitale catalana.

Prodotto e registrato insieme a Michele Boreggi tra l’estate 2011 e la primavera 2012, il disco si giova della lavorazione frastagliata acquisendo col tempo spessore e dettaglio negli arrangiamenti. Contribuiscono all’impasto le ritmiche di Marcello Piccinini (già batterista per Beatrice Antolini e Alessandra Celletti), la fisarmonica di Paolo Testa (Lapingra) e il violoncello di Francesco Testa (Li.b.ra).

How to prevent a cold guarda alla dimensione elettroacustica del songwriting americano più dolente ed introverso (Sparklehorse, Bill Callahan, Vic Chesnutt). Alle atmosfere decadenti (Dorothy e Glass fragments in the soup) si alternano impennate di ritmo e d’umore (There’s no forever for us ed Indian ink) e momenti di nostalgica felicità in cui la melodia si guadagna con pudore un primo piano (Everyone with his own past, How to prevent a cold e Nothing to hide).

I testi mescolano spunti autobiografici, strizzate d’occhio al crepuscolarismo di Guido Gozzano e citazioni cinefile da Todd Solondz e João César Monteiro.

La dimensione pragmatica del titolo non inganni: nessun vademecum contro il raffreddore viene offerto nelle canzoni di Persian Pelican. In scena, dediti al dialogo o al monologo ci sono personaggi che esercitano quotidianamente il gioco al massacro dei rapporti sentimentali. Un gioco in cui il freddo della morte è preferibile al supposto calore dell’amore.

Persian Pelican è un progetto di musica folk manipolata geneticamente in cui Andrea Pulcini miscela songwriting americano, indigestioni di cinema iraniano e melodrammi di Douglas Sirk, racconti di piccole depravazioni quotidiane.

Il primo album These cats wear skirts to expiate original sin interamente autoprodotto e registrato in una piccola fabbrica di borse del Piceno, esce nel settembre 2008 e viene descritto come ‘intimista e sorprendente, capace di trasportare l’ascoltatore in un trascinante spleen da cui è difficile liberarsi’.

Nel 2010 si trasferisce per due anni a Barcellona, dove con la collaborazione di altri musicisti catalani ha modo di esibirsi in numerosi locali della città. Qui nascono i brani del secondo disco How to prevent a cold, registrato da Michele Boreggi presso il Mio Studio di Roma, in uscita a ottobre 2012. Al suo interno, dodici paesaggi sonori appena venati di elettricità, che abbracciano la forma canzone e la melodia pur frequentandone i sentieri meno battuti. Dodici ritratti domestici e violenti in cui l’amore è più freddo della morte.

 

http://soundcloud.com/persianpelican

http://persianpelican.band.com

www.facebook.com/persianpelican

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