GIORNATA MONDIALE DELLA SALUTE DELLA DONNA

Una costante attenzione per la Medicina di genere con il contributo di iniziative istituzionali e culturali

di Ernesto Bodini

Io credo che mai come in questi ultimi anni le nostre attenzioni siano rivolte alla donna, non tanto perché a volte “oggetto di trasgressione”, quanto invece perché vittima di soprusi e abusi da parte dell’uomo. In realtà nei secoli scorsi il problema non era molto diverso, soprattutto per ragioni culturali e religiose in quanto in alcuni Paesi la si riteneva (e ancora si ritiene) oggetto del peccato… Ma ben poco si ricorda che nei secoli sono state molte le tappe fondamentali del lungo cammino delle donne verso l’emancipazione e il riconoscimento di determinati diritti nell’ambito del lavoro, della cultura e del sociale in genere, proprio per conquistare la cosiddetta parità. Tuttavia, approfondendo alcune ricerche si scopre che la “storia al femminile” non è poi così scarna, segnata da molte tappe rigorosamente datate avente come fine comune proprio l’emancipazione, e ottenendo al pari degli uomini uguaglianza giuridica ed altri diritti ancora. Ma perché questo preambolo? Per rammentare che il 22 aprile ricorreva la Giornata Nazionale della Salute della Donna (istituita nel 2015 su iniziativa della Fondazione Atena – Onlus, e promossa dal Ministero della Salute), con lo scopo di promuovere e valorizzare il benessere fisico e psicologico femminile in tutte la fasi della vita. Non si tratta di un mero privilegio, bensì di avere una maggiore attenzione nei suoi riguardi, sia per le sue caratteristiche fisiche, anatomiche e fisiologoche, e sia per il fatto che in essa possono manifestarsi le più disparate patologie e molteplici complicanze. In tali casi, quando la donna si ammala va incontro ad un “carico maggiore” di sopportazione specie se conduce una famiglia e nel contempo è lavoratrice; con la precisazione che in taluni casi non ha il necessario supporto del marito o convivente, se non addirittura è sola nel condurre il menage famigliare. Per quato riguarda la tutela della salute femminile resta ancora molto da fare, sia pur a fronte di alcuni progressi, e ciò richiede un maggior impulso e dedizione per la cosiddetta Medicina di genere, oltre a promuovere politiche a favore della fertilità, con particolare dedizione anche agli screening come quello del tumore al seno e della sfera genitale. Quindi, un equo accesso non solo alla prevenzione ma anche alle cure mediche attraverso percorsi con strumenti e protocolli adeguati al femminile. Anche se negli ultimi anni il nostro Paese ha intrapreso importanti passi avanti in questa direzione, introducendo la medicina di genere nel SSN, persistono ancora notevoli disuguaglianze sanitarie. La sua aspettativa di vita superiore  rispetto a quella degli uomini va di pari passo con con quella maschile, e per questo oltre a potenziare gli investimenti per la ricerca, è necessario incrementare programmi di prevenzione delle patologie, di educazione sanitaria e nella formazione specifica dei professionisti. Secondo la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, come dichiarato all’Ansa: «L’estensione in molte Regioni, ad esempio, dello screening mammografico alle fasce d’età 45-49 e 70-74 anni, rappresenta un passo avanti significativo, ma è un dato che ci sprona a fare ancora di più… inoltre, si tratta di avere maggiore attenzione nei confronti del tema della fertilità, che è strettamente correlato al sostegno della natalità. Motivo che ci ha indotto a stanziare 3,5 milioni di euro per realizzare specifiche campagne di informazione e sensibilizzazione sui test di riserva ovarica».

UN ESEMPIO DI PARTICOLARE DEDIZIONE…

Alla A.O. Mauriziano di Torino nel 2023 è stato istituito il Centro CardioDonna, preposto ad offrire un percorso dedicato alla fascia di età 30-50 anni (in quanto “pazienti potenzialmente più trascurate”). È gestito da medici e infermiere donne al fine di garantire l’ascolto da parte di donne, e la dovuta sensibilità e riservatezza nell’esecuzione di esami e procedure che comportino la nudità del torace. Da una nota dell’ospedale, ogni ultimo lunedì del mese le donne in età fertile nella fascia di età 30-50 anni, possono recarsi con l’impegnativa del medico curante, con l’indicazione: “prima visita cardiologica più Eco CardioDoppler” presso gli ambulatori di Cardiologia della S.C. diretta dal dott. Giuseppe Musumeci, ed essere seguite da colleghe donne. Sempre secondo una nota interna, la parte clinica ed ecocardiografica è gestita dalla dott.ssa Barbara Mabritto, quella interventistica dalla dott.ssa Tiziana Claudia Aranzulla, responsabili di Progetto. Nello specifico, la prima visita è volta ad approfondire l’anamnesi e i fattori di rischio, anche quelli non tradizionali e, se necessario, prescritti esami specifici per la valutazione del profilo ormonale. L’ecocardiogramma viene eseguito con le metodiche e le apparecchiature in sala emodinamica dalla responsabile del progetto dott.ssa Aranzulla. Infine, oltre alle procedure standard, se necessario vengono eseguiti anche test funzionali e di imaging, e in caso di cardiopatia accertata, le donne possono essere seguite con visite a cadenza annuale presso gli ambulatori dello stesso ospedale. Questa iniziativa è patrocinata dalla Fondazione Scientifica Mauriziana che garantisce il sostegno del progetto, con l’impegno di incrementare la consapevolezza sulle cardiopatie al femminile e la Medicina di genere in Cardiologia.

LE DONNE MEDICO E INFERMIERE NELLA STORIA

Nella foto: il D.S. dell’ospedale M. Carmen Azzolina, le cardiologhe Barbara Mabritto e Tiziana Aranzulla, e la presidente della Fondazione Scientifica Mauriziana Dr.ssa Andreana Bossola, al giorno dell’inaugurazione

Una ulteriore e particolare attenzione merita, sia pur in sintesi, il capitolo delle Donne medico nella storia, in quanto pregiudizi culturali radicati nel tempo non hanno scalfito il diritto della donna medico di imporsi in modo paritario al collega uomo. L’impronta maschilista, soprattutto anglosassone, viene meno di fronte alla determinazione e professionalità di molte donne che della medicina e della ricerca di laboratorio, ne hanno fatto spesso una ragione di vita. Stilare un elenco e relativi esempi richiederebbe molto spazio. Ma tornando alla Cardiologia al femminile, queste specialiste pare essere in aumento, e quelle che riescono a far carriera o raggiungere un ruolo apicale, spesso rinunciano (almeno in parte) alla vita privata in quanto è più oneroso crearsi un nucleo famigliare, e sarebbero  maggiormente condizionate nelle loro scelte soprattutto in previsione della nascita di un figlio. Ma perché non fare un cenno alle donne infermiere? La capacità tipicamente femminile di occuparsi degli altri, di prestare loro cure ed assistenza, ha coinvolto nei secoli donne di tutti i generi: dalle contadine alle religiose, dalle nobili alle scienziate. L’assistenza ha avuto una radice comune: la saggezza popolare caratterizzata dalla profonda conoscenza della natura e dei suoi cicli e dalla corretta interpretazione dei segni e sintomi ancor prima che questi fossero analizzati e spiegati dal sapere dei dotti accademici. Il sapere di queste donne ha contribuito ad incrementare l’evoluzione della professione infermieristica con il riconoscimento della autonomia professionale e del percorso universitario, raggiungendo “onorevolmente” l’importanza che ha sempre meritato, ma senza prescindere da quello che sta alla base dell’essere una helping profession (professione di aiuto). Una per tutte Florence Nightingale, ovvero “la signora della lampada” che, unitamente a tutte coloro che l’hanno imitata, la classe medica (femminile e maschile) non può che elevarne la considerazione sia sul piano umano che professionale.

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